Capita poche volte di trovarsi di fronte a un debutto che, una volta rilasciato, attira abbastanza attenzioni su di sé: è questo il caso dei belgi Carnation e del loro primo album, “Chapel of Abhorrence“.
La loro carriera inizia con l’EP “Cemetery of the Insane”, risalente al 2015, per poi continuare con un live album registrato all’Asakusa Deathfest del 2016 insieme a gruppi discretamente conosciuti quali Skeletal Remains, Coffins e Rude.
La strada intrapresa non si differenzia particolarmente da quella dei due precedenti lavori, ovvero un Death Metal che trae influenza sia dalla scena scandinava che da quella americana, per un risultato sempre diretto e spietato.
Sorprendono con poco le capacità compositive dei Nostri, che fanno anche capire che i buoni risultati ottenuti come la firma per Season of Mist hanno il loro perché, visto il grande potenziale mostrato.
L’opener “The Whisperer” mette subito in chiaro le cose, il Death Metal proposto si destreggia abilmente tra ritmiche veloci e travolgenti e altre più lente, misteriose e sempre cattive, con un suono decisamente old school che fa tornare alla mente Entombed, Incantation e band simili.
Il grande pregio di questo disco è la sua fluidità, i brani scorrono velocemente e rimangono sempre di buona qualità, premiati da un songwriting vario e mai noioso e dall’ottima qualità di registrazione, dove si sente il tocco di Dan Swanö.
Tra i passaggi rilevanti del lavoro sono da segnalare la title-track e “Hatred Unleashed“, tra i pezzi più aggressivi, che con un continuo susseguirsi di riff travolgono l’ascoltatore con la loro schiettezza, mentre certi passaggi di “Hellfire” e “Fathomless Depths” mostrano la violenza offerta anche nei momenti dai ritmi rallentati.
Come detto in apertura, riuscire ad attirare un discreto numero di attenzioni su un album di debutto non è per niente comune come cosa, e quando succede c’è il rischio che la formazione deluda le aspettative.
I Carnation riescono a schivare il proiettile, mostrando un’attitudine notevole per tutta la durata di questo “Chapel of Abhorrence”, proponendosi come una delle realtà con il maggiore potenziale nella scena Death Metal più recente.
Complimenti a loro, per l’ottimo debutto, e alla già citata Season of Mist, etichetta che ha creduto molto in questi ragazzi.