Lunedì 13 Marzo noi di Metalpit siamo andati con e per voi ai Magazzini Generali di Milano per assistere a cose importanti: il ritorno dei Trivium dopo qualche anno di assenza e la prima primissima volta dei SikTh in Italia (in un tour europeo, a dirla tutta).
Già dal pomeriggio un folto pannicolo di disparati esemplari di Metallaro si accalca davanti ai Magazzini, sotto ai bus degli artisti. Questo piccolo popolo borchiato varia molto nel sottogenere ma poco in termini di fascia d’età: sono prevalentemente early teens, mi fa piacere il fatto che le nuove generazioni facciano sentire la loro presenza con forza ma spero che in serata la fascia di età si ampli allineandosi più sul classico pubblico da thrash metal fine anni Novanta.
Entro quasi subito e con largo anticipo per fare la mia lunga chiacchierata con i SikTh, per via della quale, ahimè, perdo la band di apertura, gli SHVPES. Per quanto questi corini made in Britain siano indubbiamente divertenti (odo qualche stralcio dal backstage) non mi pento di nulla: il mio non è stato un destino diverso da chi, pur arrivando per tempo, ha dovuto attendere in fila fuori dallo stabile poiché, gente, avevano terminato i biglietti. Eppure la data non era affatto sold out (nemmeno in tutta la durata del concerto, Trivium inclusi, il locale si arriverà a riempire totalmente e la zona del bar resta pressoché vuota, con tutti accalcati in avanti).
Riemergo dal backstage proprio insieme ai SikTh, i quali con mio sommo divertimento mi hanno lasciato assistere al warm up, con tanto di scuse per qualche stecca e Leach e Foord che cercavano di convincermi che “l’unico matto della band” fosse Mikee. Non vi ho creduto, amici.
Salgono sul palco con un pubblico già scaldato a dovere, questi pionieri di un genere djent/prog/mathcore nel quale in verità nemmeno rientrano, tanto poliedrici ed inetichettabili sono.
Poco noti ai più (nati nel 2000, collassati e riuniti negli anni 2007 e 2014, si sono mantenuti attivi qualche anno solo a livello di live shows accompagnando grandi bands ma anche da headliners, tour niente fino a qualche anno fa) tant’è che le prime canzoni ed alcune delle loro più note sono accolte in maniera poco sentita e forse un attimino perplessa da una platea prevalentemente sbarbina che ci mette un po’ per prenderci la mano e farsi coinvolgere in un tornado di ascendente dissennatezza condita da suoni folli.
L’apertura è dedicata a “Philistine Philosophies“, Mikee Goodman e Joe Rosser alternano e mescolano le loro voci in un botta e risposta rapidissimo, con quel modo particolare e tutto SikTh che però funziona e porta risultati eccelsi: portano il pubblico dalla loro seppur praticamente sconosciuti. Non c’è niente da fare: amateli o odiateli, questi hanno la capacità di servire ritmi e tecnica ben studiati, quel groove, quei ritmi precisi ed accalcati, spontanei e peculiari a tal punto che la loro univocità e complessità diventa sia difetto che pregio, incalzano senza lasciare respiro finché non ti ci trascinano, in quel loro mondo matto e spasmodico.
Nella scaletta fatta di brani più e meno noti, come “Flogging the Horses” o “Pussyfoot“, spicca l’assenza di Pin (Graham Pinney) sostituito da una traccia in background, ma i ragazzi fanno quel loro sporco lavoro come si deve ed il feedback del pubblico parla chiaro: impattano nelle teste, eccome.
Chiudono lasciando un’atmosfera d’assalto, i presenti sono tutti caldi e poco più numerosi rispetto all’inizio (vuoi per l’orario, vuoi perché è quasi ora degli headliners). Tant’è che, per tenere buona la mandria, mettono su qualche hit nota (e qui tutti i presenti vi citeranno “Run to the Hills”!) perché già molti si erano messi a far le capre perse nei cori da stadio intonando come in curva Sud nell’accattivante (no.) tentativo di attirare magistralmente la band principe della serata sul palco.
-TRIVIUUUUM TRIVIUMTRIVIUMTRIVIUUUUM! (Ma che pe’ davero?)-
Passa qualche infinito minuto ed ecco salire le guest star della serata.
I TRIVIUM partono toccandola piano con “Rain“. Irresistibile come sempre, la folla adorante si lascia coinvolgere in un crescendo che aumenterà in vitalità lungo tutta la performance: cantano (sia i testi che le parti strumentali, e questo diverte molto Heafy che lo fa notare ridendo, pare sia la prima volta che gli capita) e si lasciano coinvolgere in circle pits, mosh, poghi sulle note della band, i riff potenti che non lasciano tregua e la voce imponente del frontman (forse impostata eccessivamente per la piega che stanno prendendo i Trivium stessi).
La parte strumentale come sempre è un fulmine a ciel sereno, squarcia e scuote i Magazzini.
Setlist scorrevole durante la quale Matt Heafy interagisce con il pubblico moltissimo, con quel suo modo di fare di chi questo mare di cuori lo sa navigare perfettamente e sa vendere quello che vuole: “Vi state divertendo? Alzi la mano chi è alla sua prima volta con noi! E chi alla seconda? La terza, quarta, decima?”
Vuoi che i Trivium son sempre i Trivium, vuoi che quest’uomo ha un savoir faire invidiabile, ma il coinvolgimento e la carica adrenalinica che riescono a conquistare ed a trasmettere sono veri come poche cose al mondo.
Guardando la folla è evidente: stati di adorazione, commozione (alcune cerebrali), ipnosi, esaltazione passano e scorrono dal pubblico al palco e viceversa in un fluire senza fine.
Unico neo: ditemi pure che me la devo fare, una risata, ma da chi ritengo pietra miliare, titanico esempio del suo genere ed artista indiscutibile ho anche certe pretese. A me le cose così predigerite, un copione così palese fanno storcere il naso. Di un artista, di una band, mi piacciono ed amo il lato deficiente ed imperfetto, sudato e sbagliato, pieno di cazzotti presi in bocca e, soprattutto, umano.
Qui non c’è. Qui c’è un’esibizione ritagliata a copione teatrale.
Il giochetto portato avanti dal frontman durante lo show (“Sapete, siete il terzo pubblico più figo del tour, ma se vi impegnate e ci fate sentire che ci siete, sicuramente salirete in classifica! …tot brani… Siete al secondo posto! State battendo città il doppio di questa! …altri tot pezzi… aaah ragazzi siete troppo bravi, siete il MIGLIOR PUBBLICO di tutto il tour! La migliore tappa in Italia! Grandissimi! Siete i fan migliori fino ad oggi!”), unitamente ad una serie di pose, espressioni e mosse che sicuramente funzionano, sono efficaci, coinvolgono e fanno la loro parte goliardica ed aggregativa a dovere, per me resta una scelta un po’ così. Vende, è divertente, lo spettacolo funziona tutto e non intacca la performance di questi grandi.
Eppure un vacagare di cuore per questa scenetta da fiera dell’Est, ve lo meritate tutto. Il pubblico che intonava i cori da stadio, dopotutto, bilancia la questione.
Detto ciò. Qualche pecca nel suono a parte, i Trivium ci hanno regalato uno show esattamente a livello delle aspettative (alte) riposte. Impeccabili e potenti, memorabili e con stile e tecnica chirurgici che fanno loro meritare la posizione raggiunta.
La scelta di brani immensi, totali, ha scatenato il pubblico tanto da far consumare gran parte dell’ossigeno disponibile nel capannone, dando fuoco all’aria con ogni riff, ogni solo, ogni nota.
Chiudono con “Pull Harder on the Strings of Your Martyr” e, richiamati a gran voce sul palco, “concedono” il bis da scaletta, facendo inginocchiare la platea di sardine con il proposito di far detonare il pubblico sulle note di “In Waves“.
Escono sull’eco di una folla entusiasta e soddisfatta che si getta in cori e plausi che speriamo abbiano compensato in qualità la scarsa quantità numerica della popolazione della serata.
Chiudiamo qui il concerto, quest’altra esperienza live un po’ contenti un po’ straniti ma con le orecchie che ancora ci ricordano una cosa importante: il metal fatto bene non sta morendo. (Non ancora.)
Le setlists cui abbiamo assistito:
SikTh
- Philistine Philosophies
- Part of the Friction
- Flogging the Horses
- Hold My Finger
- Pussyfoot
- Skies of Millennium Night
- Sanguine Seas of Bigotry
- Bland Street Bloom
TRIVIUM
- Rain
- Forsake Not the Dream
- Down From the Sky
- Entrance of the Conflagration
- The Deceived
- Dying in Your Arms
- Strife
- Dusk Dismantled
- Throes of Perdition
- Silence in the Snow
- Pillars of Serpents
- A Gunshot to the Head of Trepidation
- Until the World Goes Cold
- Pull Harder on the Strings of Your Martyr
- In Waves