Provenienti dalla Danimarca, terra che ha sempre potuto vantare una buona scena undeground, non con numerosissimi nomi di spicco, ma comunque ben fornita e capace di sorprendere di tanto in tanto, i Baest nascono nel 2015 e arrivano al primo full lenght quest’anno, con “Danse Macabre“, album diviso in otto brani per una durata totale che supera di qualche minuto la mezz’ora.
Incuriosisce subito come sia stata Century Media Records a far uscire il disco, e il fatto che una label così conosciuta creda fin da subito in un gruppo giovane fa ben sperare.
La partenza è buona con “Crosswhore“, che mostra subito la somiglianza tra la voce del cantante Simon Olsen e quella del celebre Mikael Åkerfeldt, supportata da una parte strumentale travolgente e varia, che non riesce mai a sorprendere più di tanto ma che comunque si fa apprezzare.
Un Death Metal dal tocco decisamente moderno, con una produzione perfetta in ogni dettaglio che continua a mietere vittime anche con la rapida “Hecatomb“, brano tra i migliori del lavoro.
A sorpresa, nella seguente title-track, l’aria si fa più calma: il pezzo inizia con un giro di chitarra acustica, sognante e rilassante, che per un minuto e mezzo illude alla momentanea serenità, la quale si riesce anche a sfiorare, per poi essere subito trascinati con violenza in un vortice di cattiveria e aggressività.
Sono presenti parti in acustico anche nell’intermezzo “Ritual“, e si sottolinea così come questa aggiunta sia molto interessante: in pochi casi si accosta questo elemento al Death Metal, specialmente se viene suonato nella sua forma classica, senza influenze Progressive o di altro tipo. In ogni caso, con questo implemento, i danesi dimostrano di saper aggiungere originalità alle loro composizioni, che per il resto non si distaccano molto dagli standard del genere.
In chiusura troviamo “Ego Te Absolvo“, non il migliore degli epiloghi, ma nemmeno un pezzo da scartare completamente, che si può classificare come un riassunto di tutto ciò che si è potuto ad ascoltare in precedenza.
“Danse Macabre” è un buon debutto per il quintetto, che mostra un discreto potenziale e delle capacità compositive già sufficienti, che convincono in certi punti e in altri meno, ma generalmente si fanno notare: un lavoro che non rimarrà nella storia del Death Metal, ma è comunque un buon primo passo sulle tracce di un lungo sentiero che potrebbe portare i danesi a raggiungere buoni risultati.