Il Generale Martin Van Drunen è tornato e gli ordini impartiti alla sua truppa sono sempre gli stessi: Morte e distruzione totale. Gli ASPHYX ci consegnano infatti un album in puro stile Death/Doom fortemente ispirato alle consuete tematiche di guerra e devastazione.
L’aspide ci mette pochi secondi a mordere, bastano infatti 30 secondi per trovarsi assediati da un sound marcio e violento, una produzione ricercata e appositamente di stampo old school, fatta di suoni grossi e granitici, veri e totalmente fuori moda. Chi ama il genere e la band è questo che cerca, quindi aspettativa ampiamente rispettata su questo fronte.
La voce di Van Drunen sembra immutabile nel tempo, il suo latrato caratteristico è li, alla prima strofa cantata, in agguato come una tagliola arrugginita che scatta mimetizzata dalla confusione totale che la circonda. Amarlo od odiarlo, nessuna via di mezzo per il Generale.
Musicalmente parlando il nuovo lavoro degli olandesi è molto curato: si sente l’enorme ricerca e impegno nel dare un degno erede al monumentale Deathhammer. Riffaggio spacca ossa, sezione ritmica in palla come non mai (che il cambio dietro le pelli abbia giovato? Per me sì, specie in sede live) e un vocalist all’apice ormai da decenni. Una formula collaudata incapace di deludere o mancare nelle aspettative, deliberatamente condita con licenze “melodiche” e un’armonia e un arrangiamento più complessi e curati del solito, il tutto senza la minima perdita di “botta” tipica di questi veterani.
Ma gli Asphyx han fatto di più questa volta, ad incorniciare l’enorme bordata doom/death che colpisce duro come un’atomica, ci sono degli esperimenti di rudimentale melodia e intermezzi che fanno trasalire in un paio di punti. Incredibile che abbiano anche solo pensato di mettere una chitarra acustica o un pianoforte in un loro disco, ma tutto sommato è una sorpresa che non ci schifa affatto e alla fine dura così poco da sparire fra una legnata e l’altra.
A conti fatti è un album bello, in linea con l’hype creato dal movimento di una band storica e soprattuto suonato e prodotto con l’attitudine giusta. Incoming Death non fa prigionieri come è giusto che sia e si interfaccia ottimamente con gli altri lavori della band e con la strettissima nicchia di gruppi vicini come sound e intento.
A distanza di pochi giorni dall’annuncio dei Bolt Thrower di staccare la spina alla band, gli Asphyx si trovano nella posizione di dover tener alto il vessillo del War Death Metal insieme a pochissime altre band. Il futuro non è dei più rosei ma ci sono piccole entità come i Bodyfarm che ci fanno ben sperare in un possibile ricambio generazionale.
Non vedo l’ora di ascoltare questo disco dal vivo in una delle tante date che accompagneranno il lancio e non posso che consigliarvelo se siete amanti del vecchio Death Metal tutto cattiveria e zero tecnicismi inutili.