Quando i Devildriver hanno annunciato fa la pubblicazione di un doppio album più di qualche persona (sottoscritto compreso) deve aver sudato freddo. La formazione californiana non è famosa per avere un sound particolarmente variegato e i classici quaranta-cinquanta minuti sono più che sufficienti. Un doppio album è una sfida anche per band con sonorità meno uniformi, figurarsi per un gruppo che ha fatto del picchiare duro senza pause il suo trademark. Nel momento in cui i Devildriver hanno annunciato la decisione di dividere il disco in due parti pubblicate nel giro di due anni, onestamente ho tirato un sospiro di sollievo proprio per i motivi indicati sopra. Dopo questa premessa eccoci dunque a parlare della nuova fatica di Dez Fafara e soci, intitolata “Dealing With Demons I“.
Già ascoltando i brani pubblicati negli scorsi mesi si poteva percepire come la band stesse provando a risollevarsi dopo le ultime scialbe prove in studio. Canzoni come “Nest Of Vipers“, con le sue sfumature melodic death metal, e la grooveggiante “Iona” hanno senza dubbio fatto tirare un sospiro di sollievo alla maggior parte dei fan di Dez Fafara e soci. L’album non è un capolavoro e non è senza dubbio il miglior disco prodotto dal gruppo californiano, tuttavia è compatto e con gli ascolti cresce sempre di più. I Devildriver hanno poi provato a spostare lievemente il loro sound usando inserti melodici, ne è un esempio la già citata “Nest Of Vipers“, e clean vocals come in “Wishing“. Quest’ultima si rivela un esperimento riuscito e non sarebbe male se la band in futuro decidesse di usare le voci pulite più spesso. Nonostante qualche innovazione nel suono della band , “Dealing With Demons, I” non trascura le sonorità che hanno portato i Devildriver al successo. Da questo punto di vista basta ascoltare la terremotante “Vengeance Is Clear” o “You Give Me A Reason To Drink“, che non avrebbe sfigurato in “Beast” o “Pray For Villains“. Bisogna dunque fare un plauso ai Devildriver, che nonostante i numerosi cambi di formazione sembra siano finalmente riusciti a trovare nuovamente la quadra per un nuovo inizio. L’album, come già detto, si limita a risollevare una band che sembrava finita al tappeto e forse riuscirà ad attrarre qualche fan che ormai aveva gettato la spugna. Il disco soffre comunque di momenti carenti con dei pezzi poco ispirati come “Witches” e la conclusiva “Scars Me Forever“, che si limitano ad andare dritti per la loro strada senza aggiungere nulla all’album. Discorso analogo anche per l’opener “Keep Away From Me“, canzone lenta e oscura, ma che ci mette veramente tanto a ingranare, risulta veramente difficile capire perché sia stata scelta come singolo e opener.
A conti fatti “Dealing With Demons I” segna una sorta di rinascita per i Devildriver, e la speranza è che non sia un fuoco di paglia. La band americana è chiamata a bissare i risultati ottenuti con questo album già l’anno prossimo con la pubblicazione della seconda parte. Il disco non è un capolavoro, ma convince ed è probabilmente il miglior lavoro dai tempi di “Beast”. Saggia anche la scelta di dividere il disco in due parti per non creare un polpettone sonoro da più di un’ora che sarebbe altrimenti risultato difficile da digerire.