Nel 2016, i fratelli Riccardo e Alberto Buttò fondarono i Deep As Ocean, band giovanissima ed emergente che propone un metalcore con influenze heavy, caratterizzato da strumentali aggressive e dall’alternanza di ritornelli con parti vocali melodiche e pulite con versi in scream e growl. Dopo la pubblicazione del primo EP “Lost Hopes|Broken Mirrors”, il 13 dicembre 2019 arriva l’interessante album di debutto del gruppo milanese: “Crossing Parallels”, in cui non si potrà negare un’evoluzione del sound, decisamente più articolato rispetto a quanto già rilasciato dalla band.
In apertura, il disco stabilisce subito l’atmosfera che ci accompagnerà durante tutto l’ascolto grazie alla title-track, in cui interessanti arrangiamenti coi synth amalgamano le parti strumentali caricandone la giusta potenza per poter aprire ufficialmente le danze. Come ci si aspettava, “Hourglass” si presenta subito strumentalmente aggressiva, raggiunta poco dopo dal growl ben strutturato del vocalist Matteo Bonfanti, che si placa durante i ritornelli in vocal clean per poi tornare a a graffiare nei versi successivi con un ottimo scream, tagliente al punto giusto. Alla terza traccia giunge il momento di “Knives and Flames”, singolo rilasciato lo scorso 25 ottobre, la cui consistenza e potenza sonora hanno fatto sì che il gruppo lombardo ottenesse un buon seguito di ascolti sulle piattaforme streaming. Molto apprezzabile l’argomento trattato in questo brano: i DAO raccontano di come ci si possa sentire ad essere traditi, pugnalati alle spalle, descrivendo una sconfortevole sensazione di rabbia da cui però ne esce un desiderio di rivincita, trasformandoci in fiamme ardenti in grado di bruciare ed annientare le stesse lame che ci sono state puntate contro durante la nostra vita. Chi non ha mai vissuto esperienze del genere?
Si prosegue con “Oblivion”, mantenendo la formula invariata: un giusto mix di riff accattivanti e scream ben calibrati. “The Sinking Ship”, primo singolo e video dell’album, è l’ennesima conferma di come questo post-metalcore della band possa scorrere facilmente nelle vene degli amanti del genere. Si rivelano particolarmente piacevoli gli inserimenti di componenti innovative prima con “Underwater”, la quale costeggia sonorità più alternative e jazz (influenza di tutto rispetto), e poi con “Feel Like Nothing”. In questa traccia si esprimono ricchi elementi djent con tecniche esecutive di ottimo livello, il tutto contornato da un ritornello coinvolgente e basi elettroniche funzionali, deviando quella che sarebbe potuta essere una dispiacevole ripetitività, facilmente raggiungibile in un contesto del genere e forse palesata in alcuni istanti di “Floating Anchor”. L’album si conclude più delicatamente con “Black Rose”, brano dalle tonalità tendenzialmente morbide e melodiche abbracciate da una particolare impronta alternative-pop.
“Crossing Parallels” è un disco forte e d’impatto, ben eseguito e registrato, che sancisce la buona impronta della band. Si può notare l’inserimento di qualche novità in grado di rendere i Deep As Ocean un gruppo da tenere in considerazione e scoprire se, con il maturare dell’esperienza, saranno in grado di soddisfare le ottime aspettative.