Gli Apathy Noir sono un gruppo svedese, che vede in formazione il polistrumentista Viktor Jonas, vera e propria mente del progetto, e il cantante Mattias Wetterhall.
“Black Soil” è il loro quarto album, e basterebbe la copertina per descriverlo, in quanto nonostante venga rappresentato un semplice albero, isolato in un vasto appezzamento di terra, l’artwork, oltre a collegarsi bene al titolo della produzione, rappresenta un tipico paesaggio che ci si potrebbe immaginare ascoltando il disco, nella sua solitudine e desolazione. Dal punto di vista musicale, i Nostri non si smuovono dal Death/Doom con aggiunte Progressive che li caratterizza fin dai debutti, mostrando la maturità e l’evoluzione che hanno subito col tempo.
Delle lunghe note di sintetizzatori presentano la traccia d’apertura, “The Glass Delusion“, trasmettendo un senso di libertà che verrà subito distrutto dall’entrata della voce, andando così a formare un contrasto tra benessere e angoscia, come se il brano ci volesse confinare in un universo desolato ma darci allo stesso tempo qualche piccola speranza di poterne uscire.
A prevalere, però, sarà lo sconforto, e le possibilità di uscire sani e salvi svaniranno. Chiusi e ingabbiati tra atmosfere cupe e occulte, le seguenti composizioni non fanno nient’altro che accentuare la rassegnazione, e ciò che inizialmente si presentava come una realtà anormale, si delinea man mano nella vita che viviamo ogni giorno, distruggendone i principi positivi e concentrandosi sulla disperazione che ci attanaglia continuamente, in modo silenzioso ma molto crudele.
Tra i vari brani seguenti, quelli che attirano maggiormente l’attenzione sono la lunga “The Void Which Binds“, caratterizzata da un andamento decadente e malinconico, alternato ad attimi più rabbiosi e aggressivi, e l’epilogo del tutto, “Time And Tide“, che accentua i vari cambi di ritmo, andando ad aggiungere anche qualche parte in acustico in certi frangenti. In quest’ultimo pezzo si nota maggiormente l’abilità nel songwriting dei Nostri, in grado di comporre canzoni non solo piacevoli all’ascolto, ma anche varie e mai noiose.
“Black Soil” è un ottimo disco e mette in mostra le capacità degli Apathy Noir, i quali non sono i tipici artisti che si limitano all’essere dei semplici esponenti di un genere, ma riescono a differenziarsi da essi e proporre tale genere a modo loro, pur non stravolgendo eccessivamente le basi.