Un’altra serata a base di metal di qualità al Revolver Club di San Donà di Piave che vede sul palco i faraoni americani Nile, accompagnati dalla band di Pete Sandoval, i Terrorizer.
Ad aprire le danze sono i nostrani Veins, che già da una settimana girano l’Europa a presentare il loro primo album “Innocence“, uscito il 16 giugno 2016 via Rockshots Records. Sono giovanissimi ma hanno grinta da vendere, nonstante la palpabile emozione per aver condiviso il palco con i Nile. Peccano un po’ sulla presenza scenica (cantante e bassista scalmanati, l’altro chitarrista era troppo concentrato sul suonare in modo preciso) però il loro death metal con influenze thrash sembra avere il consenso del pubblico. Una band da tenere d’occhio in futuro.
A seguire ci sono i thrasher Exarsis, dalla Grecia. Loro li avevo già conosciuti qualche mese prima, sempre al Revolver, in compagnia degli Onslaught (qui il report della serata). Headbanging, riff spaccaossa, jeans attillati e gli scream acutissimi del cantante Nick, questi sono gli elementi caratteristici della band. Sono veloci e rocciosi, ma questo non basta a smuovere gli avventori, che si limitano a muovere solo la testa nonostante i ripetuti inviti al moshpit. A livello musicale e scenico nulla di nuovo, l’old school thrash ha le sue regole e questi ragazzi le hanno rispettate tenendo un ottimo show.
Dopo il thrash, arriva il grindcore dei Terrorizer. I loro più grandi fan sono dei quarantenni che hanno più energia di tanti ragazzi venuti per i Nile, e la band non li delude suonando classici come “Hordes Of Zombies“, “Fear Of Napalm“ e “Crematorium“. Il mitico Pete Sandoval ha pestato sulla batteria per tutta la durata del concerto senza soffrire un minimo la stanchezza, accompagnato dai guttural di Sam Molina e dai riff grezzi e sporchi di Lee Harrison. Una grande lezione di… stile, per le band precendenti: nonostante il genere proposto dai Terrorizer sia molto più ignorante, hanno saputo attizzare il pubblico ed essere autori una grande performance musicale nonstante fossero solo tre elementi.
Ed infine, sulle note di “Ramses Bringer Of War” ecco salire sul palco le vere star della serata, i Nile. Le sonorità dei loro brani portano le sabbie del deserto all’interno del Revolver, creando un’atmosfera unica e che non mi sarei mai aspettato da un concerto tech death. Karl Sanders e soci si divertono come bambini sul palco, nonostante la complessità tecnica dei brani, e uniscono le facce cattive ed il growl a piccoli siparietti quasi comici. Il moshpit non parte mai ma lo stesso mi ritrovo schiacciato addosso al palco senza possibilità di muovermi: va bene così e tutti cantano i grandi successi della band, come “Sacrifice Unto Sebek“, “In The Name Of Amun“, “Sarcophagus” e “Black Seeds Of Vengeance“. Me ne vado senza voce, ma non prima di salutare e ringraziare ulteriormente il mitico Karl per il meraviglioso concerto e la sua disponibilità durante l’intervista.