Il 29 settembre ritorna in pompa magna il duo atmospheric black metal umbro Ashlands, con il nuovo EP “Ashlands II”, rigorosamente autoprodotto.
I Nostri, The Vangard e The Wanderer, sono impegnati nello svolgimento di un concept epico di chiara ispirazione da “Il Signore Degli Anelli”, con l’intenzione di narrare il viaggio di alcuni fuggitivi attraverso le Ashlands, lande una volta rigogliose e verdissime, oggi distrutte da eruzioni vulcaniche continue. Eravamo rimasti qui, ma il viaggio finalmente riprende. La trama di questo secondo capitolo è molto lunga e la includerò mentre recensirò l’EP, dato che, ovviamente, musica e trama vanno di pari passo.
Anticipando qualche dettaglio, gli Ashlands stavolta ci regalano quattro brani per diciotto minuti di musica. Troviamo un maggiore impegno nello studio dell’anima folk della band: i brani dispari dell’EP infatti sono una finestra sul mondo fantasy. Di certo è uno stacco di un certo effetto con i brani pari, puramente black metal e di forte violenza, che ci riportano con i piedi per terra e ci ricordano il motivo per cui siamo qui. Partiamo allora insieme in questo meraviglioso viaggio attraverso le Terre di Cenere.
“Morrow”, la prima strumentale. “La saga dei viandanti continua sotto l’incanto di una pioggia amica, nelle Paludi d’Ambra: una nota di speranza sembra echeggiare per un momento sopra il loro viaggio, un secondo prima di piombare nuovamente nel tetro stridio della rovina.” Non si può dire altro delle delicatissime note di chitarra che ci accolgono: l’atmosfera è dolcissima, quasi inaspettata considerando cosa ci si appresta ad ascoltare. La musica, non abbandonando i suoi tratti dolci, si fa appena più frenetica, facendo presagire che qualcosa non va: infatti, con il suo diventare sempre più rabbiosa, capiamo di trovarci davanti ad una nuova sfida. “Inseguiti dalle fauci della guerra, che li bracca senza tregua, i nostri si spingono verso la costa attirati dalla promessa chimerica della pace. A un bivio cruciale, decidono di abbreviare il cammino aumentando le insidie: e sfidando il pericolo, s’inerpicano sulla funesta catena montuosa che cinge i tranquilli Regni Costieri.”
“Mountain Augurs”, la prima parte black metal. “Ormai da generazioni, nessun essere umano sano di mente aveva più osato addentrarsi nei passi alpini, negli avamposti dell’antichità. Nessuno, da quando secoli prima una razza lovecraftiana di essere primordiali – gli Auguri – si era risvegliata da un sonno durato millenni, e dalle profondità della terra era ascesa a reclamare il proprio dominio sul massiccio.” La violenza si scatena immediatamente, con furore primordiale; solamente un breve momento di respiro dedicato alla sola chitarra sembra spezzarla, ma si riprende immediatamente, con gelo nordico di immutata memoria. “Infuriati da quella che considerano un’intrusione a tutti gli effetti, gli Auguri scatenano una tempesta mortale di neve e allucinazioni apocalittiche sui viandanti, che trovano qui la morte.” E la tempesta si sente benissimo, inframmezzata da un mid-tempo ansiogeno e spezzettato, che non lascia presagire nulla di buono. La canzone è bellissima, una vera furia che non lascia prigionieri, dritta al punto e di piacevolissimo ascolto.
“Eppure non tutto è perduto.”
“As The Skies Rain Eternally”, la seconda strumentale. “La parte fisica del loro viaggio è terminata, ma una nuova, definitiva odissea si spalanca davanti ai loro occhi, sull’onda del loro ultimo respiro.” Ritorna la pioggia, ritornano note delicate, si aggiunge il dolce canto degli uccelli, in una visione quasi paradisiaca e completamente stonata con quanto ascoltato finora, eppure così piacevole. Due minuti di respiro prima dell’ultima, e più attesa, sfuriata, preceduta dai tuoni sempre più forti in sottofondo.
“Engraved in Black Lava”, la seconda parte black metal. “Dapprima una visione delle “Ashlands”, poi della gigantesca parete di lava nera sulla quale gli dei incidono indelebilmente il nome dei giusti – eleggendo così le loro anime al viaggio supremo attraverso i pericoli del mitico Oceano di Opale, oltre il quale li attendono e li invocano i loro affetti perduti; dove acquisteranno un nuovo corpo empireo, e vivranno finalmente una seconda, vera vita mortale nelle Lande Eteree.” Sorprende l’introduzione malinconica, ancora squisitamente folk, ma con vaghi riecheggi di Agalloch che sicuramente fanno molto piacere. La violenza non si scatena, stavolta, ma mantiene la velocità di un pesante mid-tempo, assumendo le dolci sfumature di un viking indimenticato. L’esplosione coglie di sorpresa, esprimendo con forza tutta la sua rabbia e proseguendo in due assoli dal sapore medievale. Ma sorprende ancora di più l’interruzione, dove le chitarre acustiche fanno da mero sottofondo ad un vero assolo da brivido e pelo dritto. Il black metal c’è ancora, nella batteria a tratti furiosa e nel riverbero della chitarra elettrica, man mano ritorna anche la voce e il blast beat, ritornando effettivamente a dove eravamo rimasti prima dell’introduzione. Una meraviglia.
Insomma, anche stavolta gli Ashland non si smentiscono. “Ashlands II” è il degno successore del primo EP, seppur sicuramente questo risulta più studiato e variegato. Interessante è l’uso del folk in questi quattro brani, che fa da assoluto protagonista affianco al black metal. Quest’ultimo, di pregevole fattura, ricorda sicuramente grandi nomi e grandi anni ormai andati, ma il tocco di personalità di The Wanderer e The Vangard vince su tutto. Non rimane che attendere la terza e conclusiva parte di questo viaggio, che ha quindi superato i confini fisici… Che cosa succederà ai nostri eroi?