Cosa può generare il connubio tra death metal e progressive rock se non un viaggio estatico, enigmatico e a tratti onirico? Un disco che ci fa vivere un’esperienza ai limiti della realtà, unendo un lato opprimente e inquietante, che frequentemente durante l’ascolto ci farà sentire asfissiati, senza via di scampo, a delle sensazioni psichedeliche; una via di mezzo tra sogno e incubo, tra fascino e turbamento. È proprio questa via di mezzo, questo limbo costante, che addentrandosi nell’album colpisce sempre di più e caratterizza il lavoro.
Questa breve introduzione per sottolineare come quello dei Bedsore sia sì, progressive death metal, ma non semplice progressive death metal in cui virtuosismi e cambi di tempo vanno a braccetto con una notevole dose di aggressività, rischiando così che il risultato finale diventi asettico e inconcludente. Nella proposta della formazione da Roma ciò che regna è l’atmosfera estraniante e ipnotica, caratterizzata dal legame tra il death metal grezzo e cervellotico e la solida base di sintetizzatori e organo che rimandano agli anni ’70, anni d’oro del progressive rock. Questa unione ci trasporta in un sogno tanto oscuro quanto accattivante, e non stiamo parlando di un album di debutto che getta semplicemente le basi da cui partire per una successiva affinazione della propria proposta, del semplice potenziale che fa ben sperare. “Hypnagogic Hallucinations” è già di livello notevole, un passo in avanti.
“The Gate, Disclosure (Intro)” accoglie nel migliore dei modi, designando lo scenario che domina l’ascolto e la centralità dell’organo e delle sue parti misteriose e sognanti. Il vortice sonoro però è dietro l’angolo, e con la seguente e breve “The Gate, Closure (Sarcoptes Obitus)” non lascia via di scampo. Il brano è un crescendo di intensità che prima immobilizza e poi attacca senza esitazione l’ascoltatore, e proprio nel suo apice si lascia andare, tornando alle sensazioni oniriche già citate. Questa formula verrà ripresa più volte, un’altalena tra la brutalità e un certo tipo di fascino oscuro.
“At the Mountains of Madness“, brano più lungo del lavoro con i suoi quasi nove minuti, ci porta verso i limiti dell’universo, un viaggio tortuoso tra gli astri più disparati; una successione di sensazioni che incanta, lascia in adorazione di fronte a qualcosa che si è sempre considerato irraggiungibile.
Da citare anche “Cauliflower Growth“, valorizzata dalla collaborazione con Giorgio Trombino, il quale già con gli Assumption si è dimostrato capace di trasportare in scenari non particolarmente differenti da quelli dei Bedsore (senza dimenticare gli altri suoi progetti), pur proponendo un death metal dominato dalla componente doom metal nella sua accezione più malefica. La sua voce si lega alla perfezione ai momenti di pura aggressività a cui si lascia andare questo pezzo, così come i synth suonati sempre da lui danno un tocco aggiuntivo ai settori più distesi.
Il 2020 si sta rivelando un ottimo anno per il death metal, e alle ottime uscite che stanno caratterizzando l’annata quali quelle di Ulcerate, Sweven, VoidCeremony e altri, si unisce senza dubbio questo disco dei Bedsore. “Hypnagogic Hallucinations” sorprende nella sua natura di album di debutto, per la maturità mostrata e l’abilità con cui la formazione romana si muove unendo elementi eterogenei tra di loro. Una band da approfondire immediatamente per chi apprezza sonorità contorte e settori atmosferici a metà tra l’onirico e l’inquietante.