Il power trio Heavy Rock/Doom pavese, Doctor Cyclops torna finalmente in scena con il terzo album “Local Dogs”. In attesa del tour europeo i ragazzi inaugurano in casa propria il loro nuovo lavoro a Spaziomusica insieme ai concittadini Turbosauro con un concerto di gran classe che ha fatto scatenare il buon numero di spettatori.
I primi a salire sul palco sono i Turbosauro, band nata da poco nella provincia di Pavia e formata da Tommaso Fiori (Batteria), Luca Sambuco (Chitarra), Stefano Giacomotti (Basso) e Guido Battaiola (Sax). Pur non conoscendoli prima di questa serata, ho potuto constatare fin dai primi minuti la grinta e l’energia di queste quattro teste calde. I Turbosauro infatti mischiano diversi generi musicali, dal Thrash al Prog allo Stoner, con ritmiche alternate e talvolta molto veloci che trascinano l’ascoltatore in qualcosa di folle dove tutto è molto “turbo” (questo il chiaro messaggio della band). L’apertura è stata nel complesso buona nonostante qualche piccolo problema tecnico e l’assenza di un cantante di cui la band, per il momento, ha deciso di fare a meno. Ci aspettiamo comunque ulteriori evoluzioni da un quartetto già di per sè promettente!
Tempo di fare quattro chiacchiere e bere una birra, ed ecco che i Doctor Cyclops si preparano a salire sul palco.
Sappiamo purtroppo da tempo che la scena Rock e Metal della provincia di Pavia è in sofferenza, ma nonostante questo c’è ancora chi riesce a distinguersi e a portare grandi emozioni attraverso i nostri palchi. Una di queste realtà brillanti è appunto il power trio seventies-style dell’Oltrepò Pavese, formato da Christian Draghi (voce e chitarra), Alessandro Dallera (batteria) e Francesco Filippini (basso). Il loro è un Hard Rock anni ’70 con influenze Heavy Metal e Stoner/Doom, uno stile che si è evoluto attraverso dieci anni di esperienza passati a studiare il sound di Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath sopprattutto, ma anche dei primi Iron Maiden. Anni di prove in cantina, tour europei e tre album di gran classe nell’ultimo lustro. Le influenze sabbathiane sono evidenti, ma anche quelle dei Blue Oyster Cult, Witchfinder General e Cathedral, ed è dall’interpretazione di queste sonorità che la band ha ricavato una propria dimensione. Dopo “Borgofondo” (2012) e “Oscuropasso” (2013), i Doctor Cyclops tornano in studio presentando questo terzo lavoro “Local Dogs”, con due tracce registrate in collaborazione col gran maestro della chitarra Bill Steer (ex Napalm Death e Carcass, attualmente nei Firebird).
Christian Draghi & company, insieme all’ospite d’onore Enzo Draghi (padre del chitarrista, presente in via eccezionale all’evento) aprono il concerto con la celebre frase “Benvenuti nel serraglio dei cani del posto” e attaccano subito con “Lonely Devil“, pezzo dal sound fresco, pesante e con i riff corposi. Si passa poi a “D.I.A“ dove la batteria di Alessandro accelera il ritmo per poi abbandonarsi a sequenze e riff più lenti, tipici del Doom. Il terzo pezzo in scaletta è “Angel Savior in The Cannibal House“ tratto dal secondo album, “Oscuropasso” che scatena l’headbanging dei fan più devoti. Si procede quindi con “Stardust“, pezzo tratto da “Local Dogs” in cui Christian ripropone spendidamente l’assolo registrato insieme a Bill Steer. La classe dei musicisti è innegabile, e pezzi come “Madness Show“, “Nightflyer“, “Epicurus“ lo dimostrano passando da atmosfere molto doomy a miscele hard rock più esplosive, che trasportano gli spettatori nello spirito di un’epoca diversa. La chitarra di Christian è molto limpida e si abbina perfettamente alla sua voce raffinata, al basso pomposo di Francesco e al martellante drumming di Alessandro. C’è spazio naturalmente anche per l’ospite d’onore Enzo Draghi all’organo che ci fa rivivere gli anni ’70 con la sua esibizione in “Stanley the Owl“, brano che sa molto di Deep Purple. Non mancano momenti goliardici con il pubblico che esprime la propria simpatia per i componenti. I Doctor Cyclops concludono la serata nel migliore dei modi con “Witch’s Tale“, brano Heavy Blues Rock e, dopo l’acclamato coro del pubblico che incita la band a fare un ultimo pezzo, con “Witchfinder General“ cover dell’omonima band. Ottima esibizione in casa propria per un gruppo che avrà l’occasione di far apprezzare anche all’estero il proprio sound carismatico ed evocativo!