A ridosso del successo di una nota band del panorama Gothic/Doom, nel 1992 nascono, in una città tedesca, gli END OF GREEN. Un gruppo che si è già ritagliato una bella fetta di pubblico dal primo album, guadagnandosi l’uscita per Nuclear Blast. “Void Estate” è il 9° album, pubblicato questa volta per Napalm Records a 4 anni di distanza dal precedente. Rimaniamo su un comparto sonoro notevole, con delle dinamiche e una chiarezza molto incisive. Le chitarre distorte, le acustiche, il basso e la batteria si sentono alla perfezione, ben definiti e distinguibili. La voce profonda di Michelle Darkness risuona in ogni canzone trasformando l’atmosfera in un insieme di esoterismo e pienezza.
Ogni singola canzone ha propria linea vocale differente, il che porta l’album lontano dai soliti cliché Doom/Gothic, poiché si divide in una prima parte più soft e melodica, e una seconda più sincopata e oscura, entrambe comunque ben amalgamate. Un’ottima copertina, minimal, racchiude in sé l’oblio e la tristezza di un volto a specchio dove niente è riflesso, se non un piccolo sentiero che conduce verso un orizzonte grigio e spento.
Ad un primo ascolto, l’opening “Send in the Clown” può disorientare un po’ il fan di lunga data. Si tratta di un pezzo lontano dallo stile “metal” che possiamo pensare. Come questo, i pezzi a venire hanno diverse sfaccettature, emozioni e sentimenti che negli album precedenti mancavano. Un cambio di genere? Può essere, ma allo stesso tempo la vera anima del gruppo resta e si sente.
Con “Dark Side of the Sun“, “The Door” e “Head Down” abbiamo delle potenziali hit con ritornelli lisci e scorrevoli: anima e impegno ci sono in queste prime 4 canzoni da parte di Darkness, la voglia repentina di continuare a innovarsi in un genere ormai saturo di band con poca fantasia. “Crossroads” invece è decisamente una canzone troppo ripetitiva, forse l’unica pecora nera di quest’album; linea melodica semplice ma mononota anche per quanto riguarda la voce. Le ultime canzoni sono un misto di acustico e vero e proprio Doom travolgente. Un misto tra H.I.M. e Type O Negative anche per quanto riguarda i suoni sempre ben chiari e corposi.
In conclusione “Void Estate” è un ottimo disco, la nona fatica di questa band che bazzica sui palchi di tutta Europa dai lontani anni ’90. Un disco bensì diverso dai precedenti che non tutti posso digerire visto l’andamento insolitamente morbido e una definizione unica per gli End Of Green. Un album da ascoltare per le ottime liriche di Michelle quasi tutte con un ritornello orecchiabile e facile da ricordare. Un disco di 12 traccie che si piazza benissimo in questo 2017.