Gli Ashlands nascono in Umbria e sono un duo atmospheric black metal. Formati da The Wanderer (basso, chitarra, tastiere, voce pulita, testi, programmazione di batteria e strumenti orchestrali) e The Vanguard, già militante nei Firbholg, (scream e testi) gli Ashlands sono senza contratto, appena formati, ma con già delle idee chiare sul da farsi. Infatti questo “Ashlands I” è il primo di una trilogia di EP che hanno come concept epico una trama di chiara ispirazione da “Il Signore Degli Anelli”, seppur orientato verso un’atmosfera più sfumata, oscura e riflessiva. L’intenzione è quella di narrare il viaggio di alcuni fuggitivi attraverso le Ashlands, delle lande una volta rigogliose e verdissime, oggi distrutte da eruzioni vulcaniche continue; dovranno riuscire ad attraversare queste sinistre quanto meravigliose terre. Questa prima parte, composta di tre brani, è sicuramente uno splendido inizio, che ora vedremo nel dettaglio.
Ci accoglie “An Entrance Beneath The Dunes”, dalla lunga introduzione strumentale e operistica, che quasi ricorda qualcosa delle strumentalizzazioni power di vecchia scuola. Vagamente sognante e maestosa, lascia spazio ad un flauto dal sapore tremendamente medievale, che porta al vero inizio del brano. Segue un ottimo brano black metal semplice ma d’effetto. I tappeti di tastiere creano un’atmosfera appena inquietante e spaventosa, riflesso perfetto di cosa devono provare i protagonisti dell’EP nell’attraversare queste lande oscure e misteriose. La metà del brano s’impreziosisce di un momento più cauto che lascia spazio ad una sezione di chitarre, a cui segue un bell’assolo. Con il ritorno del flauto si ritorno anche ad una sfuriata nera; si lascia anche parlare il basso mentre il brano prosegue verso la sua nerissima e rabbiosa conclusione. Quest’ultima viene di nuovo affidata alle orchestrazioni già presenti nell’introduzione, a disegnare non solo l’atmosfera ma anche l’ambientazione designata dal concept, facendosi più ritmata e quasi ritualistica sul finire. Un ottimo inizio, di ascolto piacevolissimo.
“Pyre” affida l’introduzione di nuovo al flauto, stavolta più triste: ne nasce un black metal lento sporco di un post quasi inaspettato. Un primo leggiadro assolo assume aspetti speranzosi e dolciastri, cui si aggiunge anche la tastiera. Una bella parte in blastbeat risolleva il brano verso lidi più rabbiosi e determinati, le atmosfere di conseguenza si fanno più inquietanti e oscure. La metà brano ci accoglie con un altro bel assolo, con un’atmosfera che sembra scivolare di molto verso un certo progressive che farà venire alla mente qualche grande nome. La dolcezza del flauto e della chitarra acustica che ne segue viene spezzata da un ritmo che diventa più serrato e, anche se in assenza di chitarre elettriche, porterà già a muovere la testa a ritmo. Non a caso, quando il brano esploderà del tutto l’headbang vero e proprio è praticamente assicurato. Un altro ottimo brano.
Personalmente la più bella è “Amber”, malinconica e sognante. Comincia con un bel pianoforte echeggiante, seguito dalla chitarra acustica. Dolcissima e leggera, lascia parlare una splendida voce in pulito, tristissima e quasi spezzata dal pianto. Con l’arrivo della chitarra elettrica comincia a veleggiare verso l’inquietudine, ma dura poco: nemmeno la parte black metal che ne segue piega troppo l’atmosfera creata in precedenza. L’assolo di chitarra al centro della canzone amplifica ulteriormente queste sensazioni; il momento black più veloce e funesto subito dopo aggiunge della rabbia quasi necessaria: infatti la parte finale del brano infuria come una tempesta durissima. Torna il silenzio e con un esso un dolente e dolce amaro pianoforte, che conclude il brano.
Come sempre la scena nostrana fa davvero fatica a lasciare a bocca asciutta. Davvero un ottimo inizio per gli Ashlands, e se questo è solo il primo di una trilogia, ci si può aspettare dagli altri anche molto di più di questo. Consigliatissimo agli amanti del genere, specie se non disdegnano qualche citazione a generi completamente diversi da quello proposto e completamente inaspette. Non resta che aspettare il prossimo e scoprire come continuerà il viaggio di questi sfortunati fuggiaschi…