EPICA – The Holographic Principle

by Federico Cerioni

“The Holographic Principle” è il settimo lavoro degli olandesi Epica: 12 pezzi che ci immergono in una visione della vita alternativa, a cavallo tra filosofia e fisica, ma senza tralasciare tematiche più attuali e tangibili. Per questo lavoro sono stati impiegati un coro e un’orchestra più ampi dei precedenti, non campionati ma reali; è stata inclusa anche una sezione di ottoni, parti di chitarre etniche tra cui mandolino, ukulele e balalaika e percussioni tra cui bongo, djembe, campane tubolari e gong.

Si inizia con “Eidola“, solenne e cinematografica, ci catapulta nelle atmosfere del mondo degli Epica: i cori in latino e la dolce voce di una bambina (la figlia di Coen, il tastierista) danno quel tocco di drammaticità e pathos che funge da preludio alla successiva traccia, nonché il secondo singolo uscito per presentare l’album: “Edge Of The Blade“. Si presenta subito con la pomposità delle orchestrazioni, cori maestosi, la morbidezza della voce di Simone e il growl di Mark. Ma già da questa traccia notiamo una caratteristica fondamentale dell’album, poi confermata anche dalle successiva tracce: il sound delle chitarre è più aggressivo, i riff più potenti, le partiture più variegate e coinvolgenti. Questo aspetto unito al sempre impeccabile Ariën alla batteria, creano un suono decisamente più poderoso, che si contrapponne ottimamente alla maestosità dei cori e delle voci ora dolci ora cattive di Simone e Mark. Il testo parla dell’ossessione per la perfezione estetica senza curarsi delle ferite dell’animo,

A Phantasmic Parade” ha ispirazione orientaleggianti e conferma come gli Epica siano maestri nell’unire orchestrazioni, cori, voci e chitarre in un idillio di melodie. La quarta traccia è “Universal Death Squad“, il primo singolo uscito: violoncello e tastiera aprono la strada a potenti riff di chitarra e doppia cassa; il ritmo ora veloce e poderoso, ora morbido e melodico, addolcito dalla voce di Simone, qui in una tonalità più alta rispetto alle canzoni precedenti. Sicuramente un singolo più complicato da recepire per l’ascoltatore, richiede diversi ascolti per poterne apprezzare la composizione, ma che rappresenta appieno ciò che sono diventati gli Epica oggi. Il testo narra di robot che potrebbero diventare un sostitutivo degli esseri umani nelle guerre e potrebbero decidere loro stessi se uccidere altri esseri umani.

Divide And Conquer” è caratterizzata dal duetto di Simone ed il suo canto pulito e Mark con il suo growl, ed il tutto sfocia in un ritornello catchy; nella seconda metà della canzone atmosfere adrenaliniche da headbanging assicurato; il testo riguarda l’attuale situazione politica in Medio Oriente e, verso la fine, presenta delle campionature sovrapposte di discorsi di Barack Obama, Hillary Clinton, Nicolas Sarkozy, David Cameron e John Kerry. L’atmosfera si distende e si rilassa un po’ con “Beyond The Matrix“, pur mantenendo le caratteristiche degli Epica con cori maestosi ed orchestrazioni, la canzone sembra una delle migliori dell’album ed, anzi, ci sorprende che non sia (ancora) uscito come singolo, in quanto ne ha tutte le potenzialità: struttura classica ma non banale, ritornello decisamente orecchiabile, la voce di Simone, qua più dolce che mai, che si alterna alla “rudezza” vocale di Mark. Ma quest’atmosfera quasi gioiosa per gli standard degli olandesi diventa triste e malinconica con quella che potremmo definire la ballata dell’album, Once Upon A Nightmare“: il graduale crescendo apre l’entrata delle tastiere di Coen e della, ancora una volta, dolce voce di Simone, fino ad un’esplosione orchestrale davvero emozionante. Questa ballad è la riconferma di come si sia scelto per “The Holographic Principle” di mantenere Simone ad una tonalità più moderna, più vicina al rock/pop, senza spingere troppo verso il cantato operistico relegato quasi esclusivamente alle parti corali. Nel testo si fa riferimento a Erlkönig, una fiabia che racconta di una creatura malvagia che ruba l’anima ai bambini: queste frasi vengono usate come metafore di chi si sente bloccato in una vita senza lieto fine né innocenza.

The Cosmic Algorithm rompe in parte quest’atmosfera ma scorre via piacevolmente, con i cori a fare da colonna portante del pezzo. “Ascension – Dream State Armageddon è probabilmente il pezzo più cupo e duro dell’intera carriera degli Epica: se gli incubi avessero una colonna sonora, questa potrebbe avvicinarsi ad esserlo. “Dancing In A Hurricane ci solleva dallo stato depressivo della precedente, presentando melodie etniche richiamanti il Medio Oriente: una canzone sicuramente diversa dal canonico, inaspettata, probabilmente la meno riuscita dell’album, non perché sia particolarmente poco convincente, anzi, il ritornello è molto catchy ed orecchiabile, ma bensì perché sembra rompere l’armonia di quanto ascoltato fin’ora; il testo, scritto da Simone, parla dei bambini cresciuti in un ambiente violento.

La cupa “Tear Down Your Walls ci fa ritornare immediatamente nell’atmosfera che ci ha accompagnato per tutto l’album ma scorre senza particolari sussulti e svolge bene il suo compito di apripista nei confronti di “The Holographic Principle – A Profund Understanding Of Reality“: oltre 11 minuti per una traccia che, nei testi e nelle musiche, racchiude lo spirito e l’essenza dell’intero lavoro, e che, chi apprezza gli Epica, non potrà che considerare una piccola gemma. Si parte con un solenne intro in latino in stile gregoriano, affiancato dalle tastiere per poi proseguire con ritmo ora cadenzato ora incalzante, cori femminili che dialogano con cori maschili, mescolando tanti sottogeneri del metal, dal progressive al death, con una maestria che solo gli Epica possono permettersi.
La tematica del principio olografico a cui fa riferimento il titolo è stata descritta dalla band con queste parole:

« Si occupa di un futuro prossimo in cui la realtà virtuale è decollata e permette alle persone di creare i propri mondi virtuali, indistinguibili dalla “realtà come la conosciamo”. Questo solleva il dubbio se la nostra realtà attuale sia una sorta di realtà virtuale di sé stessa, un ologramma. Ciò implica l’esistenza di una realtà superiore, che al momento è inaccessibile. I testi sfidano a pensare fuori dalla scatola, a riconsiderare tutto ciò che credevamo certo e ad essere di mentalità aperta verso le recenti rivoluzioni scientifiche. »

Questo concept è trattato in A Phantasmic Parade“, “Beyond the Matrix” e nell’ultima traccia, “The Holographic Principle – A Profund Understanding Of Reality”: cosa è davvero reale? ciò che vediamo? ciò che sogniamo? come la consapevolezza di vivere in un’ologramma può cambiare il nostro rapporto col mondo?

The Cosmic Algorithm parla di come dare un senso ad un’esistenza in cui tutto è regolato da leggi matematiche mentre Ascension (Dream State Armageddon) riguarda i limiti umani di fronte al confine tra sogno e veglia. In Tear Down Your Walls viene spiegato che solo attraverso la meditazione si possono comprendere e accettare le molte dimensioni della realtà, imparando a fidarsi delle proprie intuizioni.

In conclusione, in quest’album è evidente la crescita e maturazione dell’intera band, dalla composizione (ogni singolo componente vi ha partecipato), alla realizzazione pratica dei pezzi. Si sente l’influenza nella scrittura delle linee melodiche di Isaac e quello di Ariën: questo non può che essere positivo per una band che, visto il genere, rischia sempre di produrre lavori ripetetevi. Invece anche questa volta, sono riusciti a non cadere in questa trappola (cosa che purtroppo succede ad alcuni loro colleghi) ed, al contrario, a rimettersi in gioco con tematiche e melodie fresche. Ciò detto, è indubbio che non sia un album di facile apprezzamento: non è adatto a chi vuole canzoni dall’orecchiabilità immediata o a chi è disposto a spenderci pochi ascolti. E’ sicuramente un album impegnativo, ma di indubbia qualità artistica. Il quesito che però inevitabilmente mi pongo è: un album che fa delle orchestrazioni e dei cori il proprio punto di forza, riuscirà a rendere nei live in cui questi sono pre-registrati?

epica

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