Dopo l’ultima esibizione al Rugby Sound Festival di Legnano nel 2017, i mitici The Darkness capitanati dai fratelli Hawkins, per la gioia dei loro fans fanno ritorno nel nostro paese per due date. Come ospiti della serata abbiamo due band dell’underground tricolore, gli Hangarvain e i Noise Pollution che intratterranno il pubblico ovviamente a ritmo di rock.
HANGARVAIN
Aprire le danze spetta ai napoletani Hangarvain, nati nel 2013, con all’attivo il terzo lavoro “Roots and returns” pubblicato l’anno scorso. Accolti calorosamente dal discreto pubblico, partono con “Rock Down The House” inedito che farà parte del futuro disco – sicuramente un buon inizio che dà ai presenti una scossa, grazie al loro rock energico dettato dai solidi riff e spiccati assoli di Alessandro Liccardo, affiancato dalle forti linee di basso da parte di Andrea Stellano. Propongono pezzi tratti da “Best Ride Horse” e “Freaks” che complessivamente hanno un bel tiro, grazie anche agli scalpitanti ritmi sostenuti da Andrea Gianangeli alla batteria. Anche la tenuta di palco è dinamica e coinvolgente grazie all’intensa attività live – in passato hanno aperto per Gilby Clarke, Y&T, Fabio Lione, Hardcore Superstar, Skillet, Niterain, DGM, Pino Scotto e L.A. Guns. Notevole prestazione da parte del frontman Sergio Toledo Mosca che incita il pubblico a cantare e applaudire, completando il sound con una vocalità calda e profonda che ricorda il timbro dei Creed e Perl Jam. Purtroppo il tempo è tiranno ma riescono a incastrare nella setlist la cover dei Monster Truck “Old Train”: strana scelta dato che non hanno eseguito niente dell’ultimo disco. Infine con “Sliding To Hell” terminano una performance che si è rivelata un buon “aperitivo rock”. I nostri hanno sicuramente dato alla serata la giusta spinta, la risposta del pubblico è stata positiva e gli applausi non sono mai mancati. Non ci resta che aspettare il loro quarto album che dovrebbe uscire a ottobre.
SETLIST:
Rock Down The House (Inedito)
Get On
Keep Falling
A Coke Shot
Old Train (Monster Truck cover)
Father Shoes
Sliding To Hell
NOISE POLLUTION
Ora passiamo la parola ai Noise Pollution che senza indugi prendono posizione partendo con “Gone Forever”. L’animo del pubblico si riaccende, alimentato dal sound più duro messo a punto dagli addetti alle sei corde Max “Ince” Giglio e
John “Line” Virzì, le cui corpose ritmiche e assoli danno a ogni pezzo una marcia in più, affiancate dalle potenti vibrazioni emesse da Lorenzo ‘Wynny’ Magni al basso, mentre Chris ‘Labo’ Albante pesta su piatti e pelli senza sosta. Al loro hard rock ben si abbina la voce squillante ed estesa di Amedeo ‘Ame’ Mongiorgi che si dimostra un frontman coinvolgente. In generale hanno una buona presenza scenica e coesione. In passato hanno avuto l’onore di suonare con i Black Stone Cherry, Hardcore Superstar, Deathstars e Tom Keifer – sicuramente è stata una buona gavetta. Nel 2016 hanno pubblicato il secondo album “Unreal” su cui hanno basato tutto il repertorio, a parte “Kill Your Fate” tratta dal primo omonimo “Noise Pollution”. Infine, per chiudere in bellezza, Amedeo scende tra la folla per cantare l’ultima canzone. Purtroppo a causa di problemi col microfono non gli è stato possibile e quindi, senza perdersi d’animo, è tornato sul palco intonando la leggendaria “Whola Lotta Love” dei Led Zeppelin – non appena attaccano col riff la platea si agita cantando all’unisono. Senza dubbio i bolognesi hanno dato un’ulteriore scossa e raccogliendo meritati applausi, possono ritirarsi a testa alta lasciando il palco ai tanto attesi headliner.
SETLIST:
Intro
Gone Forever
Hole Inside Me
Breaking Down
Mad
Kill Your Fate
Unreal
Shame
God Of Sadness
Two Faced
Whola Lotta Love (Led Zeppelin Cover)
THE DARKNESS
I nostri ragazzi hanno senza dubbio scaldato i motori dei fans. L’attesa sembra interminabile e la tensione cresce. Ad un tratto parte l’intro al cui termine finalmente gli incredibili The Darkness entrano in scena: il Carroponte rimbomba di urla e il grande Justin Hawkins ringrazia di cuore e il fratello Dan attacca sulle note di “Black Shuck” scatenando il delirio. Grazie alla loro energia si entra subito nel vivo del concerto. Con “Growing on Me” all’entusiasmo si aggiunge il divertimento dato dal lancio di palloni giganti da parte del fan club e posso già anticipare che per tutto lo show l’emozione non accennerà mai a diminuire. Gli inglesi sono in perfetta forma, le chitarre fulminanti di Dan e Justin incendiano la platea a suon di massicci riff e vortici di assoli, Frankie Poullain emette rimbombanti giri di basso, mentre Rufus “Tiger” Taylor si rivela una vera macchina da guerra che picchia sulla batteria senza perdere un colpo. Quando Frankie impugna la bacchetta e la campana della batteria, tutti esultano perché è il momento di obliterare il famigerato “One Way Ticket” per un viaggio per l’inferno durante il quale tutti saltano e cantano. Inutile dire che la frenesia dei fans cresce esponenzialmente sotto l’effetto dell’adrenalina sprigionata “dalle tenebre”: ogni elemento funziona alla perfezione ma il dominatore della scena è l’inossidabile Justin che con il suo immenso carisma e la sua ironia tiene saldamente in pugno ogni singolo fan. Basta un suo cenno e tutti iniziano a muovere le braccia o applaudire a tempo, la sua prestazione vocale è impeccabile e i suoi acuti trafiggono i timpani. Inizialmente l’estroso frontman indossava un paio di pantaloni rosa, ma a causa del caldo chiede se qualcuno gli può prestare un paio di pantaloni corti, desiderio esaudito – infatti gli viene lanciato un paio di shorts zebrati, ma questo sarà solo l’inizio perché sul palco giungeranno poi altri vestiti e soprattutto reggiseni con cui addobberanno le aste dei microfoni. Il repertorio proposto tocca tutta la discografia tranne “Hot Cakes”, suonano quasi interamente il debut album “Permission To Land”, e, per aumentare l’interazione chiede ai fans come si dice in italiano “jumping” per dare il via durante “Givin’ Up”, infine con “I Believe In A Thing Called Love” concludono la prima parte del concerto, salutando il pubblico che tra urla, applausi e cori reclama altri pezzi. Justin e soci non si fanno attendere troppo e tornano alla ribalta con altre due classici, ovvero “Get Your Hands Off My Woman” e “Love On The Rocks With No Ice”, inoltre Justin per un finale spettacolare si fa prendere sulle spalle da un tecnico per una lunga passeggiata in platea. Posso confermare che questo è stato uno dei più bei concerti dei The Darkness che io abbia mai visto: dinamici, grintosi, divertenti e stravaganti hanno ribaltato il Carroponte dando anima, corpo, sangue e sudore, spremendo i fans fino all’ultima goccia di energia. Sommersi dai fragorosi incitamenti, salutano e ringraziano di cuore lasciando il palco trionfalmente, mentre a noi non resta che attendere Ottobre per l’uscita della loro nuova fatica “Easter Is Cancelled”.
Il rock puro e genuino ha dominato incontrastato, grazie alle esibizioni degli Hangarvain e Noise Pollution che hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per produrre buona musica e la stoffa per tenere testa al pubblico riscuotendo buon successo. I complimenti per i grandiosi The Darkness si sprecano, per aver fatto impazzire i fans con uno show superlativo oltre le aspettative. Ringraziamo la Hub Music Factory e tutto lo staff del Carroponte, per aver organizzato questo fantastico evento e sperando che in futuro ce ne saranno molti altri. Alla prossima!!!
SETLIST:
Black Shuck
Growing on Me
Open Fire
Love Is Only a Feeling
One Way Ticket
Barbarian
Southern Trains
Friday Night
Roaring Waters
Givin’ Up
Japanese Prisoner of Love
Stuck in a Rut
I Believe In A Thing Called Love
ENCORE:
Get Your Hands Off My Woman
Love On The Rocks With No Ice
Potete trovare le foto della seconda data italiana della band, tenutasi al Festival di Majano in provincia di Udine CLICCANDO QUI