Non sufficientemente soddisfatti di aver assistito soltanto alla data del Circolo Magnolia lo scorso 28 novembre (live report qui), noi di Metalpit.it abbiamo superato ben due confini per arrivare a Zagabria e fare il bis della tripletta vincente Sólstafir, Myrkur e Árstiðir. Un trio che è sceso dal freddo Nord per riscaldare l’intero Tvornica Kulture, location di questa serata.
Siamo arrivati al locale con un certo anticipo in quanto abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il cantante dei Sólstafir Aðalbjörn “Addi” Tryggvason, che si è rivelata una persona piacevole e divertente. Salutato con un selfie, lo staff ci ha poi gentilmente invitati a uscire al freddo e al gelo per attendere l’apertura delle porte. E dopo aver aspettato qualche minuto, ecco che finalmente si aprono e possiamo rintanarci di nuovo al caldo asfissiante.
Il locale non è particolarmente pieno, ma con le note di Bon Iver (non molto contestualizzate a mio parere) cerco di farmi spazio tra le prime file con la mia macchina fotografica.
Le luci si fanno soffuse e prendono posizione sul palco tastierista e due chitarristi. All’inizio sembra che la base registrata dia qualche problema e per questo gli Árstiðir si vedono costretti a ricominciare. Ma recuperano immediatamente dopo aver incominciato a suonare e soprattutto a cantare, a turno e insieme. I cori sono infatti bellissimi, così come le atmosfere che questi pochi strumenti riescono a ricreare insieme.
La band propone una musica in stile indie-folk rock con influenze della tradizione islandese. La prima mezz’ora risulta piacevole, ma un po’ monotona devo ammettere. E fortunatamente l’introduzione della batteria, con ospite Hallgrímur Jón “Grímsi” Hallgrímsson dei Sólstafir , risolleva un po’ l’animo del locale.
Dopo circa un’ora, la band saluta il pubblico e l’ambiente si colma di impazienza per l’artista successiva.
Tre figure incappucciate di nero rivolgono le spalle al pubblico, seguite poi da una smilza e biondissima Amalie Bruun, in arte Myrkur. La sua voce frantuma l’intero locale lasciando tutti quanti a bocca aperta, in un completo silenzio. Il brano “Mareridt”, titolo dell’ultimo lavoro in studio pubblicato da Relapse Records, giunge al termine, e senza pausa ecco i riff pesanti e ripetitivi di “The Serpent”, contrapposti alla solita voce angelica della Bruun. Impeccabile.
Segue “Ulvinde”, in cui finalmente la voce angelica viene rimpiazzata da uno scream black metal, per poi andare indietro nel tempo con “Onde Børn” e “Vølvens spådom”, tratti da “M” (2015). Per tutto il susseguirsi della performance, Myrkur rimane fedele al suo personaggio: un’artista immersa nel suo mondo, che con le sue gestualità risulta a volte un po’ inquietante e folle, ma che attraverso la sua voce riesce a catalizzare l’attenzione dell’intero pubblico, senza mai rivolgergli troppe parole.
Dopo la splendida “De tre piker”, troppo presto Myrkur annuncia l’ultimo brano: un solo realizzato con voce e tamburo. Da brividi.
Senza nemmeno attendere l’applauso caloroso del Tvornica Kulture, la bionda cantautrice se ne va lasciandoci tutti emozionati. Per chi ancora non lo ha fatto, andare a vedere quest’artista è d’obbligo.
Il locale è ormai completamente pieno, ma riesco comunque a farmi breccia fino a sotto il palco in primissima fila. L’attesa viene smorzata da una luce blu intensa e dall’intro folk rappresentato da “Nàttfari”, così da far prendere posizione agli headliner.
Con “Silfur-Refur”, brano d’apertura dell’ultimo full length “Berdreyminn” (2017), i Sólstafir danno il via a quella che sarà una delle migliori performance a cui io abbia mai assistito.
Neanche due minuti che già si vedono tutte le teste dei presenti muoversi su e giù a ritmo di musica: uno dopo l’altro si susseguono alcuni dei brani preferiti dalla sottoscritta, tra cui “Ótta”, “Lagnætti”, “Hula” e “Fjara”. Momento di pausa in cui il cantante ricorda a tutti qual è la più grande metal band di sempre, gli Iron Maiden. Tra le risate di tutti, però, si fa poi serio e con occhi lucidi affronta un lungo e toccante discorso a proposito di depressione e alcolismo, e su quanto sia importante tendere la mano ai propri cari che ne sono coinvolti. In questo modo viene poi annunciata la classica “Goddess of the Ages”, posta in chiusura e tratta dall’album del 2009 “Köld”. Con grandissimo calore viene salutata la band, che ringrazia il pubblico croato per la bellissima prima esperienza in questo Paese e per il grande supporto.
Come già espresso sopra, è stato un concerto davvero eccezionale: la band era in ottima forma e si è resa protagonista di uno show stimolante. Molto coinvolgente Tryggvason, il quale si è rapportato tantissimo con il pubblico: più di una volta ha stretto le mani alla prima fila regalando qualche plettro (che sono riuscita a prendere!) e concedendo addirittura la sua chitarra ad un fan per qualche secondo. A “El Gringo”, chitarrista preciso dallo sguardo serio e pacato nascosto un po’ dal suo cappello, si contrapponeva Svavar “Svabbi” Austmann al basso, il quale si muoveva sul palco facendo svolazzare le sue lunghe trecce rosse e riparandosi a fumare ogni tanto la sua sigaretta elettronica, rilasciando grosse nuvole di fumo. Contributo all’insieme dato anche dalle particolari luci: piccole lampadine sparse qua e là sul palco che rilasciavano una luce calda e soffusa, molto d’atmosfera.
Nient’altro da aggiungere. Per gli amanti del genere, ma anche no, è sicuramente un’esperienza da provare in prima persona!