DEFTONES – Gore

by Metalpit.it Staff

Ottavo album per il combo di Sacramento, ogni volta che viene annunciato un nuovo album dei Deftones le mie aspettative sono al massimo, sono molto legato ai loro primi tre (capo)lavori ma capisco che la strada che stanno percorrendo per evolversi sia necessaria e fondamentale per la sopravvivenza della band. Dobbiamo infatti riconoscergli il merito di essere sopravvissuta all’ondata numetal molto meglio dei colleghi, arrivando ad una sorta di maturazione artistica obbligata e necessaria.

Gore è differente dai due album che l’hanno preceduto (Diamond Eyes e Koy No Yocan) meno aggressivo e diretto, più d’atmosfera e riflessivo. Il sound e la band maturano ulteriormente e le atmosfere, che sono il marchio inconfondibile dei Deftones, sono presenti, sensuali e malinconiche ma forse un po’ scontate. Probabilmente è un album da ascoltare più volte per poterne apprezzare le potenzialità(?). La componente heavy, intesa come muri di distorsione e ritmiche incisive è quello che manca un po’ a Gore, rischiando di renderlo forse un po’ troppo monotono. Le linee vocali assomigliano di più a quelle dei progetti paralleli di Chino (Palms e Crosses) e quindi risultano un po’ troppo “soft” per gli standard Deftoniani, un esempio è il brano “Hearts/Wires”.

“Prayers/Triangles” che è anche il primo singolo che ha anticipato l’uscita dell’album è una song molto piacevole che interseca la tipica attitudine Deftoniana di calma e tempesta condita da melodie dissonanti e malinconiche. “Doomed User” richiama il sound di Diamond Eyes, massiccio e condito da ritmiche catatoniche, un po’ scontate e già proposte in passato a dire il vero ma il ritornello è azzeccato e dà un senso al pezzo. Una menzione per Jerry Cantrell degli Alice In Chains presente nel brano “Phantom Bride” con un assolo di chitarra. Al momento faccio fatica a non trovare mediocri e un po’ noiose il resto delle tracce a parte brevi episodi interni a qualche brano.

Volendo fare una riflessione sulle chitarre mi sembra che Carpenter non abbia più il piglio di una volta e questo può essere legato solo a due fattori, mancanza di ispirazione oppure essere imprigionato in un progetto musicale in cui non riesce più ad esprimersi al 100%, ricordiamo che al momento è lui l’anima heavy della band. Inoltre la batteria molto lineare non aiuta, se penso a cosa ci aveva abituato Abe in passato mi scende la lacrimuccia…

Concludo dicendo che mi aspettavo di più, avrei apprezzato maggiormente un album più compatto, probabilmente mi aspettavo da loro ciò che non potrò più avere, forse sono troppo legato al passato per apprezzare la loro evoluzione o forse continuerò ad ascoltarlo sperando sia uno di quei lavori che si apprezzano dopo moltissimi ascolti… al momento l’ho trovato in gran parte monotono e sottotono.

Speriamo sia un album di transizione e non l’ultimo canto di un cigno ormai stanco e spennato.

Recensione by Mirko Fioresi

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