Uscito inizialmente l’anno scorso, e ristampato a inizio maggio dalla Nihilistische KlangKunst, il debutto omonimo dei Sores segue fedelmente la strada delle due demo che l’hanno preceduto, presentandoci un lavoro che non offre niente di nuovo ma è capace di rinchiuderci in uno contesto criptico, pregnante di odio e presenze tenebrose. La formazione greca, formata dal cantante Sacrilegious e il polistrumentista N.D., propone un black metal grezzo e primordiale, dai suoni ruvidi e dominato dalla successione di riff rapidi e aggressivi. Una di quelle produzioni senza particolari innovazioni, ma che non va stroncata per questo, in quanto pur senza particolari ambizioni e con scelte abbastanza basilari ci vengono offerti quattro brani che fanno al caso di chi è avvezzo a queste sonorità.
Ormai son passati circa quarant’anni dall’uscita dei primissimi lavori che si possono ritenere come pionieri del black metal. Il genere successivamente si è diversificato, con nuove correnti e visioni, ma una parte del mercato musicale è comunque ricolma di lavori devoti alla rabbia ancestrale di questo stile, e tra le numerose uscite di questa scena più classica, ci sono quelle degne di nota, derivative, ma non al punto da far padroneggiare unicamente la sensazione di “già sentito”. Questo si può ritenere uno di quei dischi, anche se l’impressione è quella che questo progetto abbia le carte in regola per puntare più in alto in futuro
La prima traccia, “Eyes Turned Black”, racchiude nella sua breve durata gli elementi caratteristici di questa produzione, e il titolo è anche adatto per descrivere come la musica faccia regnare l’oscurità. I riff si susseguono agevolmente, lasciando spazio talvolta a degli accenni melodici grazie a degli arpeggi, ma non viene a mancare la natura opprimente del lavoro.
Durante l’ascolto non ci sono cambiamenti notevoli, ma in ogni caso le scelte tra i vari brani si differenziano quel tanto che basta per non rendere tediosa la loro successione, come si può notare dai mid-tempo di “Wounds of Absence” e della conclusiva “Lost in the Void of My Creation”. Quest’ultimo brano vira lievemente verso delle influenze atmospheric/depressive, che originano un’atmosfera struggente che ci accompagnerà fino alla fine dell’ascolto.
L’omonimo debutto dei Sores è quindi di un discreto disco black metal, che conferma la qualità della scena greca, la quale difficilmente delude quando si tratta di musica dove regnano le tenebre. Nessuna innovazione, ma anche nessuna pretesa di contenerne, bensì pura e spietata rabbia, che con il proseguire dell’ascolto si evolve e muta. Non vengono ancora raggiunti risultati che potrebbero rimanere ben impressi, ma allo stesso tempo sono diversi i fattori che fanno ben sperare per l’evoluzione di questa band.