Blutvial è sinonimo di Black Metal made in UK, artwork bianco e nero, come la vera scuola ci ha abituati e come vuole l’essenza del genere. Arrivati alla loro terza release con “Mysteries Of Earth“, gli inglesi riescono a catapultarci nelle atmosfere gelide e più pure del Black. Se siete abituati ad ascoltare roba più melodica e contornata da tastiere e stacchi melodici e teatrali, state lontani anni luce da questo disco: potrebbe risultarvi come un demo registrato in uno scantinato, ma questo è un problema vostro, visto che il Black nudo e crudo – come deve essere – è perfettamente in linea con tale produzione.
Per chi invece è abituato a tali sonorità, sin dalle pietre miliari del genere, troverà del vero gusto per il proprio palato. Non mi limito a dire che la band a pieni voti riesce a catapultarci negli anni ’90: ripercorre ciò che il black metal è stato nella corrente metal generica, ovvero il genere cattivo, buio, pericoloso e tanto discusso in modo erroneo. Le sonorità “old” quindi sono del tutto assicurate, qui troverete il periodo migliore dei primi Darkthrone, Thorns e anche molto dei Gorgoroth, non tralasciando anche una bella dose di malignità dei Mork (usciti tra l’altro recentemente). Apre il disco “Beneath The Moon”, una vera e propria mitragliata in pieno stile della durata di otto minuti, che non lascia scampo sin dai primi secondi. “Black Silence” parte immediatamente con un piglio piuttosto thrash, differentemente dalle altre tracce del disco, passando forse per un brano di passaggio, della durata di due minuti. “Existential Rite” invece, differentemente dalla precedente traccia, parte (se mi è permesso di dirlo) con un forte richiamo agli Immortal (provate a chiudere gli occhi e ditemi se non vi tornano in mente i tempi d’oro della band di Abbath e soci) per poi sfociare nell’aggressivo black metal con feroci blast beat. “Vault Of Unrest” è un bel brano che esplode in tecnica e cambi di riff, fino a che non torna in primo piano la batteria che la fa da padrona, per delle autentiche pugnalate in pieno petto, così come per le successive “Carving Nihil” e “Midwinters Halls”. “Urnacht” parte invece con un impronta molto più cadenzata, quasi a richiamare i Gorgoroth più maligni ed evocativi, fino ad esplodere in un turbine di mazzate, collegate con la successiva “Doomed to Eternal Night” che sembra proprio il seguito della traccia precedente, una sorta di seconda parte. “In Praise of Noctula” è suggestività messa in musica, con sonorità ambient e depressive che prendono campo, insieme a una batteria cadenzata con voce urlante e al limite della disperazione, ricordando così anche i migliori Leviathan e anche il più marcio Burzum. “Where Graves Springs Over” chiude in bellezza il disco con dieci minuti di traccia che trasmette malessere, decadenza, il profondo affondare nei meandri del Black più marcio, sofferente e per niente scontato.
In definitiva devo dire che questo disco lascia attaccati alla sedia, se chi come me ama il black da sempre. Questi Blutvial riescono senza fronzoli a ripercorrere e regalare il meglio del black metal che fu e che ancora ci dà la speranza di essere. Rievocare tali sonorità e far riallacciare l’ascoltatore ai capostipiti del genere dopo quasi 30 anni non è assolutamente facile, ma all’ascolto di questo disco sembra che di anni non ne siano passati. Benvenuti quindi nella pura essenza e nel periodo d’oro del Black Metal!