La storia si ripete, anche nella musica.
Non si può ascoltare quest’album senza ripensare e sorridere al percorso storico della band svedese. Se state leggendo questa recensione molto probabilmente avete già sentito “Will To Power“, la nuova fatica degli Arch Enemy, e sicuramente ve ne siete già fatti un’idea. Per cui questa recensione non vuole essere di quelle tecniche che analizzano brano per brano l’album, bensì una recensione di “Will To Power” nella storia della band.
Era il 2000 quando gli Arch Enemy, dopo 3 dischi che li videro affacciarsi nel mondo del Death Metal, annunciarono l’addio di Johan Liiva e l’arrivo di Angela Gossow. Fu un cambio a dir poco scioccante per i fan:
“Come si fa a sostituire il grande Johan? Con una donna poi? E cosa fa, canta in growl? Ma scherziamo?”
Ma l’orrore a cui i bigotti del Death Metal assisterono fu direttamente proporzionale ai successi commerciali che la band ottenne, anche grazie ad un aumento della componente melodica. Pezzi come “We Will Rise” e “Nemesis” divennero di fama mondiale e i fan del Metal si divisero tra sentimenti di amore ed odio.
Ma ai successi dei primi tre album susseguì una parabola discendente dei successivi tre lavori. Si erano immobilizzati in questo ibrido Melodic Death Metal e l’opinione comune fu che gli Arch Enemy avessero già dato il meglio di se.
Ma, del resto, la storia si ripete. Con una marcata sensazione di déjà-vu, il 17 marzo 2014 gli Arch Enemy, come un fulmine a ciel sereno, annunciarono la sostituzione di Angela Gossow con Alissa White-Gluz, al momento vocalist dei The Agonist. E si rivivettoro le stesse scene del 2000, stavolta sui social:
“Come si fa a sostituire la grande e bellissima Angela? Con una ragazzina poi? Ma scherziamo?”
Era una combo di “RIP Arch Enemy” e “Amott ha perso il lume della ragione“.
Ma anche in questo caso alla fine il buon Michael ebbe ragione. La band ebbe un boom mediatico grazie ad Alissa: bella, giovane, fotogenica e con quei capelli blu che diventeranno il suo marchio di fabbrica. “War Eternal” fu l’esordio di Alissa alla voce e fu un successo: vendite record per la band, sold-out dei concerti a ripetizione, su YouTube il primo omonimo singolo arriverà a 27 milioni di visualizzazioni! Anche questi “nuovi” Arch Enemy però, spezzarono l’opinione del metallaro medio in due, chi più che mai li amava e chi più che mai li odiava.
E così arriviamo ad oggi e a “Will To Power“. Ma l’ho già detto che la storia si ripete, vero? Il cambiamento scioccante per la band non è più sul cambio di cantante, Alissa è salda al suo posto e solo un folle penserebbe di sostituirla, bensì sul piano vocale e musicale:
Per la prima volta nella storia della band ci sono diversi parti di cantato pulito.
Per la prima volta nella storia della band c’è una ballata.
Per la prima volta della band c’è una forte componente orchestrale in alcuni pezzi.
“Reason To Believe” è la ballata di cui parlavo. Che in realtà non è una ballata nel vero senso della parola, perché analizzandola bene è un canzone decisamente brutale, ma con un ritmo lento e melodico. Difficile descriverla a parole, è un pezzo che va ascoltato, più volte, ed è lo specchio perfetto della band: o la amerete, o vi farà schifo, senza vie di mezzo.
La parte melodica di questo “Will To Power” ha un’impennata senza precedenti ed i primi singolo estratti, “The World Is Yours” e “The Eagle Files Alone“, ne sono la dimostrazione.
Degna di merito “Dreams Of Retribution” che, parere di chi vi scrive, è probabilmente il pezzo più completo e che meglio fa emergere le capacità tecniche di ciascun membro della band: riff da capogiro, continue variazioni ritmiche, pregevoli assoli di chitarra, il tutto contornato dal possente ed aggressivo growl di Alissa.
“Will To Power” si chiude con il pezzo che più mi ha sorpreso. Più della semi-ballata di cui sopra. “A Fight I Must Win” è un pezzo aggressivo, dove la brutalità del growl di Alissa viene esaltata maggiormente dalla delicatezza degli archi. La componente orchestrale del pezzo viene fuori in maniera prepotente in diversi momenti e il tutto è composto in maniera perfettamente armoniosa.
Amott & soci sono stati ben attenti a non ripercorrere un errore già commesso in passato: quello di rimanere ancorati ad uno stile fino a diventare prevedibili e banali. Capiamoci, con “Will To Power” non hanno inventato nulla, lo si potrebbe definire, seppur molto superficialmente, un “War Eternal 2.0”, dove hanno preso ciò che di buono c’era in quell’album ma aggiungendo delle componenti sicuramente innovative ed anche impensabili fino a pochi anni fa, che hanno dato all’album una piacevole ventata di freschezza e novità. Come al solito, il pubblico si dividerà in due: chi griderà al capolavoro e chi urlerà che è una porcheria. Per chi vi scrive è un ottimo lavoro, che sicuramente verrà apprezzato più dagli amanti del Metal melodico rispetto ai puristi del Death. L’unica nota personale che mi sento di condividere è che mi sarebbe piaciuto sentire maggiormente la mano di Jeff Loomis in questo lavoro. Magari se lo tengono come jolly quando le idee scarseggeranno…
Non posso chiudere l’articolo però senza parlare dei testi, troppo spesso sottovalutati negli Arch Enemy, ma di grande spessore. C’è un filo conduttore tra questo “Will To Power” ed il precedente “War Eternal”: entrambi parlano di come ciascuno combatta una propria guerra personale, delle quali spesso gli altri non sanno nulla. Ma se nel lavoro precedente c’era una visione negativa con tradimenti, rimpianti e delusioni che sfociavano in rabbia, adesso questa energia viene canalizzata in qualcosa di positivo, è una guerra per migliorare se stessi, per cancellare le cicatrici del passato, ed anche quando si pensa di non potercela fare, in realtà poi ci si accorge di avere dentro questa forza di volontà per affrontare le proprie battaglie.
“There’s a scar on your heart
But your journey’s just begun
A distant light that’s worth the fight
The story’s far from done
Stop hurting yourself
Those tired sores have nothing more to bleed
There’s a reason to believe again
There’s a reason to go on
Always keep on fighting my friend
There’s a reason to believe”
(“Reason To Believe“)