A due anni di distanza da “Sweet Hollow”, i Them ritornano con “Manor of the Se7en Gables“. Sin dal primo lavoro non sono mancati gli innumerevoli riferimenti a King Diamond/Mercyful Fate, sia per il lato musicale sia per la teatralità degli show della band. È chiaro fin da subito, però, che con quest’ultimo album si siano voluti mettere dei paletti evidenti che distanziano i Them dall’artista danese e la sua band.
Sicuramente ci sono sì dei richiami, però “Manor of the Se7en Gables” suona veramente molto più pesante del suo predecessore, e si possono ascoltare delle ottime miscele di heavy e power metal, oltre a qualche influenza minore che vedremo nel dettaglio. Il cantante KK Fossor per tutto l’album raggiunge sicuramente dei picchi vocali molto vicini a quelli di King Diamond, rimanendo forse l’unica costante fra le due produzioni. Un’altra caratteristica sono gli assoli veramente molto belli, e quindi un plauso va a Markus Ullrich e Markus Johansson per l’ottimo lavoro realizzato con le chitarre. L’album comunque si divide in dodici brani per un totale di quasi un’ora di musica trascinante.
Si comincia con l’introduzione “Residuum“, in cui viene esposto il concept dell’album, ovviamente incentrato su temi horror; non tutte le canzoni avranno questa caratteristica (intendendo le parti narrate dai vari protagonisti), permettendo anche un certo stacco e respiro. Fra l’altro questa canzone è direttamente collegata all’ultima traccia di “Sweet Hollow”. “Circuitos” segue la precedente a ruota: si possono subito notare delle ottime chitarre che offrono un interessante miscuglio di heavy e power metal. Dei due splendidi assoli, uno segue il ritmo dato dalla batteria creando un effetto molto bello. Senza permetterci di respirare comincia “Refuge in the Manor“, che sorprende con un sapore veramente molto thrash metal, unito a dei cori di chiara matrice power, per un risultato davvero interessante. Il singolo estratto dall’album è “Witchfinder“, dove si possono sicuramente ritrovare tracce di King Diamond, non senza dei leggeri riferimenti ai Ghost per il ritornello sicuramente molto orecchiabile. Veramente interessanti alcuni cori che ricordano i primissimi lavori dei Queen (in particolare dall’album “Queen II”); a concludere una canzone molto carina un pianoforte inquietante. L’intermezzo “A Scullery Maid” ci ferma, maestoso ed altisonante, permettendo al concept di continuare e quindi di lasciar spazio a “Ravna“, una bella ballad di facile ascolto. Ad accoglierci note lugubri e cariche di mistero che ci lasciano poi ad un’atmosfera malinconica e quasi delicata, certo senza perdere l’ovvia caratteristica horror che permea l’album.
“As The Sage Burns” ci riporta subito sull’attenti esplodendo immediata, suonando molto power e con delle splendide chitarre a coronare il tutto. Verso la metà assume toni più thrash unendosi di nuovo a delle splendide parti vocali. “The Secret Stairs” è forse un punto basso, dimostrandosi comunque un’ottima canzone che mischia molto bene power e heavy metal, ma non offre nulla di nuovo rispetto a quanto già ascoltato finora. Comunque non male, essendo ormai quasi alla fine dell’album. “Peine Fort et Dure” è l’ultimo intermezzo, che fa da eco a “A Scullery Maid“. “Maleficium” ci regala un’atmosfera molto inquietante, con parti corali quasi ipnotiche e dissonanti. Anche qui non ci viene tolto un altro bellissimo assolo di chitarre. Segue “Seven Gables to Ash“, chitarre che sembrano imitare il movimento delle fiamme sono accompagnate da una splendida parte di batteria, suonando poi molto power metal. Nelle strofe sembra di cogliere un interessante mistura fra power e thrash, e possiamo sentire anche un po’ di basso prima del finale. La conclusione viene affidata alla canzone più lunga, “Punishment by Fire“. Viene di nuovo richiamato l’ardore delle fiamme nella bellissima introduzione, portandoci ad una strofa ripetitiva ed orecchiabile. La canzone s’interrompe per permettere al concept dell’album di giungere a conclusione, continuando pesante e minacciosa prima di riprendere le sonorità della prima metà.
Si può davvero dire che i Them abbiano messo in chiaro la loro intenzione di non voler più essere paragonati a King Diamond, offrendo un lavoro veramente di ottimo valore e mostrando tranquillamente tutte le carte a loro disposizione. “Manor of the Se7en Gables” soddisferà sicuramente un’ampia fetta di ascoltatori, magari anche quelli meno avvezzi a questo genere di progetti. La strada è davvero quella giusta.