AMARANTHE – Maximalism

by Federico Cerioni

ATTENZIONE! QUESTO ARTICOLO POTREBBE CONTENERE TRACCE DI OLIO DI PALMA!

HIM, Rammstein, Babymetal, Amaranthe. Sapete cos’hanno in comune queste band? Direi poco o nulla musicalmente parlando. Ma se spostiamo la domanda sotto un punto di vista sociale, ecco che una cosa in comune ce l’hanno: tutte e quattro le band, nelle rispettive epoche, sono state capaci di spaccare in due fazioni la comunità metal. Quelli del “ma questo mica è metal, che schifo, è porcheria commerciale” e quelli del “metal o no, li ascolto volentieri”. Non ci sono mezze misure, sono quattro band (ma potrei aggiungerne tante altre) che o le si ama o le si odia.

Di sicuro avremo occasioni di parlare degli HIM, dei Rammstein o delle Babymetal, ma in questo articolo vogliamo concentrarci sugli Amaranthe ed in particolar modo sul loro ultimo lavoro “Maximalism“. Un album che prosegue il percorso intrapreso dai precedenti tre lavori e che continua a far discutere gli amanti del metal. In ogni chat, forum o post su Facebook, quando si tirano in ballo gli Amaranthe, c’è chi approva la loro musica, un metal che strizza l’occhio al pop, ci aggiunge chili di elettronica e che fa del ritornello orecchiabile e catchy il proprio punto di forza, e chi invece li disprezza come se fossero il male assoluto, l’olio di palma della musica. Pertanto, la premessa necessaria prima di addentrarci nei dettagli di “Maximalism“, è che è una band adatta a chi non ha pregiudizi musicali, a chi non è purista del metal crudo e duro.

Il sestetto svedese composto da Olof Morck (chitarra), Elize Ryd (voce femminile), Jake E (voce maschile) e Henrik Englund (voce growl), Johan Andreassen (basso) e Morten Løwe Sørensen (batteria) ha scelto come prima traccia “Maximize“: intro elettronico stile anni ’90 e il loro “classico” intreccio di voci, femminile e maschile pulite e growl, che ci accompagnano sino al ritornello decisamente orecchiabile e godibile. Perché la caratteristica degli Amaranthe è proprio questa: ciascuno degli 11 pezzi (discorso a parte merita l’ultima traccia) potrebbe essere un potenziale singolo e se questo da una parte è positivo perché rende l’album di facile ascolto, che lascia un senso di spensieratezza ed allegria, dall’altro diventa una spada di Damocle in quanto scorre via TROPPO facilmente e velocemente.

Il pezzo successivo “Boomerang” è probabilmente il più ridondante dell’intero album e il ritornello “Like a boomerang like a boomerang round” è di quelli che rimangono in testa e che ci si può ritrovare a canticchiare sotto la doccia senza un motivo preciso o una consapevolezza sensata.

Il terzo pezzo è “That Song” e merita un discorso a parte; se già gli Amaranthe hanno avuto la “capacità” di spaccare i fans del metal in due fazioni, questa canzone a mo’ di matrioska è riuscita dividere ulteriormente in altre due fazioni i fan della band capitanata dalla bella Elize: perché, se da una parte è un ventata d’aria fresca per quanto ci hanno abituato in tutti i loro lavori, dall’altra è una canzone puramente pop, in cui non v’è traccia né del metal né della voce in growl di Henrik. Ecco perché la scelta di piazzarlo come primo singolo di presentazione di “Maximize” ha avuto reazioni contrastanti tendenzialmente negative, tant’è che la band ha presentato il secondo singolo a meno di 72 ore dal primo. Se questa strategia di mercato era già prevista in anticipo o è stata a causa dei commenti negativi, non ci è dato sapere ma, guarda caso, il singolo scelto è stato “Fury“, decisamente il pezzo più aggressivo dell’album.

Con “21” torniamo allo stile classico degli Amaranthe con le tre voci ad intrecciarsi ad esaltare un ritornello particolarmente azzeccato, “On the Rocks” mantiene la sonorità goliardica dell’album, “Limitless” è una canzone d’amore (“Together we are limitless“) che si contrappone alla perfezione alla successiva, “Fury“, di cui parlavamo precedentemente esaltandone l’aggressività, dove manca la voce di Jake e quella di Elize c’è solamente nel ritornello mentre a farla da padrona è il growl (“Growl god“) di Henrik. “Faster” e “Break Down and Cry” ci accompagnano gradevolmente verso le ultime tracce, ma senza particolari sussulti.

Supersonic” spicca invece per un ritornello magnetico da hit, mentre “Fireball” fa da apripista alla conclusiva “Endlessly“, ballad orchestrale ed emozionante, in cui la voce di Elize si palesa in tutta la sua dolcezza ma anche potenza: l’unica canzone di tutta la loro discografia in cui c’è solo la sua voce per tutta la traccia.

Se fino alla penultima traccia la sensazione era di un lavoro in pieno stile Amaranthe, quest’ultima ci lascia un po’ di amarezza. Perché è indubbiamente la più intensa, Elize emoziona, la melodia è sognante, il testo strappalacrime:

“I will love you endlessly
And even if I cry
I’ll be there by your side
For lifetime
I will love you endlessly
And even when we die
You’ll be there by my side”

Endlessly” è un pezzo di qualità superiore perché, a differenza degli altri pezzi, sa arrivare al cuore dell’ascoltatore. E proprio questa sensazione mi lascia perplesso. Gli Amaranthe sanno anche emozionarsi ed emozionare, perché allora 11/12 di album hanno il “semplice” obiettivo di intrattenere? Per carità, quest’album è un buon lavoro, chi ha apprezzato i precedenti lavori apprezzerà anche questo, però lascia la consapevolezza che possono dare di più, possono fare meglio. La produzione sonora è invece ottima, le tre voci, pur intrecciandosi e spesso sovrapponendosi, sono sempre pulite e distinte, mai confusionarie.

Come dicono in un famoso talent, “per me è sì”. Però dal prossimo lavoro mi aspetto un’evoluzione artistica ed una maturazione compositiva, cosa che in questo “Maximalism” si è vista solamente a tratti.

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