Trasferta toscana per MetalPit, che approda all’Exenzia di Prato in occasione dell’unica data italiana dei Lord Of The Lost, attualmente in tour per presentare il loro nuovo album “Thornstar”. La band tedesca ritorna nel nostro Paese ad un anno di distanza dal precedente “Raining Star Tour”, che aveva toccato non solo il Traffic di Roma, ma anche la venue di Prato, che ormai sembra essere diventata una “seconda casa” per la band. A fare da spalla, due band italianissime: i Junkie Dildoz, non nuovi in quel di Firenze, e gli Animae Silentes, giunti dritti dritti da Verona per arricchire un sabato sera davvero speciale.
Ad aprire la gelida serata pratese sono i fiorentini Junkie Dildoz, attivi già dal 2008.
Forse sconosciuti ai più, i Junkie Dildoz hanno alle spalle non solo una serie di EP (“Welcome to the Porn Nation”, 2009; “Fuck You We Rock”, 2013) e collaborazioni, ma anche la partecipazione a numerosi festival, tra cui il prestigioso “Pistoia Blues” ed il “Fuck You We Rock”, festival underground itinerante fondato dalla band stessa nel lontano 2011.
Irriverenti e potenti, i Junkie Dildoz scaldano subito la venue con il loro sleaze metal dalle grezze sfumature street, condendo il tutto con un pizzico di punk old school. Nonostante il loro genere musicale non sia quello che ci si aspetta in apertura di una serata elettro/industrial, i Junkie Dildoz svolgono alla perfezione il loro “sporco” lavoro, con un frontman trascinante, dei giri di basso potenti ed un’impostazione visiva accattivante.
Piovono dollari ed il pubblico è già in visibilio. Tutti si stanno divertendo un sacco, ma i minuti a disposizione scorrono veloci, ed è tempo di lasciare spazio alla seconda band.
Setlist:
Loudtown
Sons of Anarchy
Bastard
If I Have Enough Time
I Am the One
Acid Punx on Dope
Til the End
JUNKIE DILDOZ
Dopo che anche l’ultimo dollaro è caduto a terra, è tempo di atmosfere più dark ed introspettive con gli Animae Silentes.
Di recente formazione (2015) e con solo un album all’attivo (“Suffocated”, 2017), la band è tutt’altro che alle prime armi. Tra i suoi membri figurano infatti due capisaldi del rock italiano: Tomas Valentini, già bassista della storico gruppo bolzanino Skanners, che ho avuto modo di vedere live nel 2013, ed il poliedrico Rock Ramon, che proprio nel 2013 militava in un’altra pietra miliare del metal italiano: i Crying Steel (visti dal vivo proprio il giorno prima degli Skanners).
Rivedere Tomas e Rock Ramon sul palco è davvero un piacere: in un tripudio di brani sia lenti, che energici, gli Animae Silentes presentano al pubblico il loro unico ed ultimo nato “Suffocated”, con una grinta decisamente rock, un pizzico di atmosfera gothic ed un’eleganza alla Judas Priest. C’è anche spazio per una bellissima cover di “Frozen“, che dimostra ancora una volta quanto camaleontica sia la voce di Rock Ramon. Un momento magico che scorre veloce, per lasciare spazio agli headliner.
Setlist:
Burning in Silence
Purgatorium
Nothing Else to Remind
Save Me
Eville
Frozen (cover)
Desperation Road
Lost in My Soul
Suffocated
ANIMAE SILENTES
Nel mio cuore ci sono tanti cassetti pieni di musica, ed uno è sicuramente dedicato ai Lord Of The Lost. Ho atteso questo live per quasi due anni, nella consapevolezza che vederli dal vivo sarebbe stata la prova del nove riguardo alle inspiegabili e familiari sensazioni che mi trasmettevano ascoltando la loro musica.
Solitamente catalogati come esponenti della neue deutsche härte, i LOTL si configurano come un mix di generi musicali: industrial, elettronica, EMB, gothic, alternative rock e musica orchestrale (sono infatti numerosissimi i loro live unplugged, ed altrettanti i full-length con le loro tracce rock “rivisitate” in versione strumentale).
A coordinare questa tavolozza di generi è la meravigliosa voce di Chris Harms, che con i suoi scream sofferenti ed i suoi bassi tenebrosi riesce a dipingere delle melodie che arrivano dritte al cuore. Una voce che non si esaurisce nella mera “esecuzione” dei testi, ma che diventa l’espressione di un’attitudine, di un modo di vivere… quello di chi si è perso, ma vuole ancora ritrovare la via.
Musicalmente complessi, i LOTL visivamente non sono da meno: un’estetica creativa, curata e rinnovata di volta in volta sulle base di ispirazioni provenienti dai mondi più diversi (moda, arte, ecc …).
Veniamo ora al live. Dal vivo, i LOTL sono una fonte pressoché inesauribile di energia: Class (basso), granitico, ma potente al tempo stesso, si coordina alla perfezione con la dinamicità di Pi (chitarra), che si scatena correndo da un lato all’altro del palco; Niklas sfonda la batteria, affiancato dal polistrumentista Gared, che si dedica contemporaneamente ai tamburi ed alla tastiera, mentre Chris ipnotizza tutti con la sua presenza scenica fatta di movenze dannatamente sensuali, ma a tratti femminee e divertenti.
Lo show della serata è principalmente incentrato su “Thornstar”, ultimo nato in casa LOTL, con l’aggiunta di alcuni classici provenienti dai precedenti album: si passa da brani più duri come “Drag Me to Hell“, ad altri che fanno ballare il pubblico, come “Blood for Blood” o “La Bomba“, sino ad arrivare a cover (“Bad Romance” di Lady Gaga) e a ballad innegabilmente romantiche, come la conclusiva “Lighthouse“. Perché sì, i LOTL ci regalano anche un encore… che encore non è, perché, come sottolinea Chris:
“Bene, adesso sarebbe ora dell’encore. Dovremmo fingere di andare via, voi dovreste essere delusi che ne andiamo. Dovreste dunque chiederci di tornare indietro, ed essere sorpresi quando ritorniamo… Ma, beh … noi saltiamo questa parte e passiamo direttamente all’encore.”
I LOTL suonano per quasi due ore, finendo a notte inoltrata (sono quasi le due). Uno show che avrebbe potuto tranquillamente essere degno di un Summer Breeze o di un M’era Luna, ma che viene (con tantissima umiltà) messo in piedi in una venue con al massimo 600 persone.
I ragazzi si divertono (e ci divertono), ci mettono l’anima, e regalano un spettacolo (perché di questo si tratta) fenomenale, che vola via in un battito d’ali.
Sulle note di “Lighthouse” capisco che le mie aspettative non sono state deluse: c’era qualcosa in più che andava oltre la musica e che arrivava all’anima, ed è una cosa che accade davvero raramente durante un concerto.
Una band a mio parere sottovalutatissima, che consiglio assolutamente di approfondire e vedere live, nella speranza che possa tornare nel nostro paese, magari di fronte ad un pubblico molto più vasto.
Setlist:
On This Rock I Will Build My Church
Loreley
Morgana
Full Metal Whore
Sex on Legs
Black Halo
Drag Me to Hell
Prison
Under the Sun
Haythor
Dry the Rain
Six Feet Underground
Bad Romance (cover)
Blood for Blood
Die Tomorrow
La Bomba
Lighthouse
LORD OF THE LOST