La saga degli anniversari delle pietre miliari in ambito heavy metal non ha mai fine: quest’anno le candeline le spegne “Digital Dictator”, grande capolavoro targato Vicious Rumors inciso nel 1979 che compie trent’anni. I californiani hanno scelto di celebrare lo speciale evento per tre date italiane, con noi presenti alla prima al prolifico Slaughter Club. I nostri eroi sono in buona compagnia, saranno preceduti da due band del panorama underground, i Magistarium e gli Air Raid pronti a scaldare i motori.
MAGISTARIUM
Quando il locale apre c’è pochissima gente disparata tra banco bar e zona merchandising. Quando i Magistarium salgono sul palco l’accoglienza è piuttosto fredda, ma per nulla intimoriti partono sulle note di “Rising from the Ashes” spezzando il silenzio, dopodiché saranno loro stessi ad incitare i presenti ad avvicinarsi, questo è lo spirito giusto! Dalla nascita nel 2005 hanno all’attivo un paio di dischi, dai quali traggono il repertorio sfruttando al massimo il poco tempo a disposizione, col procedere dell’esibizione è lampante la loro voglia di fondere vari generi.
Nelle accattivanti ritmiche infarcite di assoli sfoderate da Michael Pesin, si denota una solida base heavy fortemente influenzata dal power, arricchita da una notevole componente melodica derivata dal lavoro di Volker Brandes alle tastiere, che conferisce a ogni pezzo atmosfere di suspense. Il tutto è amalgamato con tempistiche variegate di stampo progressive. Pesantezza e melodia sono sostenute dal batterista Sebastian Busch, abile nel calibrare il suo potenziale in base alla cadenza dei pezzi, inoltre a dare manforte al sound ci pensa Ingo Luehring grazie ai robusti giri di basso. Complessivamente i tedeschi hanno elaborato un symphonic-prog-power metal ben strutturato, coronato alla voce dal dinamico frontman Oleg Rudych, il cui timbro versatile passa dall’essere graffiante a tonalità basse e profonde, ma anche capace di forti acuti, conferendo a ogni pezzo un tiro coinvolgente. Alla loro bravura tecnica si aggiunge una grande forza d’interazione, riuscendo a conquistare i pochi presenti, addirittura il bassista durante l’esibizione scende per dare amichevoli strette di mano. Gli applausi non mancano mai e dopo “One Against the World“ chiudono in bellezza omaggiando gli Helloween con la celebre “I Want Out” (un po’ troppo vocalmente rimaneggiata, ma fa parte del gioco). Nonostante il loro genere sia più cerebrale rispetto all’heavy molto più diretto, sono stati ugualmente apprezzati e sostenuti.
Setlist:
Rising from the Ashes
Break this Chain
Fear of Death
5’55” Till the End of Days
One Against the World
I Want Out (Helloween cover)
AIR RAID
Ora passiamo la parola ad una giovane band rimasta fedele alle radici dell’heavy classico, gli Air Raid: nati in Svezia nel 2009, con tre lavori all’attivo, l’ultimo “Across the Line” pubblicato nel 2017. Il pubblico leggermente aumentato ha sconfitto la timidezza iniziale e accoglie calorosamente la band che abbraccia gli strumenti e parte in quarta con “Aiming for the Sky“, dando una scarica elettrica grazie alle loro tipiche sonorità ottantiane. Preferiscono concentrare il repertorio sull’ultimo disco i cui pezzi hanno una grande energia, sprigionata dalle ritmiche serrate di Andreas Johansson e Magnus Mild, dalle cui mani sprizzano assoli taglienti controbattuti dalle tonanti linee di basso da parte di Robin Utbult. Il pubblico finalmente si esalta, scapocciando sui ritmi di Anders Persson che percuote piatti e pelli con grande tenacia. Il frontman Fredrik Werner, infine, tiene strette le redini grazie alle sue affilate corde vocali. Oltre ad un forte impatto sonoro è notevole anche la presenza scenica, affiancandosi l’un l’altro rendendo la performance molto coinvolgente. Spazio anche per i due estratti dall’ultimo singolo “Demon’s Eye“, e, giusto per dare un tocco di virtuosismo, ci incastrano dentro “Rising Force” del maestro Yngwie Malmsteen. Per l’intera esibizione il pubblico ha risposto con grande entusiasmo, acclamando la band di Gothenburg con urla e applausi sino alla conclusiva “Midnight Burner“, con la quale terminano una performance adrenalinica, caricando il pubblico al punto giusto per il colpo finale che verrà sferrato dai tanto attesi headliner.
Setlist:
Aiming for the Sky
Line of Danger
Demon’s Eye
Cold as Ice
Rising Force (Yngwie Malmsteen cover)
Hold the Flame
Black Dawn
Midnight Burner
VICIOUS RUMORS
Siamo giunti al momento cruciale che tutti aspettavamo, sta per iniziare la celebrazione del trentennale del dittatore digitale. I fan, nonostante siano presenti in numeri non elevati, fremono dalla voglia di rivedere i loro idoli. Ad un tratto le luci si abbassano e parte l’intro “Replicant“: finalmente ecco i mitici Vicious Rumors prendere posizione acclamati a gran voce. Dopo un rapido saluto gli inossidabili Geoff Thorpe e Larry Howe, affiancati dai loro fedeli seguaci, attaccano con l’omonima “Digital Dictator” generando il caos. Thorpe spreme la sua chitarra fino all’osso e in pochi secondi riversa sulla platea tonnellate di riff e vortici di assoli, con i fan in balìa di queste onde sonore che pezzo dopo pezzo diventano un mare in tempesta. Dalla nascita nel 1979 hanno subito molti cambi di line up: gli elementi entrati negli ultimi due anni si dimostrano all’altezza della situazione, a cominciare da Gunnar DüGrey che ben si destreggia nella ritmica, seguito dallo scalmanato Cody Green al basso. Il frontman Nick Courtney sfoggia una vocalità fiammeggiante e grande carisma. Ovviamente non dimentichiamo il secondo pilastro portante, il mastodontico Howe fatto di cemento armato che distrugge il suo set causando spostamenti d’aria con la doppia cassa.
Il concerto procede rispettando la tracklist e ogni canzone è un trionfo. Il pubblico è sempre più esaltato e con urla, applausi e cori d’incitamento dà tutto il loro sostegno a Geoff e soci che si concedono pochissime pause, a parte un paio di volte per la risoluzione di problemi audio per i quali il buon Geoff è abbastanza adirato. Tuttavia è subito tempo di ripartore per la corsa sfrenata sino a “Out of the Shadows“, con la quale terminano l’impeccabile esecuzione del loro masterpiece. Ma se pensate che sia finita vi sbagliate di grosso: gli statunitensi nella loro cartucciera hanno in serbo altri proiettili da sparare direttamente nei timpani, estraendone solo dai primi quattro dischi e soprattutto dall’omonimo “Vicious Rumors“, come “Down to the Temple” e “On the Edge“, seguite da “Abandoned“, “Soldiers of the Night” e, come punta di diamante “Don’t Wait for Me“, per coronare un’esibizione granitica e senza fronzoli da parte di una band che ha raggiunto i quarant’anni di carriera, superando varie difficoltà sotto il comando dell’intramontabile Geoff. Ripagati con immenso calore dalla platea, i Vicious Rumors possono fieramente congedarsi per aver reso onore a “Digital Dictator” e, soprattutto, all’heavy metal in generale che batte sempre nei nostri cuori e timpani.
Per l’ennesima volta la gloriosa fiamma dell’heavy metal ha trionfato, sinceri complimenti ai Magistarium e gli Air Raid per aver assolto pienamente il compito di aprire la serata, dimostrando di avere tutte le carte in regola per comporre in futuro materiale di alta qualità. Rendiamo onore ai Vicious Rumors per averci fatto riascoltare per intero un tassello fondamentale dell’heavy metal, suonando con grinta e passione ogni singola nota per gli amati fans. Unica pecca della serata la poca affluenza, sicuramente complice il fatto che la data è caduta di lunedì, spero vivamente che i successivi concerti italiani raggiungano il pubblico numeroso che si meritano.
Setlist:
Intro – Replicant
Digital Dictator
Minute to Kill
Towns on Fire
Lady Took a Chance
Worlds and Machines
The Crest
R.L.H.
Condemned
Out of the Shadows
Down to the Temple
Hellraiser
Abandoned
Six Stepsisters
Ship of Fools
On the Edge
Soldiers of the Night
Don’t Wait for Me