Senza dubbio alcuno, quest’edizione del festival Disintegrate Your Ignorance è destinata ad essere ricordata. Un piccolo gioiello incredibilmente italiano, di quelli che ti ridanno fiducia nelle capacità a volte sonnacchiose del nostro territorio, ma che non avrebbe potuto trovare svolgimento in nessun altro luogo al mondo. Un grande gioiello che prometteva di racchiudere in sé nomi strani e nostrani tra cui Ornaments, Raein, Storm{O}, Bologna Violenta, Dsa Commando, OvO, Negative Approach, Valient Thorr, Grime, Violent Reaction, ma soprattutto l’unica data italiana di una band che da queste parti non si è mai fatta vedere spesso: i leggendari Converge.
Già. Qualche mese prima, io e il moroso eravamo disposti a volare in Portogallo pur di beccarceli (piangendo poi per non esserci riusciti) ed ora ci piombano così di punto in bianco, quasi dietro casa? Ma chi sono i pazzi che ce li portano? Così sono venuta a conoscenza del festival e dei suoi organizzatori, i ragazzi di Benicio Live Gigs, Everywheregigs, Freakout Club e Sotterranei. “Bravi, cazzo; ci vogliono più persone in gamba e che sappiano sbattersi”, ho pensato. Mai avrei immaginato fino a che punto avrei verificato questi miei pensieri.
Purtroppo, degli impegni personali mi hanno concesso di acquistare il biglietto soltanto per la prima delle tre gionate, il 5 agosto, in cui avrebbero suonato nell’ordine Storm{O}, Ornaments, Raein e Converge. Durante il pomeriggio, gli organizzatori sganciano la maledettissima bomba su Facebook: sulla zona si è abbattuta una tromba d’aria che ha devastato palco ed impianti,
lasciando tutta l’area circostante senza elettricità. E così si scatena la frenesia: si farà, non si farà, dove si farà, chi ce la farà, quando si saprà? I ragazzi, pazientissimi, hanno aggiornato con costanza riguardo alla situazione, arrabattandosi nel frattempo per risolvere l’ingente casino.
E qui, valicando quell’impercettibile confine tra persone brave e brave persone, scatta quell’umanità entusiasta e risolutiva che ti sgorga da dentro e si riversa sulle tue mani e sul cuore di chi ti sta attorno. Non solo il concerto ci sarà, ma ce ne saranno due. Due set, due tornate all’interno del locale attiguo con una capienza ridotta al lume di un generatore, per permettere a tutti coloro in possesso della prevendita di poter partecipare. La sinergia di band e organizzatori ha coinvolto anche il pubblico, che, compatto, è stato al gioco con un sorriso, tante parole di supporto e una manciata di bestemmie più allegre che propriamente blasfeme, declinando il lato migliore dello spirito nordorientale.
Così, infilando qualche soldino nelle cassette per le offerte e mangiando una pizza con il sottofondo carichissimo del primo set, attendiamo pazienti il secondo turno. Questo si svolgerà specularmente al primo: apriranno gli headliner Converge, poi ci saranno Raein ed in chiusura gli Ornaments (con mio rammarico, gli Storm{O} non hanno bissato lo show).
Mi piazzo al centro della prima fila, scuotendo un po’ il mio spirito sopito da adolescente pogatrice buzzurra, proprio sotto il frontman Jacob Bannon, che intravedo saltellare e scaldarsi dietro le quinte. Subito i quattro Converge (ri)salgono e (ri)prendono possesso del palco senza un filo di stanchezza, con generosità e indomabile voglia di darsi. Bannon sbraita tantissimo, chiede come si dice “tornado” in italiano e ride, salta, lancia il microfono, non si risparmia neanche un istante. La sezione ritmica di Nate Newton (che si occupa anche delle seconde voci, o meglio seconde urla) e di Ben Koller è furiosa ed inarrestabile, mentre la chitarra di Kurt Ballou dà tutto quello che si può chiedere a dei maestri dell’hardcore. La scaletta copre buona parte della carriera della band
dallo storico Jane Doe in poi, attingendo da You Fail Me, Axe to Fall e All We Love We Leave Behind. La performance è bestiale, le botte volate sono parecchie, lacrime ed urla -riversate tra uno spintone ed uno stage diving- assolutamente incalcolabili (shoutout obbligatorio a Bannon coccolissimo che ha portato sul palco il mio zainetto e la mia felpa per proteggerli, alle mie gambe tuttora pezzate di nero/viola e, soprattutto, al succitato moroso che ne ha prese ancora più di me, sostenendo la mia scelta di restare al fronte e non fuggire nelle retrovie). Inutile sprecarsi riguardo ai massacri su Dark Horse, The Broken Vow e Concubine; roba da far impallidire di vergogna quella cacchio di tromba d’aria.
Dopo un’esperienza del genere, tra sudore ed ammaccature ci avviamo a idratarci e tirare fiato, mentre sul palco salgono i Raein. I pionieri dello screamo calcano bene il palco già conosciuto, riempiono orecchie e cuori di feels. Il compito di chiudere la serata tocca agli Ornaments, che calzano a pennello con le loro sperimentazioni strumentali immerse in un post-metal onirico.
A volte per godere della perfezione più sincera si deve cavalcare il disastro senza paura. Cuore, musica e pogo sono sempre più forti della tempesta.
Potete trovare le foto dell’evento sulla pagina Facebook del festival.