Finalmente l’attesa è finita! A solo quattro concerti dalla fine del loro tour mondiale che li ha portati negli angoli più remoti della terra, gli Iron Maiden approdano a Trieste per la terza e ultima delle tre date italiane del “The Book of Souls World Tour”. Già da giorni si poteva seguire il montaggio del palco e del backstage grazie ad una webcam posta in Piazza Unità. Folle di curiosi si radunavano a seguire la preparazione della piazza per un concerto così importante. Già il giorno prima dello show ci sono stati i primi avvistamenti dei membri della band: Janick Gers si aggirava con l’immancabile Nikon a fare foto sul molo Audace (il lungo molo di fronte a Piazza Unità), Steve Harris ha cenato in un noto ristorante cittadino e Adrian Smith è stato avvistato in aeroporto a Ronchi dei Legionari. Ad aprire il concerto della Vergine di Ferro, troviamo i The Raven Age, giovane band inglese, di cui fa parte anche il figlio di Steve Harris, George. E qui potremmo iniziare un discorso sul nepotismo negli Iron Maiden. Ormai dal 2007 i Maiden si portano le band emergenti di figli e nipoti in tour. La capostipite fu Lauren Harris, la figlia di Steve, si passò poi al figlio di Bruce Dickinson, con i suoi Rise to Remain (ormai sciolti), passando ai Voodoo Six, con il figlio della sorella di Steve Harris alla batteria, alcune date con i Wild Lies del figlio del chitarrista Adrian Smith, per finire appunto con i The Raven Age e mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno… ma andiamo avanti.
Arriviamo a Trieste nel tardo pomeriggio a cancelli già aperti. Ci sono lunghe code agli ingressi, dovute ai controlli abbastanza ferrei. In ogni caso la fila scorre velocemente, anche se riusciamo entrare appena verso la fine dell’ultimo pezzo dei The Raven Age. Inizia il cambio palco e un piacevole venticello si alza a rinfrescare la gente in attesa. Piazza Unità è stracolma di persone e d’un botto parte Doctor Doctor degli Ufo, ormai da anni intro di ogni concerto degli Iron Maiden, alla quale segue il video sui maxi schermi che ci introduce all’ambientazione Maya di questo Tour. Si accendono le fiamme sul palco e Dickinson intona la parte iniziale di “If Eternity Should Fail”. Il boato del pubblico è talmente forte da coprire per un momento la sua voce e d’un botto entrano anche gli altri membri della band. La scaletta è quella consolidata durante tutto il “The Book of Souls World Tour” e prosegue con “Speed of Light”, dove Dickinson ci spara uno dei suoi urli da maestro. Tutto il concerto è un continuo correre e saltare. Janick Gers, che come al solito passa metà del suo tempo a fare il giocoliere con la chitarra, Adrian Smith ligio al dovere suona con la sua innata calma e serietà, mentre Dave Murray con il suo sorrisino perennemente stampato sulla faccia sembra divertirsi come un bambino a stare lì sul palco. Bruce fa un bel discorso introduttivo prima di “Children of the Damned” lodando la bellezza dei palazzi e della piazza in cui sta suonando. Un’altro monologo di Dickinson ci parla degli imperi che prima o poi crollano, come è crollato quello Maya che ci introduce “The Book of Souls”. Durante l’assolo c’è l’ingresso di Eddie, la mascotte degli Iron Maiden, a cui Dickinson strappa il cuore dal petto e dopo averlo mostrato a tutti lo lancia tra il pubblico. Il concerto fila avanti senza sosta, tra pezzi che hanno fatto la storia della band come “Powerslave” e “The Trooper” e brani dall’ultimo album tra cui “The Red and the Black” e “Death or Glory”, dove grazie al ritornello che fa “Climb like a monkey… “ si è creato un gioco tra i fan e la band dove Bruce con una maschera di scimmia in testa crea insieme alla gente una divertente coreografia… tanto sta, che sul palco è volata pure una banana. Il tempo scorre e dopo “Fear of the Dark” si sente intonare l’intro di “Iron Maiden”. E qui, dopo l’assolo del basso di Steve Harris e quello della batteria di Nicko McBrain e un bel “Scream For Me Trieste!” esce per la seconda volta Eddie, questa volta gigantesco dietro la batteria. È la fine del concerto e la band saluta i propri fan, che però sanno che è tutto una finta. Infatti dopo qualche minuto si sente il famoso “Woe to you o earth and sea… “ , che ci annuncia l’arrivo di “The Number of The Beast”. Siamo veramente agli sgoccioli. Dopo l’ultimo discorso di Dickinson che ricorda i fatti di sangue che stanno traumatizzando l’Europa e ci ringrazia di essere li per non darla vinta al terrore, parte “Blood Brothers”, seguita da “Wasted Years” che chiude definitivamente l’esibizione.
E come sempre arriva il triste momento della fine del concerto. La prima volta che li ho visti è stata quasi 20 anni fa, sempre a Trieste durante il Virtual XI Tour e alla voce c’era Blaze. Non posso negare che i Maiden sono e sempre saranno la mia band preferita. Li ho visti una decina di volte in concerto e conosco a memoria ogni loro pezzo, per cui forse il mio giudizio è un po’ di parte, ma sul palco si sono comportati egregiamente con un Bruce Dickinson di una potenza inaudita!!! Un concerto fantastico e basta!
Photo Credit: Simone Diluca