I Cardiant sono un gruppo finlandese che ha esordito nell’ormai lontano 2000, con all’attivo due EP e quattro album se si tiene conto di quest’ultimo “Mirrors“. Si tratta di un gruppo dedito a un sottogenere molto leggero nel metal, ponendo enfasi sulle melodie e attingendo sia dal metal stesso, come symphonic e power, sia dal rock fine anni ’80, come gli Skid Row, e in alcuni punti dal pop rock. Si tratta di un album equilibrato e scorrevole composto da ben undici brani di una durata variabile dai due minuti e mezzo ai sette minuti scarsi per una durata complessiva di cinquanta minuti e spicci.
Tra le canzoni rilevanti:
- A Quiet One: quarta canzone dell’album. Una delle canzoni tranquille dell’insieme, piuttosto semplice, in cui i protagonisti sono la voce (femminile), le percussioni e la chitarra acustica, il tutto rifinito dalle tastiere in modo molto leggero. Tra questa e la seguente è stata una scelta difficile, ma questa è più caratterizzata, anche se “Soul“ è più orecchiabile e curata, ma sempre sul genere power/pop rock.
- Blank Star: quinto pezzo. Si tratta di uno sbalzo considerevole rispetto alla canzone precedente: tanto per cominciare si sentono entrambe le chitarre e il basso che danno il meglio di loro e le tastiere hanno un ruolo di spessore. Il ritmo è molto più concitato interrotto da bridge di caricamento relativamente più lenti. In questo brano prevale la vena power, con un pizzico di epic.
- Life Has Just Begun: decima canzone dell’album. L’influenza hair metal è molto marcata soprattutto nei riff, mentre nei ritornelli e negli intermezzi si percepiscono cenni ad altri sottogeneri quali symphonic, power ed heavy. Uno dei brani migliori dell’album, sicuramente un pezzo completo con tanto di assolo, in grado di descrivere meglio degli altri di che pasta sono fatti i Cardiant in quasi sette minuti che scorrono senza fastidi.
Rispetto all’album precedente è stata ridotta la componente power e accentuata la componente melodica-tranquilla già accennata in “Verge”. La batteria ha tirato il freno in generale e ha allargato il repertorio, con meno doppio pedale e più percussioni, senza però sperimentare tempi da progressive. Un album accettabile, che sacrificando alcuni fan puristi del power metal ne può però guadagnare svariati “indecisi” tra pop rock e metal.