Steven Wilson è uno di quegli artisti che riesce ad accomunare una fanbase piuttosto variegata: ai suoi live è la normalità vedere persone di mezza età cresciute a pane e progressive rock dei tempi d’oro, insieme a ragazzi (ed anche bambini) ben più giovani che hanno conosciuto l’artista inglese anche grazie a realtà più pesanti come ad esempio i Porcupine Tree e, trasversalmente, gli Opeth.
Per questa serata lo spettacolo musicale e visivo di Wilson viene calato nella meravigliosa cornice del Teatro Politeama Rossetti di Trieste, purtroppo non pienissimo, ma che riesce a dare senza dubbio il suo contributo all’insieme, per un totale di quasi tre ore di musica ed atmosfere ad alto tasso emotivo.
Inutile dire che le aspettative per questo live erano altissime: Wilson ci ha da sempre abituati a spettacoli eccelsi sotto tutti i punti di vista. Dopo aver preso posto in prima galleria, viene diffusa all’interno del teatro ‘Space Oddity‘ di David Bowie, tributato questa serata con una maglia indossata da Steven. Puntualissime, a pochi minuti dalle 21 partono le prime note di ‘First Regret‘ ad introdurre il primo set di una lunga serata, con la riproposizione dell’ultimo album ‘Hand. Cannot. Erase.‘ nella sua interezza. L’esecuzione è impeccabile, con i membri fissi Adam Holzman e Nick Beggs affiancati da Craig Blundell alla batteria e Dave Kilminster alla chitarra, che non fanno rimpiangere i musicisti presenti su disco.
La musica è accompagnata da un filmato proiettato alle spalle della band, praticamente un film con la bella Carrie G. protagonista (la donna presente sulla copertina dell’album), e tocca picchi di emotività altissima in corrispondenza di vari punti, tra cui ricordiamo gli assoli di ‘Regret #9‘ e, soprattutto, il finale di ‘Routine‘ con la meravigliosa voce di Ninet Tayeb, purtroppo grande assente della serata a causa dei suoi impegni solisti.
La band procede lungo le canzoni con la maestria propria di una formazione ben rodata ed affiatata, con Steven che non perde occasione per scambiare due chiacchiere col pubblico e Beggs che si destreggia praticamente con tutti gli strumenti ad esclusione della batteria.
Al termine del primo set seguono una ventina di minuti di pausa, al termine della quale il gruppo torna sul palco per proporci la seconda parte della serata incentrata sul passato più remoto e più prossimo della produzione dell’artista di Hemel Hempstead. Si passa con naturalezza da brani dei Porcupine Tree (‘Dark Matter‘, ‘Lazarus‘ con speciale dedica a Bowie, la bellissima ‘Don’t Hate Me‘ ed una ‘Sleep Together‘ di grandissimo impatto) a brani di Wilson solista, come l’ormai classica ‘Harmony Korine‘ ed ‘Index‘, riproposta per l’occasione in un arrangiamento devastante. Non viene trascurato l’ultimo EP ‘4 1/2‘, con la discreta ‘My Book of Regrets‘ e ‘Vermillioncore‘.
Dopo un’altra beve pausa la band torna sul palco per l’encore finale, che vedrà un secondo tributo (‘Sign O’ the Times‘ di Prince, con Steven che dichiara il suo amore adolescenziale per l’icona pop americana) e ‘The Sound of Muzak‘, prima di chiudere la scaletta tornando ai consueti toni malinconici con la commovente esecuzione di ‘The Raven that Refused to Sing‘.
I punti di forza di uno spettacolo del genere sarebbero lunghi da elencare: suoni ottimi (a parte le prime due/tre canzoni in cui il mixing non permetteva di godere appieno dei singoli strumenti), elementi visivi che si sposano perfettamente con le composizioni ed una band che non si risparmia in quanto a lunghezza del set proposto.
Se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, si potrebbero segnalare un leggero problema tecnico nella seconda parte della scaletta, con una striscia nera che taglia a metà il video, e l’insolita fuga dell’intera band all’interno di un furgoncino senza concedere un cenno di saluto ai fan rimasti fuori ad attendere, cosa che riporta questi eccezionali artisti in una dimensione un po’ più umana.
Se avete in programma di assistere ad uno dei prossimi spettacoli di Wilson, e veramente dovreste se non l’avete mai visto, assicuratevi di non dimenticare i fazzoletti a casa.
Complimenti ad Azalea Promotion per essere riuscita a portare Steven Wilson nel nordest e con lui altri grandi artisti che sempre più spesso arrivano a suonare da queste parti, come Iron Maiden, Slayer e Anthrax che saranno solo alcuni dei protagonisti Metal di questa estate friulana.
Setlist:
First Regret
3 Years Older
Perfect Life
Routine
Home Invasion
Regret #9
Transience
Ancestral
Happy Returns
Ascendant Here On
Dark Matter (Porcupine Tree song)
Harmony Korine
My Book of Regrets
Index
Lazarus (Porcupine Tree song)
Don’t Hate Me (Porcupine Tree song)
Vermillioncore
Sleep Together (Porcupine Tree song)
Sign O’ the Times (Prince cover)
The Sound of Muzak (Porcupine Tree song)
The Raven that Refused to Sing
Report e foto di Giuseppe Piscopo