METALDAYS 2016 @ Tolmin 24-30/07/2016

by Tancredi Cassina

Passata una settimana, recuperate energie e concentrazione, mi accingo a rendervi partecipi di ciò che abbiamo potuto vivere al METALDAYS 2016, festival sloveno dalla ormai lunga tradizione (ex METALCAMP) sito in una cornice semplicemente incredibile per bellezza e sfruttabilità nel contesto del festival.
Come se non bastassero i due stage, è presente infatti un’area balneabile sulle rive del fiume, che di sera ospita perfino la movida più insospettabile per un festival metal.
Fatto questo piccolo preambolo per chi non sapesse in cosa consiste il Metaldays, tuffiamoci a capofitto nella prima giornata di concerti, tenete presente che il report riguarda le band che ci hanno più colpito a cavallo fra i due diversi stage durante tutta la settimana.

DAY 1

Il nostro arrivo al Metaldays è dolce, gentile, delicato e soave. Le persone intorno a noi, seppure dall’aspetto tetro, sono tutte meravigliosamente felici e gentili, noi ritiriamo i pass al chiosco apposito e una volta parcheggiato ci dirigiamo all’interno dell’area festival. Tutto meravigliosamente efficace, nessun problema, nessun ostacolo, una meraviglia vera.
L’accoglienza è delle migliori, il festival è già nel pieno della sua vita, un continuo via vai di persone verso la spiaggia, persone che pranzano, le band in apertura che finiscono di curare i suoni, uno spettacolo che riempie me e il mio compagno di avventure di carica e buona volontà.
Una volta ispezionate le parti più ricche del festival, prendiamo posto nell’area Press entrando subito in sintonia con colleghi e organizzatori. Il tempo di consumare un pasto ed eccoci nel vivo dell’azione: per prendere le misure abbiamo deciso di seguire entrambi i palchi contemporaneamente, decisione poi abbandonata dal secondo giorno, come vedrete nel prosegui del report.

“Finalmente musica”, ciò che ci siamo detti alle prime note degli ZIX è stato proprio questo.
La band libanese ha carisma, ma la resa generale non è granchè. Se non altro, aprire un festival di queste dimensioni non sarebbe facile per nessuna band al mondo, figuriamoci per dei ragazzi emergenti. Quel che conta è la caparbietà e serietà con cui hanno concluso il set, non male affatto come inizio. Il tempo di rendercene conto e ci troviamo catapultati sul secondo palco con i SEDUCED: la band Death metal ne ha, esprime discretamente il suo potenziale coinvolgendo tutti i presenti (incluso un entusiasta Gene Hoglan). Finito l’ottimo set torniamo sul main stage per i DRAKUM: che dire… scelta non azzeccatissima, la band infatti è molto impacciata e a tratti scontatissima. Perdiamo interesse dopo una manciata di pezzi che ci portano verso la chiusura del set e alla prossima band. Torniamo questa volta sul secondo palco per goderci i NA CRUITHNE: la formazione Folk metal non è affatto male pur non avendo una proposta originale e sa come intrattenere e divertire. La simpatia e affiatamento dei membri traspare coinvolgendo il pubblico e il concerto finisce in una festa sotto palco. Gli animi iniziano a scaldarsi finalmente, perfetto.
Una volta tornati sul main stage troveremo degli agguerritissimi HACKNEYED, che con il loro deathcore moderno e melodico iniziano ad alzare la qualità generale della proposta di questa prima giornata di festival. Molto precisi e potenti, terminano dopo aver scaldato per bene un pubblico che inizia a scalpitare.
Prima di tuffarci nei main event della giornata, torniamo sul secondo palco a dare un occhiata, forse una delle coincidenze più fortunate dell’intero festival: i COMANIAC, una band svizzera con una potenza e una longevità attraverso lo spettacolo da far impallidire band Thrash blasonatissime. Questi giovanissimi ragazzi hanno letteralmente spaccato tutto, con grinta da vendere, idee chiarissime e tanta voglia di fare. Una delle più belle sorprese del festival.
La prima grossa band a comparire sul palco dedicato a Lemmy sono gli ORPHANED LAND. la band mediorientale stupisce il numerosissimo pubblico con un’impeccabile esecuzione e la peculiarità della musica proposta, con i musicisti che sembrano molto a loro agio e regalano una grande esibizione.
Per l’esibizione successiva abbiamo giocato in casa. I FLESHGOD APOCALYPSE hanno fatto tremare la vallata, dando uno scossone incredibile all’intero festival che come per magia ha iniziato a muoversi più velocemente. Il death metal estremo e sinfonico dei nostri prodi musicanti ha dato enormi frutti. Soddisfatti e contenti passiamo al second stage per una delle band più toccanti del festival. Il groove dei ROSETTA ci ha lasciato senza parole e senza fiato, intensi e commoventi, estremi nel loro essere schietti ed estroversi, emozioni fatte musica. Che dire, incredibili. Con le lacrime agli occhi salutiamo definitivamente il second stage per i main event della giornata, ad aspettarci i sempreverdi SACRED REICH, che con la loro energia e potenza mandano in delirio il pubblico. La loro esperienza paga e lo show è veramente d’impatto, dopotutto la vecchia scuola non delude mai.
Dopo l’uscita del loro ultimo lavoro, i DARK FUNERAL avevano catturato la mia attenzione, ero curioso di vederli e la qualità non ha tardato ad arrivare. Potentissimi, violentissimi, estremi. L’inferno fatto band, non un colpo sbagliato, non un attimo di esitazione, questi signori svedesi hanno veramente annientato ogni forma di vita esistente nell’area di Tolmin. Veramente paurosi, a tratti quasi irriverentemente capaci, 10 e lode per loro, forse una delle esibizioni più esuberanti del festival.
Tuttavia c’è spazio per un solo headliner della serata e lo scettro passa a quelle leggende che rispondono al nome di TESTAMENT. La band americana non solo è in forma, ma è anche estremamente rilassata, il clima quasi affettuoso che lega i componenti è un sintomo di quel che manca a molte band: l’amore per ciò che si fa, al di là del successo effettivo.
I nostri thrasher sconvolgono tutto prendendo un tiro incredibile. La scaletta è paurosa, tutta in faccia, un capolavoro dietro l’altro senza nessuna sostané esitazione. Solo un attacco mostruoso e continuo da una delle formazioni più incredibili che ci siano al mondo.
Grandissimo bonus è infatti la sessione ritmica che vanta due titani come Steve Di Giorgio e Gene Hoglan che accompagnano la band verso le stelle. Testament infiniti, noi esausti e felici. Tempo di ricaricare batterie e cervelli e goderci qualche ora di sonno prima di tornare a lavoro per voi.

PHOTOGALLERY DAY 1

DAY 2

La grazia concessaci dal tempo il primo giorno svanisce durante il secondo: temporale e acquazzone ci costringono a rintanarci in attesa di una schiarita, che arriva a metà pomeriggio appena in tempo per gli SKÁLMÖLD, band che si esprime trasmettendo simpatia e cordialità (ci hanno dato la medesima impressione durante l’intervista che abbiamo potuto fare insieme a loro). Seguono i CATTLE DECAPITATION che sventrano il clima pacioso creatosi fino a quel momento. Violenti e in forma, capitanati da uno dei vocalist più incredibili sulla scena, portano a casa un set infuocato. Arriva il momento degli INSOMNIUM: la band crea un’atmosfera incredibile, i fans sono in estasi e il tempo sembra volare. Esibizione davvero completa e curata, di classe e piena di sentimento. Una volta terminato lo show si prepara il palco per una delle band che non mi hanno mai deluso: gli ARKONA infatti non si smentiscono, in formissima e ben supportati dal pubblico sciorinano un repertorio vastissimo a sostegno di uno show molto suggestivo, carico di enfasi e molto energico. La loro presenza scenica è impeccabile, ci dispiace quasi vederli finire il set, ma ogni sogno ha un termine.
Viene ora il momento di due attimi controversi del festival: gli SKINDRED hanno obiettivamente fatto uno show incredibile, divertente, coinvolgente ed entusiasmante, ma non sono stati apprezzati da tutti, poiché forse un genere come il loro è un tantino azzardato per un pubblico omogeneo come quello di un festival metal. I MARDUK invece sono stati semplicemente deludenti, non all’altezza di esser definiti headliner e non in forma da poter fare bella figura in quei panni, abbastanza sconfortati decidiamo di prender la via di casa.

PHOTOGALLERY DAY 2

DAY 3

Nuovo giorno stessa solfa: il maltempo comanda (con una tempesta esemplare) di iniziare il cuore delle operazioni verso le 15 con gli ABORTED che ci danno una lieta sveglia a suon di blast incredibili e violenza gratuita. I ragazzi olandesi non deludono mai, l’esibizione perfetta e la loro immancabile docilità fuori dal palco fanno il resto. È la volta dei DYING FETUS e la musica non cambia, botte da orbi, amanti del death metal storico ben serviti e show intenso come il genere concerne. Grandissima botta seppure la formazione sia ridotta all’osso: non per niente si tratta di grandi veterani del genere, imperdibili.
Si prosegue con gli intensissimi GRAVEYARD, totalmente fuori posto in mezzo a band come Dying Fetus e Napalm Death, ma altrettanto bravi e capaci. Il loro groove settantiano ci prende, i loro colori e movenze ci ipnotizzano. I ragazzi svedesi ci regalano un attimo di pausa dall’incessante assalto sonoro che risulta un toccasana. Sono capaci, fanno benissimo il loro ed alla fine lasciano spazio a delle leggende vere. Suona infatti la sirena ed è tempo di mettere caschetto e paradenti: i NAPALM DEATH montano sul palco e senza tanti preamboli iniziano a passare il rullo compressore sul Metaldays. Perfetti, impeccabili, essenzialmente grind fino al midollo, eroi.
E il posto di una band simile lo può prendere solo una di caratura simile, e parliamo dei KREATOR. I tedeschi mettono in scena l’esibizione forse più scenicamente coinvolgente dell’intera edizione con giochi pirotecnici e coriandoli e uno show praticamente impeccabile. Gli anni passano anche per Mille Petrozza, che però non perde grinta e carisma. Il suo discorso sull’amore che accomuna tutti i fans dell’heavy metal è toccante come sempre e ci manda fuori dal photopit con i brividi e ci godiamo l’intera esibizione. Per quanto ci riguarda, i veri headliner della giornata sono loro. I DIE APOKALYPTISCHEN REITER, infatti, sarebbero da considerare non pervenuti: esteticamente coinvolgenti ma musicalmente molto insipidi. La noia prende il sopravvento molto presto, il pubblico si spegne e noi con loro. Cala il sipario sul terzo giorno di Metaldays.

PHOTOGALLERY DAY 3

DAY 4

Scommetto che indovinerete tutti come inizia il quarto giorno di Metaldays. Qualcuno ha detto acquazzone? Indovinato. Niente paura, abbiamo utilizzato questo tempo per gustarci i THE CANYON OBSERVER, band slovena che sta sfornando veri capolavori e che vi consigliamo in quanto rivelazione del festival, almeno fra le band sconosciute.
Noncurante del maltempo e contrariato da una decisione becera come mettere gli IMMOLATION di primo pomeriggio, mi butto nel fango e scatto qualche foto di questi pionieri del death metal: show intenso, poco pubblico ma irriducibile. In poche note mi hanno ricordato perché, a differenza di tante meteore, sono nell’olimpo fatto di sangue e viscere del death metal. Si prosegue con una band che non ho sinceramente capito: i DELAIN, infatti, per quanto capaci e piacevoli, non mi hanno trasmesso molto. Alcuni spunti e idee mi hanno preso, ma finite quelle sono stato coinvolto sinceramente di più dalla loro presenza scenica, ottima e divertente.
Finalmente una band che aspettavo, una di quelle band che non mi stancherei mai di sentire. I SEPTICFLESH sono stati incredibili come al solito, l’innesto di Krimh dietro le pelli ha aggiunto un non so che di organico alla band che ora dal vivo è estremamente fruibile, con suoni e dinamiche entusiasmanti pur rimanendo in una nicchia estrema del metal. Carisma da vendere, band sensazionale, avremmo voluto un set più esteso che sarebbe stato meritatissimo.
Tempo di morire… come dicono gli ELECTRIC WIZARD. Una di quelle esperienze che non si possono descrivere in maniera appropriata con parole o immagini: per godere di loro appieno bisognerebbe trovarseli davanti a volumi infernali. Rappresentanti quasi unici di un genere che va amato o odiato, mettono insieme uno show incredibilmente psichedelico e curato, che ci trascina in uno stato catatonico che finirà in maniera bruschissima. I DEVILDRIVER infatti non sono soliti chiedere permesso e infatti arrivano come un tornado e distruggono tutto. Prime note, intro di “End Of The Line” ed è già il delirio totale. Esibizione di un groove impossibile, inesauribili e violenti, sempre pronti a pigiare sul pedale del gas e incendiare il pubblico che risponde in maniera altrettanto pimpante, i Devildriver vincono. Prima di andare a dormire però ci attendono due lezioni importantissime, una alla corte degli AT THE GATES che ci spiegano in breve chi è che comanda e soprattutto cosa significa essere svedesi, e infine gli OBSCURA che ci tengono svegli fin tardissimo con una quantità di tecnica da mandare in pappa il cervello anche al più incallito fanatico, incredibili.

PHOTOGALLERY DAY 4

DAY 5

L’ultimaa giornata inizia in maniera pigra e la prima band a dire qualcosa di concreto sono gli EINHERJER, che con la loro tenuta da biker rovinati e il loro andazzo molto ’80s portano a casa un bel set per gli affezionati della band. Niente di incredibile, ma finalmente interrompono il mortorio.
I VARG sono belli corposi, scenografici e coinvolgenti. Una garanzia in fatto di spettacolo, musicalmente forse non originali o curati ma di sicuro una band molto solida dal vivo, ci sono piaciuti.
Il tempo passa e l’adrenalina sale, si fiuta nell’aria l’arrivo di una tempesta, questa volta non fatta d’acqua e vento ma di thrash metal americano. Gli EXODUS si preparano ed al momento di attaccare è una esplosione di violenza improvvisa. Si tratta di una band senza età che, seppur menomata di Gary Holt, non perde un colpo e restituisce al pubblico una dose di violenza inaudita. Come 5 uomini possano scatenare quell’inferno rimane un dubbio che mi porterò dietro per molto tempo. Entusiasmanti fino all’ultimo, inconsciamente mi lasciano senza fiato e senza voce, la quale sparirà totalmente con i BLIND GUARDIAN. I tedeschi snocciolano una setlist da capogiro (finalmente presenta più riferimenti ad “Immagination From The Other Side”) e un’esibizione sontuosa con suoni, luci, presenza e qualità eccelsa. La vera ciliegina sulla torta per questo festival incredibile. Ultimi ma non ma non per importanza i DRAGONFORCE, che dopo il forfait del cantante e l’innesto all’ultimo del giovane Youtuber PelleK riescono a portar a casa lo show anche se con qualche lacuna e insicurezza. Una lancia va spezzata per il frontman della serata: il ragazzo infatti ha imparato la scaletta in 24 ore e non ha MAI provato con la band, facendo comunque un’ottima figura. Un lieto fine almeno per qualcuno.
Menzione speciale: MISERY INDEX, seppur dispiaciuto di non averli potuti intervistare, la band ha regalato uno show sul second stage da far venire i brividi, forse una delle migliori band dell’intero festival, ne parleremo sicuramente nel prossimo futuro.

PHOTOGALLERY DAY 5

Cuore pesante, nodo in gola e magone. Il Metaldays è alla fine: terminato ultimo giorno, l’ultima cavalcata verso la vittoria fatta di comfort, pasti caldi e civiltà… e no, tutto questo non sembra minimamente attraente messo in relazione a ciò che lasciamo qui, un contesto bellissimo, un’organizzazione esemplare, colleghi splendidi: praticamente una famiglia. Non sono frasi fatte, il lato umano di questo festival è qualcosa che ci ha arricchito moltissimo a livello personale e professionale e ci dà ancora più carica nello svolgere le attività che ci porteranno a tornare su questi passi e seguire da vicino sempre più eventi di questo calibro.
Per questa edizione è tutto, non mancheremo ai prossimo festival estivi e autunnali e non vediamo l’ora di tornare in Slovenia per il Winter Days of Metal!

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