I Botanist sono un gruppo avant-garde black metal statunitense fondato nel 2009 a San Francisco dal musicista Otrebor. Quest’anno hanno rilasciato un nuovo disco tramite Aural Music dal titolo “Ecosystem”. L’album si basa principalmente sul concetto della natura che, per via delle azioni degli esseri umani, si trova sempre più a rischio. In particolare, il riferimento è alle foreste di sequoie nella costa est degli Stati Uniti che si stanno via via consumando a causa dell’operato dell’uomo. Il gruppo vuole così lanciare un messaggio affinché si lavori fattivamente alla salvaguardia di questo ecosistema.
Composto da 8 tracce, “Ecosystem” si presenta come un disco interamente raccontato dal punto di vista di un botanico, circondato da piante e fiori all’interno del suo Verdant Realm. Egli attende l’auto eliminazione degli uomini, che darà di conseguenza opportunità alle piante di far tornare la Terra verde come un tempo. La natura gioca, infatti, un ruolo fondamentale in questo concept album e, secondo lui, se si vuole godere dei suoi benefici, non resta altro che proteggerla e rispettarla, altrimenti lei si vendicherà abbastanza da togliere la vita a qualsiasi essere vivente come punizione divina.
La produzione ha uno stile moderno e particolare che si differenzia dal solito black metal: abbiamo delle atmosfere che vanno tendenti all’ambient e alcune caratteristiche che si ricollegano al genere di provenienza, dando vita a un lavoro sperimentale e unico nella scena musicale attuale. Possiamo definirlo come un esperimento che unisce sonorità opposte, in modo da contribuire alla creazione di un sound non convenzionale ma allo stesso tempo armonioso. Ad esempio, l’uso delle tastiere all’interno di “Harvestman” addolcisce il brano dai suoi ritmi tetri e cupi, senza rinunciare all’evidenziazione della voce di Otrebor e degli altri strumenti. Proseguendo nell’ascolto, infatti, non andremo solo incontro al classico scream come tecnica di canto, ma anche alla voce in pulito: ciò sta a significare che ci sono diverse variazioni, importantissime per la costruzione delle fondamenta dell’album e per la sua scorrevolezza. Questo stile viene coniato dagli stessi Botanist con il termine “Green Metal” e lo si può notare anche nei loro lavori precedenti. Non è da molti trattare tematiche legate all’ecosistema, soprattutto nel black metal. Ed è proprio per questo motivo che si differenziano dal resto proponendo testi alternativi e strumentali interessanti, in modo da contribuire al progresso di una nuova ondata sempre più propensa alla sperimentazione. Inoltre, il disco viene rappresentato come una lode alla natura e alla sua eterna bellezza, rigorosamente interpretata nello stile del gruppo statunitense.
Travolgente e poetico allo stesso tempo, è un lavoro che riesce a colpire l’ascoltatore fin dalla prima traccia, trascinandolo in un tunnel di emozioni e paesaggi mistici per tutta la sua durata. Lo si può definire come uno fra i dischi più importanti e di grande influenza nell’avant-garde black dei giorni nostri, se non quello più creativo. Un album affascinante e sensazionale, da consigliare a chiunque ami il genere in tutte le sue varianti.