I PERPETUAL RAGE sono un gruppo Heavy Metal finlandese composto da Tomi Viiltola (voce), Ari Helin (basso e back vocal), Petri Hallikainen (chitarra) e Kari Hyvärinen (batteria), fondato a Kuopio nel 2009. I quattro musicisti hanno maturato diverse esperienze in molte band prima di fondare il proprio progetto che, dopo qualche EP e demo e il primo full-length “The New Kingdom”del 2015, presentano nel 2017 il loro secondo lavoro “Empress Of The Cold Star“. L’album è caratterizzato da sonorità tipiche dell’Heavy Metal anni ’80, scelta apparentemente curiosa per una band moderna, ma diverse volte mi è capitato di ascoltare lavori ben fatti in questo ambito, che rimangono impressi e trasmettono grande grinta ed energia. Non è purtroppo il caso di questo “Empress Of The Cold Star” che a primo impatto, leggendo i titoli, speravo potesse convincermi di più. Nonostante le evidenti influenze di gruppi del calibro di Iron Maiden, Crimson Glory, Black Sabbath, Accept e le ottime doti vocali di Tomi Viiltola, voce pulita e cristallina, con acuti molto buoni e che talvolta sfiora un graffiato convincente, il disco di per sè sembra piuttosto piatto: i PERPETUAL RAGE mescolano le diverse influenze dei gruppi precedentemente citati forse fin troppo, mancando di personalità. Troppo spesso ho la sensazione di “già sentito”, in particolare per le prime sei tracce dell’album, che mi risultano abbastanza piatte e con ritornelli ripetuti in maniera troppo insistente. Breve interruzione con il settimo pezzo, “Mark Of Chaos“, decisamente più curiosa rispetto alle precedenti, dove le ritmiche variano senza ripetersi troppo fino alla nausea e con un tocco di Epic con i cori e riff di chitarra niente male. Sicuramente uno dei pezzi che salvo di più. “Privilege” è un altro brano abbastanza grintoso ma che conferma sempre di più la mia teoria: piacevoli da sentire, ma non abbastanza efficaci da trasmettere qualcosa che rimanga ben impresso. Ci sono album in questo genere che sicuramente meritano diversi ascolti prima di essere veramente capiti, ma purtroppo con questo pare che la sensazione sia sempre la stessa anche dopo diversi ascolti. Tutti i musicisti sono molto validi e ci sanno fare, ma in quest’album non hanno amministrato al meglio le loro qualità e non mi hanno preso. Altra piccola eccezione posso farla per la traccia finale, la ballad “Silent Sky“, introdotta dal suono della pioggia che accompagna la chitarra acustica e lascia un velo di malinconia nello scorrere del suo ascolto, ma che non è sufficiente a risollevare l’esito di questa recensione. La band ha comunque del potenziale che si è intravisto, probabilmente deve ancora trovare una sua dimensione senza dare l’impressione che sia tutto un mescolare ciò che caratterizza le formazioni che li hanno influenzati senza una propria impronta. Mi aspetterò ulteriori sviluppi.
Tracklist:
- Dragonlancer
- The Empress
- Boundless
- The creation
- Mesmeric silence
- Evil
- Mark of chaos
- Privilege
- Wildfire
- Silent sky