ALTER BRIDGE – Live At The Royal Albert Hall Featuring The Parallax Orchestra (DVD)

by Giuseppe Turchi

L’esperienza

Prendete una delle voci migliori del panorama musicale e uno dei chitarristi più talentuosi in circolazione. Inseriteli nel contesto della Royal Albert Hall, una prestigiosa sala concerti costruita in epoca vittoriana nel quartiere South Kensington di Londra. Se questo ancora non dovesse bastare, aggiungeteci i 52 elementi della Parallax Orchestra diretta da Simon Dobson. Mescolate il tutto e preparatevi a un’esperienza intensa e di gran classe: due ore abbondanti di musica, condensate in  un DVD e in un doppio CD. Ecco il regalo che gli Alter Bridge condivideranno con i propri fan il 7 settembre 2018 via Napalm Records.

Quella a cui ci troviamo di fronte è la realizzazione di un’idea coraggiosa, nonché una riprova della qualità tecnica che risiede nel quartetto americano. Passare da quattro musicisti a 56, infatti, cambia radicalmente le carte in tavola. Precisione assoluta e sincronia matematica sono i requisiti essenziali quando si costruisce un concerto di questo tipo. Le distorsioni non possono coprire le sbavature, la voce deve essere impeccabile, la batteria non può perdere un colpo, poiché l’ensemble crea un sostrato armonico nel quale la minima imperfezione risalta come lo stridere di un’unghia sulla lavagna.

Non meno importante è poi l’equilibrio che deve essere ricercato nell’arrangiamento. Quando si traspone un genere non sinfonico in simili contesti, il compito dell’orchestra dovrebbe essere quello di risaltare i punti forti dei brani evitando di snaturarli. Nello stesso tempo, chi compone le partiture per gli strumentisti deve avere quel pizzico di iniziativa che permetta alle varie sezioni di non ridursi a mero riempitivo. Se proprio si vuole trovare un difetto nel live proposto dagli Alter Bridge, forse è proprio su questo punto, ma solo in alcune occasioni che andiamo adesso a esaminare.

I brani

Kennedy e soci hanno ripercorso l’intera carriera inserendo ben quattro tracce dall’ultimo “The Last Hero” (un buon album che tuttavia non mi ha lasciato del tutto soddisfatto N.d.R.). Parlando di queste, possiamo sottolineare innanzitutto l’intelligenza dell’arrangiamento dell’inno ecologista “The Writing on The Wall“, abile nell’enfatizzare le pause nel cantato e gli intermezzi, soprattutto con i fiati. Per quello che riguarda le altre tre del lotto, “The Last Hero” è forse quella che giova di più della presenza orchestrale, mentre “The Other Side” e “This Side of Fate” presentano quell’effetto ‘riempimento’ di cui si accennava poche righe fa: piacevole, ma non determinante.

Il medesimo effetto lo si ritrova nei brani più tirati quali “Addicted to Pain” e “Ties That Bind“. Qui l’orchestra opta per un effetto drammatico che, a mio parere, non aggiunge molto alla potenza del brano in sé. Questo perché, nella loro essenzialità, le versioni originali si autosostengono perfettamente con i magnifici riff di chitarra e i ritmi accelerati.

Quelli che ci guadagnano di più, semmai, sono i pezzi lenti, alcuni dei quali rappresentano l’eredità dei Creed, mentre gli altri manifestano il decisivo contributo di Myles alla chitarra. Abbiamo quindi un primo assaggio dell’ottima sintesi dell’asse Alter Bridge-Parallax Orchestra con “Before Tomorrow Comes“, ma la vera pelle d’oca comincia ad alzarsi con “In Loving Memory“, una ballad capace di riempire gli occhi di lacrime e che si presta per sua natura a essere gentilmente sorretta dalla sezione di archi. Meraviglioso.

Ghost of Days Gone By” ottiene anch’essa una veste fresca e luminosa dalla Parallax che le cuce addosso melodie a dir poco brillanti. Da qui in poi si assiste a un crescendo continuo. “Broken Wings” ottiene grandissima profondità dai ragazzi del direttore Dobson, e pure il pubblico ha modo di accompagnare Kennedy sui ritornelli. Pubblico a cui viene data gran voce anche negli immancabili vocalizzi finali di “Open Your Eyes“, un rito con cui gli Alter Bridge sono soliti concludere i loro concerti e che qui ha modo di aggiungere ulteriore emotività al tutto.

Veniamo ora alle menzioni speciali. La prima va sicuramente a “Words Darker Than Their Wings” (che potete trovare nella sua release ufficiale qui N.d.R.). Si tratta di un brano molto richiesto dal pubblico ma mai eseguito live. I Nostri ci fanno quindi un regalo col botto, soprattutto al minuto 5:58, dove potrete ammirare un Tremonti orgoglioso del proprio frontman (lascio a voi scoprire il perché N.d.R.). Seconda menzione speciale va invece al capolavoro assoluto, il climax indiscusso dell’intero concerto, ovvero il medley “What a Wonderful Word/Watch Over You“. È qui infatti che gli arrangiamenti esprimono il loro potenziale più pieno. Ogni variazione, ogni fraseggio, ogni strumento va a tessere un incantesimo che strega il cuore e incoraggia l’ugola, una magia che le luci basse della Royal Alber Hall esaltano sino alla meraviglia.

Performance e arrangiamenti

Prima di giungere alle valutazioni finali, vorrei spendere alcune parole sulla performance dei musicisti. Vocalmente parlando, sia Kennedy che Tremonti si sono dimostrati semplicemente esemplari, quasi identici allo studio. Il timbro di Mark è in continuo miglioramento e sui bassi registri riesce davvero a fare grandi cose. Su Kennedy ormai non si può dire più nulla. Ispirato, gentile, elegante, impeccabile alla chitarra: ormai una leggenda vivente. Nel video ci confessa pure che ognuno dei 21 brani è stato provato una sola volta con la Parallax, il che suscita nel fan un impeto di riverenza assoluta.

Per quanto riguarda gli arrangiamenti, invece, dicevo all’inizio che in alcune situazioni non sono riusciti a dare il giusto risalto all’orchestra. Il motivo di ciò può risiedere certamente in chi ha curato il tutto, però va detto che è molto difficile tentare una simile impresa con le distorsioni di Tremonti. Oltre a essere molto gonfia e risonante, la sua chitarra si cimenta spesso in riff la cui dinamica non permette un gran margine di manovra a una sezione orchestrale.

Detto questo, posso assicurare che ci troviamo di fronte a un prodotto – e a un’esperienza – che merita ogni singolo centesimo speso per acquistarla. Tengo a precisare che questo vale sia per il DVD che per il doppio CD, motivo per cui promuovo a pieni voti il coraggio degli Alter Bridge.

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