Seguendo le puntate del “making of”, la sensazione costante era quella della ricerca, ricerca di un album perfetto e profondo, curato e imponente, e di fatto mi sento di dire che i Mastodon ci hanno preso in pieno.
“Emperor Of Sand” arriva dopo un ciclo di due album più spensierati e distesi, in concomitanza con un periodo pesante e tragico per i membri della band; di conseguenza il sound ne risente, anche se non in maniera esasperata, ma il mood è decisamente più cupo rispetto i precedenti capitoli, cosa che alza le mie personali aspettative per questo nuovo lavoro.
L’enorme talento dei singoli membri e l’affiatamento che li lega si condensa in un songwriting totale, con una cura dei dettagli e delle idee quasi maniacale, dove perfino il trillo più insignificante ha un ruolo preciso nella texture del disco. Quello a cui siamo di fronte è un quadro coerente dall’inizio alla fine, dove perfino la controversa “Show Yourself“ trova una sua perfetta collocazione.
Il ritorno di layer impossibili, psichedelia leggermente meno frivola e composizioni più varie e distanziate vanno a dare una longevità incredibile a tutto l’album, che invece di avere qualche picco ben delimitato all’interno di un un contesto godibile, è una vera e propria escalation di sensazioni e sentimenti, raggiungendo vette che forse mancavano da troppo tempo nella dinamica dei Mastodon.
La scelta di utilizzare tanti generi e tante espressioni diverse, ma senza accavallarle eccessivamente, paga e rende il tutto più godibile e intellegibile da parte dell’ascoltatore. Le parti molto complesse e varie si incastrano in sequenze mai caotiche e soprattutto mai scontate, riuscendo a incastonare periodi più delicati e ricercati all’interno di brani più crudi e diretti, fondendo il tutto in un sound ispirato, originale, in linea con l’idea dei Mastodon di produrre dischi sempre diversi, mai ridondanti.
La produzione di “Emperor Of Sand” è un piccolo capolavoro nel capolavoro: i suoni, così come l’esecuzione, la scelta delle splendide e articolatissime voci, e tutto il lavoro di post produzione è impeccabile e certosino, ulteriore sintomo di una maturità esemplare che porta la band a saper mettere in pratica ogni propria idea.
Forse è un po’ presto per pronunciarsi, ma questo potrebbe essere uno dei miei dischi preferiti per il 2017, un concentrato epico di idee straordinarie, fresche, personali, unite a una capacità oggettivamente incredibile e a una versatilità del singolo senza eguali.
E’ inevitabile fare un parallelo con le precedenti perle della band, e per quanto “Crack The Skye” rimanga in un limbo di inaccessibilità perfino per gli stessi Mastodon, “Emperor Of Sand” vira delicatamente verso quelle sonorità, regalando delle emozioni notevoli.