Gli americani Sertraline giungono al loro terzo EP, “These Mills Are Oceans”. Chiamati come un anti-depressivo, propongono un post-black metal figlio di diverse influenze, in un viaggio assolutamente introspettivo e profondo, punteggiato di fiammate nerissime che rendono il lavoro molto interessante.
Partiamo subito con l’analisi dei tre brani che compongono l’EP, per un totale di circa venti minuti d’ascolto.
Cominciamo con la malinconica “Eyes as Tableau”, atmosferica sin da subito grazie al lavoro delle due chitarre, è il basso a fare il riff in sottofondo. L’arrivo del cantato in growl trasforma il brano in uno quasi depressive black metal, lento e disperato. Dopo un breve ritorno all’atmosfera iniziale, si passa alla prima sferzata di gelo nordico, seppur intriso delle influenze incontrate finora. Il ritmo rallenta, tingendosi d’urgenza, prima dell’ipnotico finale. Il primo brano si può già siglare come un’ottima prova.
Segue “Their Cities”, non meno triste e grigia: intercede così per i primi minuti, delicata nella sua rabbia malinconica. I toni poi si abbassano ancora, quasi fermandosi e arrivando al massimo della leggiadria. Ma laddove ci si aspetta un’esplosione di cattiveria, ne segue invece un momento ancora leggero, ed è la chitarra in sottofondo ad incattivire, seppur non ancora del tutto, la composizione. Allora e solo allora le fiammate black metal divampano, solo per poco però: rabbia e leggerezza si susseguono, e in questa sezione è necessario sottolineare l’ottimo lavoro di batteria che accompagna il brano alla sua conclusione. Canzone veramente splendida, un ascolto veramente di qualità.
Personalmente, la corona se la prende l’ultimo brano: “Prague”. Per chi ha visitato la meravigliosa città ceca non sarà difficile ritrovarsi fra le sue vie durante l’ascolto. L’introduzione strumentale, assolutamente ipnotica e a tratti sognante, viene resa inquietante dal growl in sottofondo, modificato con un effetto vocale. Con l’arrivo di una lentissima batteria, la canzone riprende l’atmosfera quasi di magia che si poteva sentire all’inizio, a cui poi si aggiunge stavolta una voce in pulito, donando un tocco di malinconia meraviglioso. Le chitarre in sottofondo si prendono il compito di creare un crescendo che porta ad un primo climax moderato, ma che non esplode nemmeno all’arrivo di un secondo climax, che alquanto di sorpresa porterà ad una divampa black metal assolutamente perfetta nel suo contesto. Si torna a rallentare, fino alla conclusione improvvisa.
Davvero un ottimo lavoro che risplende di momenti di vera originalità in un contesto che altrimenti sarebbe risultato molto ripetitivo. Bellissimi i vari range di emozioni che si possono sentire, ma specialmente come ogni brano in verità sia a sé stante, con una caratteristica che lo differenzia sostanzialmente dagli altri. Non mi resta che sperare che quando verrà il momento di comporre il primo album, quindi con più canzoni e tempo a disposizione, l’originalità venga mantenuta: sarà sicuramente una bomba, perché le carte a disposizione dei Sertraline sono assolutamente a loro favore.