Eneferens è un progetto musicale nato nel 2016 dallo statunitense Jori Apedaile, che si occupa di scrivere tutta la musica nonché delle parti vocali e della totalità degli strumenti in studio di registrazione. Fin dalla sua nascita, questo progetto è stato piuttosto attivo, pubblicando due album e un EP in soli due anni. Lo stile di Eneferens può essere generalmente inteso come un misto di atmospheric black, doom e post-metal e con il terzo full-length “The Bleakness of Our Constant“, pubblicato sotto l’etichetta discografica Nordvis Produktion, questo mix di stili viene concepito ed eseguito con grande cura da Apedaile che riesce a creare un suono generale coerente la cui malinconica bellezza non ha eguali.
L’ispirazione di Eneferens si trova nella bellezza della natura e dell’auto-riflessione dell’esperienza umana: ascoltandolo non sarà difficile ritrovarsi spiritualmente fra le fredde montagne del Montana e le sorgenti del fiume Missouri, posti suggestivi da cui proviene Apedaile da cui sicuramente prende spunto per creare la sua musica.
Questo viaggio inizia con “Leves“, una traccia strumentale per aprire l’album, una grande introduzione, ogni nota emoziona con la chitarra che suggerisce un’atmosfera tetra e malinconica dotata di una forte carica emotiva. Segue “This Onward Reach“, la cui componente black prende il sopravvento, aprendosi con un potente blast beat e il ruggente growl di Jori che si scatenano per la prima volta su chi ascolta, per poi a metà canzone ritornare in territorio deprimente mentre la voce in pulito sale alla ribalta. I restanti minuti sono brillanti e stupefacenti, adornati con riff di chitarra piacevoli e armonie innalzanti, il pezzo forte dell’album. “Weight of the Mind’s Periapt” ci ricorda la parte doom di Eneferens, pesante, lenta, opprimente e oscura in concomitanza con ringhiosi growl, per poi concludere con un finale emozionante e suggestivo, da brividi. Concludono questo percorso “11:34“, una traccia eterea e solenne completamente elettronica, e “Selene“ un pezzo anch’esso sublime che ricorda vagamente gli Opeth, il modo perfetto per chiudere quest’esperienza introspettiva.
“The Bleakness of Our Constant” è un disco pieno di colpi di scena, tutti ben pensati, che vanno a costruire 43 minuti di pura goduria che trascorrono in modo fluido e mai stancante. La produzione, pur essendo opera di un solo individuo, è buona. La voce di Jori è impressionante e trasmette la giusta dose di fragilità quando canta in pulito e angoscia con il canto più estremo, ma come chitarrista splende ancora di più sfornando riff e melodie che insaporiscono ogni canzone in modo notevole.
Ha dell’incredibile come una singola persona possa sfornare un lavoro del genere, un album perfetto per un freddo e depresso inverno: una riflessione nella bellezza dell’oscurità, da non perdere.