Tre anni dopo il debutto, “About to Fall”, è giunta l’ora per gli svedesi Ended di pubblicare il loro secondo disco, primo per il cantante Micky Bergqvist, accompagnato da Lars Granat e Peter Janflod alle chitarre, Björn Granat al basso e David Källberg alla batteria.
L’album si divide in dieci tracce dalla durata media di poco più di quattro minuti, tutte nello stile tipico della band, un Hard Rock con svariate influenze Progressive Metal che si fanno notare fin da subito grazie alla title-track: in gran parte della canzone le parti strumentali la fanno da protagonista, come in altri pezzi.
Basta un ascolto per notare la varietà offerta dal quintetto, passando da pezzi come “Event Horizon” e “Altruism“, i quali si propongono come ballad, offrendo per gran parte della loro durata parti melodiche accentuate da un egregio lavoro della voce, con qualche graffiata Hard Rock che si fa apprezzare, fino ad arrivare a brani che mettono in mostra le influenze Progressive, come “Scarred To Death” e “Pathway“, le quali mostrano tutto il potenziale e il bagaglio tecnico ben fornito degli Ended.
Riguardo la qualità delle canzoni e quindi dell’intero disco, le critiche negative che si possono fare agli svedesi sono poche; rispetto al debutto, la produzione denota un netto miglioramento, complice anche un’ottima qualità di registrazione, capace di equilibrare il lavoro dei vari strumenti: come già detto, le parti strumentali spiccano per tutta la durata dell’album, ma non per questo il cantato è da sottovalutare.
“Five Eyes” è quindi un buon disco che può vantare un buon passo avanti rispetto al precedente, proponendo sonorità e brani originali, difficilmente identificabili con un unico genere.
Gli Ended possono essere certi di aver imboccato una strada buona per la loro carriera, probabilmente la migliore, anche se da questo genere di band non si sa mai cosa potrebbe succedere.