La scena black metal greca vanta una storia non indifferente ed affonda le proprie radici all’incirca negli stessi anni in cui nasceva un culto per il genere in Norvegia. Basti pensare ai Rotting Christ, tra i primi della scena (se non i primi) che hanno ottenuto un grande seguito anche all’estero per via delle loro caratteristiche peculiari. La lista di gruppi degli stessi anni è davvero ampia, si ricordano i Necromantia, Kawir, Varathron, Thou Art Lord, Macabre Omen, Naer Mataron, questo per farvi capire comunque la ricchezza che aveva la Grecia (ed ha tutt’ora) in fatto di black metal. Tuttavia la maggior parte delle band è nota a livello nazionale, è una scena frastagliata, nascosta, in cui ci si può imbattere davvero in qualsiasi stile.
Di recente un gruppo che mi ha colpito in maniera molto positiva sono gli Acherontas. Il gruppo nasce nel 2007 dalla mente di Nikolaos Panagopoulos, in arte “Acherontas”. Negli anni è stato affiancato da musicisti cardine della scena ellenica, molti dei quali figurano nei gruppi sopracitati, anche se il nucleo compositivo della band è sempre rimasto lui. Sin dall’inizio il gruppo ha un’ispirazione chiara: Rotting Christ su tutti, come avviene per molte altre band loro connazionali. Il sound nei primi dischi è grezzo, ha uno sguardo orientato al black classico, ricco di melodia ed al tempo stesso raffinato. Per fare un altro paragone, potremmo citare i polacchi Mgła che pur avendo un’altra formazione musicale, penso siano un ottimo esempio di black metal “moderno” con l’occhio rivolto al passato. Per gli Acherontas vale all’incirca lo stesso discorso, almeno per i primi dischi perché lentamente inizia a cambiare qualcosa. Non parliamo di stravolgimento, l’identità della band e le sue aspirazioni sono chiare oggi esattamente come lo erano un decennio fa, ma negli ultimi dischi i Nostri hanno raggiunto la maturità completa, spingendo molto sulle loro caratteristiche nazionali. Altro aspetto che non va tralasciato è la componente lirica (che include anche testi in greco) ed il modo in cui affrontano determinate tematiche. Si parla di svariati temi in realtà, abbiamo a che fare con pratiche occulte, satanismo, alchimia, misticismo. Tematiche abbastanza comuni nel black metal, ma gli Acherontas le affrontano in modo personale, ricercato, quando invece spesso non viene data loro la giusta profondità. Questa caratteristica è molto apprezzabile e come vedremo è direttamente collegata alla loro idea di musica, oscura e misteriosa.
Tutto questo discorso va fatto per introdurre al nuovo album “Psychic Death – The Shattering of Perceptions”, uscito il 26 giugno per Agonia Records. Già il precedente “Faustian Ethos” si contraddistingueva per la sua ricchezza melodica, più solida rispetto alle precedenti release. Vale lo stesso per il nuovo disco, c’è tantissima melodia e soprattutto armonia nel far combaciare diversi elementi fra loro. Con la prima triade di pezzi gli Acherontas hanno un approccio più classico, proponendo composizioni al loro interno articolate e con il giusto equilibrio fra melodie sinistre e risvolti aggressivi. In più punti le chitarre hanno un riffing simile ai Nightbringer (con cui si ricorda uno split album nel 2012), le due band hanno vari punti comune sia in fatto di musica che di narrazione, portando avanti questa sorta di black metal ideologico, devoto alla spiritualità. Un elemento su tutti che contraddistingue l’intero lavoro è la voce di “Acherontas”, in grado di utilizzare molti registri. Il contesto lirico è importante anche per l’adattamento vocale dei vari brani, si alterna uno scream classico ad un cantato più grave ed in varie occasioni c’è anche il canto pulito. Quest’ultimo è particolare, evocativo e suggestivo, si tratta fondamentalmente di spoken words dal forte tono narrativo. Nelle canzoni centrali gli Acherontas rompono un po’ gli schemi del black metal. La title-track è interamente cantata in pulito, fatto assolutamente insolito, e sono presenti anche molti arpeggi, in generale la canzone è un tributo ai Rotting Christ. “Coiled Splendor” è la canzone più lunga e di conseguenza la più articolata, la band adotta un approccio più lento e dà ampio spazio a melodie e diramazioni progressive. Poi l’album prosegue con “The Offering of Hemlock” e “Sermons of the Psyche”, in linea con i primi pezzi, molto aggressive e funeste, senza mai però occludere la melodia che rimane fondamentale. Nel finale abbiamo “Magick of Mirrors”, un continuo elogio al genio melodico, una conclusione perfetta al cammino dell’album.
È difficile trovare dei difetti tecnici/strutturali all’interno “Psychic Death…”, è un album che denota una maturità artistica impressionante. Le uniche note negative che ho riscontrato sono per quanto riguarda la produzione, l’album è ben prodotto ma a mio avviso non gode di una buona equalizzazione ed in alcuni punti potrebbe risuonare fastidioso. Poi c’è una “mancanza” per così dire poiché dovete sapere che spesso gli Acherontas si cimentano in sperimentazioni dark/ritual ambient, in passato hanno anche fatto un intero album incentrato su questo genere ed essendo che li reputo particolarmente bravi in tali sonorità un intermezzo strumentale come hanno fatto altre volte sarebbe stato un’ulteriore aggiunta. Comunque sia, è un disco che va preso per quello che è e che credo che possa accontentare un qualsiasi ascoltatore del genere, poiché al suo interno c’è davvero tanta classe. Sicuramente tra le migliori uscite black metal del 2020.