Serata all’insegna del death metal più sinfonico, ma non per questo meno brutale, al Revolver Club di San Donà di Piave. Sul palco infatti sono saliti FLESHGOD APOCALYPSE, una delle band italiane di punta in ambito metal, e i DARK LUNACY, storica formazione underground italiana che ha il compito di aprire le danze. L’affluenza è buona, ma il locale non è pieno e questo permette di godersi il concerto con più tranquillità. La causa di ciò la si può ricercare nel fatto che la band sta facendo un tour che copre praticamente tutta l’Italia e di conseguenza il pubblico si è frammentato tra le varie date di questo “King Italian Tour“.
DARK LUNACY
Per il sottoscritto questo è stato il primo concerto dei DARK LUNACY, nonostante mi sia stato parlato molto bene della band nel corso del tempo, non sono mai riuscito ad assistere a un’esibizione del gruppo di Parma. Quando la band sale sul palco il pubblico non è moltissimo e non è nemmeno particolarmente caldo, ma la band non se ne cura troppo e iniziano il concerto. Il melodic-death dalle tinte drammatiche dopo un paio di pezzi inizia a coinvolgere i presenti e questo aiuta i nostri ad ingranare meglio permettendo all’esibizione di raggiungere un livello più alto. Nel tempo a disposizione le pause sono brevissime e servono principalmente a ringraziare il pubblico e a creare l’atmosfera. La band ne approfitta per presentare anche due anteprime del disco che uscirà in futuro e che fanno veramente ben sperare. Quella dei DARK LUNACY si è dimostrata un’esibizione basata moltissimo sull’esperienza: la band, infatti, è attiva da vent’anni, fattore chiave per riuscire a coinvolgere un pubblico inizialmente abbastanza passivo nei confronti della band. Merito di ciò però va a anche ai suoni che si rivelano bilanciati e permettono al gruppo di esprimersi al meglio.
FLESHGOD APOCALYPSE
Dopo un cambio palco è il turno dei FLESHGOD APOCALYPSE. La band sale sul palco e senza tante cerimonie inizia a martellare le orecchie dei presenti che nel frattempo si sono fatti più numerosi. Non c’è nemmeno il tempo di ascoltare due pezzi che improvvisamente non si sente più nulla e la band è costretta a fermarsi per risolvere il problema. Dopo cinque minuti di preoccupazione il concerto riprende esattamente da dove si era interrotto, ma sfortunatamente l’esibizione dopo pochi secondi deve fermarsi nuovamente per lo stesso motivo e i presenti iniziano a preoccuparsi. La band nel frattempo scompare e per dieci minuti buoni nessuno capisce se il concerto riprenderà e come riprenderà. Fortunatamente i FLESHGOD APOCALYPSE riescono a continuare il concerto, con dei volumi più bassi rispetto all’inizio che verranno alzati progressivamente. I suoni, sfortunatamente, risultano impastati e confusi per la maggior parte del concerto, soprattutto quelli delle due chitarre che nei punti più caotici diventano indistinguibili. La band sembra non farci troppo caso e dunque propone i suoi pezzi uno ad uno prendendo praticamente da tutta la discografia. L’apice del concerto lo si raggiunge con “Cold As Perfection” che viene eseguita alla perfezione e che si rivela uno dei brani più atmosferici della band. Molto coinvolgenti sono anche i discorsi proposti da Tommaso Riccardi tra un brano e l’altro che hanno la funzione di introdurre i pezzi e che riescono a dar loro un valore aggiunto, come nel caso di “The Violation“. “The Forsaking” chiude l’esibizione della band che nonostante i suoni non perfetti e i problemi tecnici avuti in apertura di concerto, è riuscita a offrire una prestazione impeccabile e coinvolgente.
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