L’estro musicale musicale della Scandinavia non ha mai avuto limiti. Da sempre ritengo che la loro visione della scena musicale sia molto più ampia rispetto agli altri Paesi. Hanno la capacità di prendere ispirazione dal sound dei gruppi storici per plasmarlo a loro modo. Ciò vale soprattutto per questi Sparzanza, band nata nel lontano 1996. Inizialmente, l’approccio stilistico che proponevano era fortemente influenzato dagli statunitensi Pantera, con la voce di Fredrik Weileby che ne costituisce la prova evidente: un mix tra l’urlato di Phil Anselmo e la linea melodica e aggressiva di un James Hetfield da Black Album. Ora, con questo “Announcing the End“, si pongono come principale obiettivo quello di uscire dal cerchio dell’underground proponendo appunto parti più melodiche, rendendolo un prodotto un po’ più commerciale dei precedenti. La copertina è ciò che fa risaltare l’album, si dice, e loro hanno fatto saggio uso di queste parole. Sembra una sorta di “trasposizione pittorica” dell’Apocalisse di San Giovanni: utti gli elementi sono presenti, l’Angelo della Morte, le trombe del giudizio, i Quattro Cavalieri, lo Spirito Santo sotto forma di agnello e il fuoco che divampa sulle città. Forse un segno che il loro sound d’origine sta per mutare in qualcosa di diverso?
Ma passiamo ad analizzare i brani. Come già detto all’inizio troverete molte parti melodiche all’interno dell’album, sin dalle prime tracce. Possibile notare come nel brano “Whatever Come May Be“ un aspetto particolare, inusuale e al tempo stesso azzeccato: un motivetto fischiettato dal cantante in stile spaghetti-western, accompagnato da un basso molto appesantito, elementi che rendono questa canzone unica nel suo genere. In “Vindication“, la melodia viene leggermente accantonata per far spazio a una voce carica di aggressività. Altre sono di natura diversa, come l’hardrockeggiante “The Trigger“, il southern di “Breathe in the Fire“ o l’heavy di “The Dark Appeal“.
In fatto di suono non ci possiamo lamentare. Tutti gli strumenti si sentono alla perfezione. Perfino il basso, che in alcune occasioni la fa da padrone. Batteria ben ritmata, ma non devastante.
In conclusione, un album che non fa onore alle loro glorie passate, ma ciò non vuol dire che sia da bocciare. Il loro è stato un azzardo per uscire definitivamente dall’ombra dell’underground che per anni ha attanagliato la loro carriera… Vedremo se in futuro la band continuerà su questo stile o ritornerà alle proprie origini.
Tracklist:
01. Announcing The End
02. Damnation
03. One Last Breath
04. Whatever Come May Be
05. Vindication
06. The Dark Appeal
07. Breathe In The Fire
08. The Trigger
09. The One
10. We Are Forever
11. Truth Is A Lie