“Awakening“. Quale miglior titolo per il ritorno in scena di una delle realtà thrash più sottovalutate di sempre? Ci sono voluti ventitré anni ai Sacred Reich per dare alla luce un nuovo disco, l’ultima prova in studio della leggendaria formazione americana infatti risale al 1996 e risponde al nome di “Heal”. Nel frattempo, per la band, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, tra scioglimenti, reunion, tour e recenti cambi di formazione. Questo risveglio non è stato facile per i Nostri, solamente Wiley Arnett è rimasto al fianco di Phil Rind poiché negli ultimi anni la band ha perso due membri storici, ovvero Greg Hall che è stato subito rimpiazzato con il rientro di Dave McClain, e Jason Rainey che è stato sostituito da Joey Radziwill.
Parlando di musica, si può notare fin dalle prime note della title-track che nulla è cambiato e i Sacred Reich suonano compatti e potenti come non mai. Merito, questo, anche di una produzione di alta qualità che si sposa alla perfezione con il sound dei Nostri. Dietro al microfono Phil Rind non ha affatto perso lo smalto, anzi suona espressivo e rabbioso come sempre, basta ascoltare brani come “Manifest Reality” o la furiosa “Revolution” per rendersene conto. Trovare un riempitivo in questa mezz’ora di thrash old school è molto difficile, tutti i brani infatti sono ispirati e convincono fin dal primo ascolto, forse solo “Killing Machine” suona lievemente meno ispirata, ma gode di un ottimo assolo. Sebbene tutti i musicisti coinvolti facciano egregiamente la loro parte, è doveroso spendere due parole sul lavoro di Wiley Arnett che con la sua chitarra crea ottimi riff funzionali ai pezzi e assoli particolarmente ispirati, come quello presente in “Divide & Conquer”.
Due parole vanno spese anche sui testi delle canzoni, i Sacred Reich infatti si sono sempre distinti per dei testi impegnati, sia a livello politico, che a livello sociale e per “Awakening” non poteva essere da meno. “Manifest Reality” per esempio è una canzone con un messaggio molto bello e positivo per l’ascoltatore, invece “Divide and Conquer” è una bordata politica senza troppi complimenti. Senza analizzare ogni singola canzone si può dire che vale una pena leggere i testi e non limitarsi a scapocciare. Tornando a parlare del disco in generale, è doveroso menzionare “Death Valley“, pezzo rockeggiante e spensierato che non può non fare a canyon e ai deserti presenti negli Stati Uniti. La canzone in questione si discosta dalle altre del disco ed è una piacevole sorpresa proprio per le sue sonorità e le sensazioni che ne derivano.
Tirando le somme si può dire che “Awakening” è un ritorno in grande stile, e fa piacere sentire i Sacred Reich così ispirati. La speranza è che non debbano passare altri ventitré anni per un nuovo disco dei thrasher dell’Arizona, perché sarebbe un peccato. Speriamo che questo “Awakening” sia dunque un risveglio definitivo e non un semplice risveglio notturno prima di ritornare a dormire.