Il tour europeo dei Satyricon è senza dubbio uno degli eventi più interessanti di questo autunno, almeno per quanto riguarda il filone del metal estremo: questo anche perché la band tende a fare sempre meno tour e a concentrarsi sulle date singole, spesso nell’ambito di festival che offrono spazi ridotto alla band norvegese. Per questo tour europeo Satyr, Frost e compagni sono affiancati dai Fight The Fight e dai Suicidal Angels, scelte interessanti guardando il genere proposto dal gruppo principale: i primi, infatti, propongono un metalcore molto soft di stampo americano, mentre i secondi un thrash metal che ricorda Slayer e compagnia bella.
FIGHT THE FIGHT
Nonostante i pochi presenti, cosa che ci ha lasciati un po’ spiazzati, i Fight The Fight salgono sul palco puntuali e, almeno inizialmente, lasciano stupiti tutti proponendo un metalcore che ricorda i Bring Me The Horizon di “Sempiternal” e gli As I Lay Dying. Niente di nuovo dunque, tuttavia la band riesce nell’ingrato compito di aprire le danze per un’audience che non ha il genere proposto tra le sue corde. Sebbene lo show dei Fight The Fight sia molto coinvolgente, il pubblico è scettico e poco reattivo, tanto che sono pochissime le persone che seguono veramente l’esibizione. La band norvegese ci mette comunque l’anima e suona senza perdere troppo tempo nel dialogare con il pubblico. Al termine della loro esibizione riescono a strappare comunque gli applausi del pubblico.
SUICIDAL ANGELS
Con i Suicidal Angels la serata entra nel vivo, o almeno dovrebbe: la band greca sale sul palco sulle note di “Capital Of War” ma, a causa di suoni non proprio perfetti e di un pubblico abbastanza restio a lasciarsi coinvolgere performance della band, il quartetto fatica a ingranare. Chi scrive ha già assistito a un concerto dei thrasher in questione e si aspettava una partenza ben diversa: dopo il primo brano i suoni comunque migliorano e la band prende coraggio e inizia a ingranare. Musicalmente, il genere proposto è accostabile agli Slayer ma il pubblico non sembra gradire, tanto che più volte il frontman Nick Melissourgos chiede del sano moshpit senza successo. I quattro ragazzi, comunque, sul palco ci danno dentro e decidono di suonare praticamente per loro stessi e per le poche persone veramente interessate. L’esibizione della band ellenica si chiude con “Moshing Crew“, durante la quale finalmente il pubblico decide di svegliarsi e scatenare un wall of death (sempre dopo le suppliche del frontman), e con la celebre “Apokathilosis“, che scatena un breve circle pit (purtroppo sempre su richiesta).
SATYRICON
Eccoci dunque al piatto forte della serata: i Satyricon. Il pubblico nel frattempo si è fatto più numeroso e quando i Nostri salgono sul palco vengono accolti da un boato. Il concerto si apre sulle note di “Midnight Serpent“, pezzo contenuto nell’ultimo disco della band “Deep Calleth Upon Deep” che vede la prima fila (finalmente) animarsi. Il combo si dimostra subito in forma e i suoni sono subito di ottima qualità, cosa che aiuta molto la band. Le pause sono ridotte al minimo e ciò giova all’insieme, con un pubblico si dimostra più reattivo rispetto alle esibizioni degli opener, ma che resta comunque abbastanza passivo, tanto che nelle prime file si respira e non ci si ritrova schiacciati sulla transenna. Solamente con la doppietta “Repined A Bastard Nation” e “Commando” vi è una reazione più corposa e movimentata. Lo show procede senza intoppi e si arriva alla strumentale “Transcendental Requiem Of Slaves” che anticipa la storica “Mother North“, dopo la quale i Nostri abbandonano il palco per gli encore. La classica chiamata ad alta voce ed ecco che la band torna sul palco sulle note di “The Pentagram Burns“, seguita “Fuel For Hatred“, finalmente con un po’ di sana violenza sotto al palco. Il concerto si chiude sulle note dell’anthemica “K.I.N.G“, accolta con gioia dai presenti e che mette fine a un’esibizione di alto livello da parte della band norvegese.
Satyr e soci si rivelano ancora una volta una garanzia, al netto delle infinite discussioni sul nuovo materiale, capaci di regalare show di elevata caratura nonostante alcuni aspetti dolenti quali, in questo caso, una certa impassibilità del pubblico.