Otto band, otto voci femminili, otto sfumature diverse del metal, di cui sette orgogliosamente Made in Italy. Il Milady Metal Fest giunge alla seconda edizione, dopo i buoni responsi riscossi lo scorso anno, e il bill quest’anno è più ricco che mai: oltre ai “veterani” della prima edizione, Cellar Darling e Kalidia, troviamo altre giovani band che hanno contribuito a scaldare la già afosa atmosfera. Carico di aspettative e di voglia di godermi una giornata di buona musica, alle 16 io e la mia compagna di viaggio siamo tra i primi a presentarci all’ingresso dell’Arci Tom. Il tempo di incontrare facce amiche, di constatare l’elevata temperatura (unica nota stonata della serata) e di incrociare i Cellar Darling in notevole ritardo (l’espressione di Anna è tutto un programma), che il primo gruppo è già pronto a dar il via all’evento.
Il primo gruppo a salire sul palco è quello delle Wicked Asylum, formazione interamente al femminile… ma non questa sera, perché alla batteria non c’è Viola Cioppa bensì l’ospite Ruggero che, da quanto apprendiamo dalla band, ha imparato l’intera scaletta nell’ultima settimana. La band ci propone l’EP “Rebirth”, contenente tre canzoni tra cui i due singoli “In My Soul” e “Silent Watcher“, e canzoni inedite destinate a essere incluse nell’album d’esordio, in fase di scrittura. Nonostante il poco pubblico, data l’ora e la temperatura non certo favorevoli, la band non si risparmia e ci regala una mezz’ora densa di musica, non perdendosi in troppe chiacchiere: il metal che la band propone presenta influenze ottantiane, come sottolineato dalla cantante durante lo show, durante il quale spicca la chitarrista Federica Mapelli disegnando assoli intricati e dimostrando una grande padronanza dello strumento e del tapping. Un gruppo da tenere d’occhio, per vedere cosa sapranno regalare nella prima, vera prova in studio.
Setlist:
1. In My soul
2. Silent Watchers
3. Song of Nothing
4. Breakout
5. Choke and Die
6. Sun Will Rise
7. Sold(ier)
WICKED ASYLUM
Freschi di release, con l’esordio “Reborn in Aesthetics” uscito lo scorso 2 febbraio, i Kantica ci propongono sei canzoni che attraversano vari generi musicali: la base power metal, la principale fonte di ispirazione della band, è incorniciata da influenze symphonic e gothic. La miscela non è tra le più innovative di questi tempi, dato che il genere è stato esplorato in lungo e in largo, ma dal vivo le tracce si confermano così come le troviamo su CD: non c’è alcuna volontà di strafare (le uniche licenze se le concede il chitarrista Andrea Cappellari con degli assoli al fulmicotone), le tracce sono molto ben bilanciate tra di loro, come nell’opener “Fascination Of Elements” in cui troviamo violenza e compattezza al servizio di una struttura non banale come potrebbe sembrare a un primo ascolto. Le altre tracce si lasciano ascoltare ben che volentieri, ma risultano essere un po’ troppo uguali le une alle altre, non tanto nelle strutture quanto nelle melodie, e live questo potrebbe essere un problema. La qualità c’è e si sente, bisogna solamente incanalarla nei binari giusti. Ma i Kantica sono solo al primo album, e da un livello già buono possono solo che migliorare.
Setlist:
1. Intro + Fascination of the Elements
2. And Then There Was Pain
3. Hellborn Lust
4. Illegitimate Son
5. Psychological Vampire
6. Mescaline
KANTICA
Se mai ci fosse stato bisogno di una nuova conferma, i Frozen Crown confermano di essere uno dei gruppi più promettenti nel panorama metal italiano. Dopo aver riscosso ottimi risultati con il debutto “The Fallen King”, la loro attività live si sta facendo sempre più intensa, e a ben donde. Sul palco del Milady Metal Fest la band sprigiona tutta la sua energia: l’headbanging è servito su un piatto d’argento con brani come “Kings” e “The Shieldmaiden“, gli otto brani sono uno più coinvolgente dell’altro (menzione d’onore per “Queen of Blades“, una bomba a orologeria, e per l’epica “I Am The Tyrant“), e il pubblico, nel frattempo via via più numeroso, risponde calorosamente. La band è oliata alla perfezione: si percepisce un grande affiatamento tra i vari membri della band, le voci di Giada “Jade“ Etro e del chitarrista Federico Mondelli si intrecciano alla perfezione, mentre la giovanissima Talia Bellazecca, oltre che dotata tecnicamente, e il bassista Filippo Zavattari sono una coppia trascinante sul palco. 35 minuti di pura potenza: centro pieno per i Frozen Crown!
Setlist:
1. Fail No More
2. To Infinity
3. Kings
4. Everwinter
5. Queen Of Blades
6. I Am The Tyrant
7. Netherstorm
8. The Shieldmaiden
FROZEN CROWN
Il tempo di prendere una boccata d’aria dopo l’esplosiva performance dei Frozen Crown che subito si riparte con uno dei due veterani del Milady Metal Fest, i Kalidia: Nicoletta Rosellini e i membri della band ci mettono poco a calarsi nella parte, fornendo una prestazione che mi sorprende non poco. La frontwoman conquista subito la platea, grazie a una voce veramente cristallina e a una presenza scenica elegante, mai sopra le righe, sembrando totalmente a suo agio sul palco. La scaletta è un mix tra i classici della band e tra brani inediti del prossimo album, ma che live sembrano già funzionare più che bene. Più che con i pezzi precedenti, con i Kalidia si percepisce un legame più profondo con il pubblico (cosa ragionevole, dato che band come Frozen Crown e Kantica sono di più recente formazione): eleganza al servizio del musica, questo sono i Kalidia, band che in studio non mi aveva catturato in un primo momento ma che stasera ha ribaltato le mie convinzioni.
Setlist:
1. The Frozen Throne
2. Reign of Kalidia
3. Circe’s Spell
4. The Lost Mariner
5. Lies’ Device
6. Midnight’s Chant
7. Black Magic
KALIDIA
Si scrive Sleeping Romance, si legge “sorpresa del Milady Metal Fest”: apprezzati più all’estero che in Italia (contano all’attivo numerosi concerti in Germania e nel Nord Europa), la band modenese capitanata dalla bravissima Federica Lanna e dal chitarrista Federico Truzzi regala una performance magnifica. La scaletta, incentrata sull’ultimo album “Alba” uscito lo scorso novembre (di cui trovate la nostra recensione qui) con una sola incursione nel debutto “Enlighten”, è un susseguirsi di tracce in cui la componente emotiva e quella musicale si intrecciano in una sequenza di pelle d’oca. La voce di Federica è letteralmente Musica per le nostre orecchie, mentre la sua presenza scenica trasporta le emozioni sul palco, trascinandoci in un turbinio di sensazioni difficile da descrivere. L’intera band interagisce con il pubblico più volte, al grido de “IL METALLO!!!“, e questi risponde più che presente: i ritornelli di “Where The Light Is Bleeding” o di “Forgiveness” cantati a squarciagola potrebbero essere l’esempio più chiaro di quanto la performance sia stata accolta positivamente dal pubblico, potrei citare l’headbanging sfrenato di alcune sezioni della title-track, ma non restituirebbero quanto provato ad ascoltare le sette canzoni, lì, a due metri dal palco. A voi che state leggendo queste righe: recuperate questi ragazzi, perché in futuro possono scrivere delle pagine importanti. Giù il cappello per gli Sleeping Romance!
Setlist:
1. Overture – Twilight + Where The Light Is Bleeding
2. Lost In My Eyes
3. Touch The Sun
4. The Promise Inside
5. Forgiveness
6. My Temptation
7. Alba + Underture – Daylight
SLEEPING ROMANCE
L’emozione e i sentimenti trasportati in musica continuano con i Ravenscry: la band milanese propone una scaletta di undici pezzi incentrata principalmente sull’ultimo album “The Invisible”, uscito lo scorso anno. La cantante Giulia Stefani ci trasporta in queste tracce con la sua camaleontica voce, dimostrando una grande padronanza del suo registro vocale e fornendo una prestazione senza sbavature, di gran livello; voce che calza a pennello all’impianto musicale della band, che si destreggia tra strutture rock e metal non disdegnando passaggi più melodici. Rispetto agli Sleeping Romance si ha la parvenza di assistere a uno show più intimo: sarà dovuto alla tematica dell’album, che come ci spiega Giulia parla di una ragazza autistica che intraprende una lunga e incredibile avventura, sarà la presenza scenica della cantante a dir poco ipnotica, il pubblico durante le canzoni è in un silenzio quasi religioso. Un pubblico che riempie di applausi la band alla fine di ogni canzone, sottolineando di aver apprezzato fino in fondo le canzoni suonate dai cinque meneghini. Uno show intimo e intenso da parte dei Ravenscry, l’ideale prima del piatto forte della serata.
Setlist:
1. Hypermnesia
2. Coral (As Seen By Others)
3. The Mission
4. The Big Trick
5. The Witness
6. Touching The Rain
7. Living Today
8. Back To Hell
9. Oscillation
10. Nobody
11. Missing Words
RAVENSCRY
Ad inizio report accennavo come i Cellar Darling siano arrivati in ritardo all’Arci Tom: ciò ha impedito alla band di eseguire il soundcheck di routine nel pomeriggio, cosicché i tre svizzeri hanno dovuto eseguirne uno più breve prima del concerto. Il pubblico è accaldato, numeroso e pronto ad assistere all’esibizione dei veterani del Milady Metal Fest: meticolosamente Anna prepara la sua compagna di avventura, quella ghironda così tanto particolare e così tanto affascinante, mentre il pubblico freme sempre di più. Tempo 15 minuti e “Black Moon” apre le danze: Anna fa subito capire come la staticità non sia nelle sue vene, dividendosi tra la postazione della ghironda e il palco, dimenticando le (probabili) incazzature dovute a una giornata storta e fornendo una prestazione vocale ai limiti della perfezione. Non dubitavo delle sue potenzialità (e capacità vocali), ma dal vivo è veramente di un altro livello: livello che si innalza ulteriormente quando la sua voce si combina con la ghironda, creando un mix da brividi. Il pubblico è del mio stesso avviso, e più che mai è coinvolto nello show: il progressive di “Six Days“, in cui Anna “tradisce” la ghironda per il flauto, la dolcezza della sua voce nel climax di “Redemption“, il ritornello ossessivo di “Avalanche” cantato a squarciagola, il duetto chitarra-ghironda di “Hullaballoo“. Sono tanti i momenti da immortalare di quest’ora di grande musica: i Cellar Darling si congedano tra il dispiacere di un pubblico che vorrebbe altre canzoni, ma Anna ci rassicura annunciandoci che in futuro sperano di ritornare nel Belpaese, e non solo per una data. E noi non possiamo che ancorarci a questa speranza. Grazie di tutto, Cellar Darling!!
Setlist:
1. Black Moon
2. Hullaballoo
3. The Hermit
4. Avalanche
5. Six Days
6. Redemption
7. Under The Oak Tree…
8. High Above These Crowns
9. Starcrusher
10. Water
11. Fire, Wind & Earth
12. Challenge
CELLAR DARLING
Co-headliner insieme ai Cellar Darling, i Theatre Des Vampires rappresentano la parte più oscura e teatrale del festival: per prendere in prestito un concetto tanto caro alla filosofia cinese, si possono considerare lo yang (oscurità, notte, demoni) contrapposto alla yin dei Cellar Darling, musicalmente parlando. Una contrapposizione musicale e scenica per certi versi sorprendente: di certo Scarlet e soci mettono subito in chiaro che non stiamo assistendo a un concerto, ma a un vero e proprio spettacolo. La frontwoman entra in scena indossando una maschera e un abito che lascia ben poco all’immaginazione: come poco all’immaginazione lascia l’esibizione della band. Quindici canzoni una dietro l’altra, pochissime interruzioni, una marcia continua tra il calore degli aficionados assiepati ai piedi del palco con cui Scarlet interagisce ben più che volentieri. L’esibizione attira numerosi curiosi, tra cui anche i membri delle altre band: a metà concerto scatta l’ora dei vampiri, Scarlet si cosparge il corpo con l’inchiostro rosso e si cala completamente nella parte delle creature della notte. Le canzoni live hanno un impatto ben più importante che in studio, e ciò è anche merito dell’intera band che non si risparmia per un solo minuto. Un’ora e un quarto di malignità e sensualità musicale: questa è stata la degna chiusura del Milady Metal Fest.
Setlist:
1. Kain
2. Unspoken Words
3. Delusion Denial
4. Sangue
5. Morgana Effect
6. Wherever You Are
7. Resurrection Mary
8. Medousa
9. Blood Addiction
10. Angel of Lust
11. Your Ragdoll
12. Parasomnia
13. Photographic
14. Carmilla
15. Dances With Satan
THEATRE DES VAMPIRES
Otto ore di musica, una giornata in compagnia di amici, di buona musica e soprattutto di persone disponibili e gentilissime, tra cui in primis gli stessi membri delle band, che non si sono certo rifiutati di fare foto e a parlare con i fan. Ed è proprio questa l’istantanea che conservo del Milady Metal Fest: oltre alla musica (e ci mancherebbe altro), i legami che attraverso la musica possono unire una marea di persone, quelle persone che magari si incontrano in tutto l’anno solo ai concerti ma con cui chiacchieri piacevolmente, tra una birra e una canzone. È proprio questo il potere del Metallo! All’anno prossimo, Milady Metal Fest!
Report di Leonardo Cervio
Foto di Dario De Marco