Terzo album per i Bell Witch. Terzo racconto di morte, sofferenza e dolore raccontato dalla mente geniale e perversa di Dylan Desmond, che non smette di stupire.
Ma facciamo un salto nel passato, precisamente a Portland nel 2010, quando si forma la band, che si muove fin da subito verso orizzonti inesplorati, quelli di un Funeral Doom che vede solo due strumenti accompagnare le parti vocali: basso e batteria. Passano due anni ed esce “Longing”, ne passano altri tre ed è il turno di “Four Phantoms”, dischi in grado di dimostrare come il loro stile, pur essendo singolare e quasi inconcepibile, abbia una resa da non sottovalutare.
Questo “Mirror Reaper” inoltre, vede il debutto alla batteria di Jesse Shreibman, successore del compianto Adrian Guerra, deceduto nel 2016 durante la composizione dell’album, del quale sono comunque presenti alcune parti vocali.
L’unico brano presente nella composizione è la lunga title-track, che si divide in due parti in grado di riempire l’intera durata di oltre un’ora e venti. Ottantatre minuti dove i Bell Witch continuano nella direzione dei due lavori precedenti mostrando una maturazione non indifferente. Le parti vocali vedono l’alternanza tra il growl cupo e impenetrabile di Jesse Shreibman e il cantato pulito di Dylan Desmond che, accompagnato dalle sue linee di basso, risulta particolarmente toccante.
Come già detto, la peculiarità del loro stile è l’assenza della chitarra, e riuscire a non annoiare in un disco con una tale durata in queste circostanze non è per niente impresa facile. Ma è soprattutto qui che si svela l’ingegno di Desmond, che sfrutta al meglio tutte le sue capacità e opportunità al basso, evitando di risultare prevedibile grazie alla varietà degli stili e dei vari pedali o effetti a sua disposizoone.
“Mirror Reaper” ha un valore inestimabile, curato alla perfezione in ogni suo dettaglio, grazie anche al meticoloso mixing di Billy Anderson, che può vantare collaborazioni con i vari Agalloch, Leviathan, Sleep e molti altri gruppi, per una grande esperienza che aiuta sicuramente la composizione.
Questo album conferma i Bell Witch tra i pilastri della scena Doom Metal attuale ed è consigliato a qualsiasi fan del genere o a chi cerca un disco che abbia il suo fascino nel suo essere misterioso.