Dopo la separazione dai Battle Beast, il chitarrista Anton Kabanen non se n’è certo restato con le mani in mano, anzi. Decide infatti di formare una nuova band, i Beast In Black, che debuttano come opener per i Nightwish nel 2015. Tra i ranghi del gruppo troviamo nomi decisamente degni di nota tra cui Matè Molnar (Wisdom), Kasperi Heikkinen (U.D.O.), ed il vocalist Yannis Papadopulos (Wardrum). Ritroviamo qui lo stile musicale dei primi album dei Battle Beast, di cui Kabanen è stato il principale compositore, così come il design con l’ormai iconica bestia leonina di Roman Ismailov, già autore degli artwork dei sopracitati album dei Battle Beast. Un ritorno alle origini quindi, ma con un’importante differenza: la voce. Mentre infatti tra i Battle Beast siamo sempre stati abituati ad avere una voce femminile potente e graffiante, quasi mascolina in certi punti, qui troviamo l’esatto opposto: una voce maschile che riesce a raggiungere note davvero alte e che a tratti riesce a esprimersi con una delicatezza quasi femminile, come nella seconda traccia “Blind And Frozen” (il cui video è stato il primo pubblicato dalla band). Sicuramente non sono stata l’unica che ascoltandola per la prima volta si sarà chiesta: “Ma qui chi sta cantando? Uomo? Donna?”.
Ma veniamo dunque all’album in sé che si apre con “Beast In Black“, in cui troviamo fin da subito la potenza musicale e la verve compositiva che Kabanen ha portato con sé e di cui invece si sente decisamente la mancanza nell’ultimo album dei Battle Beast, nonostante sia anch’esso un album che ho molto apprezzato (e di cui potete leggere qui la recensione). Proseguiamo con “Blood Of A Lion“, piuttosto quadrata ritmicamente ma assolutamente orecchiabile e che si fissa facilmente nella mente, e “Born Again“, dal motivo molto più accattivante e con una massiccia e importante presenza di tastiere dal classico stampo anni ’80 che hanno praticamente sempre caratterizzato le composizioni di Kabanen (qui il lyric video). Arriviamo a quella che è la canzone più potente e cattiva dell’album, “Zodd The Immortal“, un’accoppiata chitarra-batteria che non può di certo lasciare impassibili ma che anzi mette una voglia matta di pogo ed headbang violento. Segue “The Fifth Angel“, leggermente più lenta della precedente ma non meno piena d’energia. “Crazy, Mad, Insane” ci lancia direttamente indietro in una discoteca anni ’80, senza perdere però l’inconfondibile impronta power dello stile musicale proprio della band. Stiamo per arrivare alla fine dell’album, e come terzultima e penultima traccia troviamo “Eternal Fire” ed “End Of The World” che fin dai primi secondi ci mostrano uno stile simil-Sabaton (coi quali Kabanen si è più volte esibito ai tempi dei Battle Beast), e da buona fan di entrambe le band non posso che apprezzare. Anzi, vedrei senza dubbio di buon occhio la scelta dei Beast In Black come support di un loro possibile tour. Chiude “Ghost In The Rain“, una bellissima ballad in cui Yannis Papadopulos riesce con la propria voce insieme delicata e potente a dare una più che ottima chiusura all’album.
Un lavoro di debutto davvero niente male per questa band, che riesce a sfornare un album che forse non eccelle in quanto a originalità musicale, ma sicuramente Anton Kabanen e soci riescono a riproporre lo stile che il fondatore della band ci aveva fatto conoscere nei primi album targati Battle Beast con una nuova ventata di energia che non vedo l’ora di poter assaggiare live.