Quattro album con i Creed, quattro album con gli Alter Bridge e tre album per il progetto solista, per un totale di vent’anni di carriera in cui una cosa pare ben chiara: Tremonti ha reso se stesso una “mano di Re Mida” e ha dimostrato di essere uno dei compositori più prolifici degli anni 2000. A ciò aggiungiamo il sodalizio con uno dei più talentuosi cantanti contemporanei, Myles Kennedy, e subito comprendiamo come mai vi siano tanto fermento e tante aspettative per il quinto album degli Alter Bridge: The Last Hero.
Il quartetto americano opta per una copertina fumettistica in tre colori e si pone a muso duro contro i crimini di una società vittima del consumismo, del fanatismo e delle ideologie. Una società in cui mancano valori e, soprattutto, personalità eroiche che sappiano scongiurare la catastrofe morale verso cui siamo diretti. Queste tematiche emergono ossessivamente nel songwriting, il quale è allo stesso tempo politico ed educativo, desideroso di trasformare l’uomo comune in un piccolo eroe attraverso il senso di responsabilità. Un’ossessione che, tenendo conto dei lavori passati, si ripercuote negativamente sull’originalità del lessico. Sul versante musicale, Tremonti utilizza tutto quello che ha e, di tanto in tanto, aggiunge pure una corda in più alla sua chitarra per appesantire il sound. Le ritmiche non lasciano respiro all’esecutore e si distinguono per una dinamica impressionante, impreziosita ogni volta da slide, bending e armonici dalla precisione chirurgica.
Nello scorrere le tredici tracce che compongono l’album, i tre singoli emergono per il loro impatto e per la cantabilità. Show Me a Leader e My Champion sono dirette, coinvolgenti, brillanti in tutto e per tutto, mentre il ritornello di Poison in Your Veins, seppur non sia una perla di originalità, risolleva un brano di per sé anonimo. Suscita interesse anche Cradle to the Grave, la quale inizia con un arpeggio che ricorda i vecchi fasti e si distingue nelle strofe dove cantato e chitarra vanno all’unisono. Menzione speciale per Island of Fools, impressionante nella violenza dell’intro e che farà certamente esaltare i più scalmanati in sede live. Infine, risulta molto gradevole anche You Will Be Remembered, una ballad luminosa, patriottica, che attinge a piene mani dall’hard rock degli anni ’80/’90.
In conclusione, va detto che, per quanto acclamato dalla critica, The Last Hero non è affatto tutto rose e fiori. Nonostante qualità tecnica e produttiva persistano su altissimi livelli, l’originalità dei testi e delle linee vocali comincia a venir meno. Certo, gli Alter Bridge hanno creato uno stile che non possono contraddire (pena la condanna dei fan), tuttavia, dopo cinque album, sarebbe forse il momento di ampliare i propri confini. Le corde vocali (altere i polmoni) di Kennedy consentirebbero qualunque cosa, o quasi. Invece gli Alter Bridge sembrano essere schiavi di loro stessi, colti dalla forza attrattiva di quella spirale che è l’autoreferenzialità.