Nato nel 1995 come Hellveto, per poi cambiare nome nell’attuale nel 2014, Neoheresy è il progetto solista del polacco Filip Mrowiński e può vantare in totale ben 19 album all’attivo, più svariate demo, split ed EP.
L’ultima fatica dell’artista è “Oblawa“, quarta dal cambio del nome, che si presenta come un disco Symphonic Black Metal con influenze folk ed è diviso in sei tracce che si susseguono sforando di solo qualche secondo la mezz’ora di durata totale.
L’incipit al tutto è dato da “Preludium” che si fa susseguire da “Karzel“, dalla quale si comprende fin da subito come ciò che si ha sottomano sia una produzione atipica per un genere quale il Black Metal, dove apportare modifiche a ciò che è peculiare, offrendo un proprio sound, è inusuale e rischioso.
L’intera composizione fa concentrare l’ascoltatore sull’atmosfera che si crea con l’andamento dei brani, dalla prima all’ultima nota, piuttosto che sulle capacità dell’artista, le quali infatti non risaltano, ma si limitano al minimo indispensabile (scelta giusta, in quanto passaggi tecnici risulterebbero inefficaci e di troppo).
Fattore che fa scemare anche l’attenzione per le parti vocali, attimi in scream vengono ricercati solo raramente, rimpiazzati da un parlato, il quale risulta comunque inquieto ma evita di sforzare le corde vocali per raggiungere tonalità eccessivamente alte.
Tutto questo evita di far spiccare solo parti in chitarra e voce, come talvolta succede, volenti o nolenti, e nessuna canzone dell’insieme attira le attenzioni su di sè, in quanto singolarmente non renderebbero come invece fanno collegate tra loro.
Tirando le somme, “Oblawa” è un album ben curato in tutta la sua completezza e propone la giusta combinazione tra diversi generi, in quanto oltre ai già citati Symphonic Black Metal e Folk Metal, si aggiungono andature epiche che fanno tornare alla mente i celebri Summoning.
Ascolto consigliato vivamente agli ascoltatori del Black Metal più sinfonico ed atmosferico.
