A poco più di quattro anni dal loro ultimo concerto in terra italiana i colossi del Power americano, gli Iced Earth, tornano in italia festeggiando il trentesimo anniversario con un tour che li vede headliner, supportati da In.Si.Dia e Athrox, al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna.
L’apertura della serata spetta appunto ai Thrasher toscani Athrox: riff taglienti, groove quanto basta, un po di teatralità e linee vocali ben ispirate, che danno vita ad un sound pesante, curato e melodico.
Nonostante la band abbia all’attivo un solo album, “Are You Alive?” del 2016, dimostra di avere già molta dimestichezza col palco e sa come coinvolgere il pubblico già presente in sala con una performance molto valida sotto tutti i punti di vista.
Dopo una breve pausa per il cambio palco ecco che si presenta una delle band di culto della scena thrash italiana: gli In.Si.Dia., tra le poche che sono rimaste “a cantare in italiano” nel panorama metal odierno che, ancora carichi dall’uscita del terzo album “Denso Inganno” (il primo dopo la tanto acclamata reunion dopo vent’anni di silenzio, in cui Fabio Lorini ha sostituito Riccardo Panni al microfono, l’unico membro che non ha preso parte alla reunion), sono inarrestabili e tengono il pubblico senza fiato per l’intero show.
Tanti i pezzi tratti dai primi album, come “Istinto e Rabbia“, “Grido“, ma anche pezzi piu recenti, dove si sente che la band è tornata con uno spirito tutto nuovo e pronta a restare sulle scene. Che dire… bentornati In.Si.Dia.!
Ultimo cambio palco per la serata, è la volta dell’atteso headliner. Pochi minuti di buio ed ecco comparire il quintetto, capitanati dalla roccia Jon Schaffer, che senza una parola di troppo parte con “Great Heathen Army“, cavallo di battaglia dell’ultimo “Incorruptible” (recensito qui), che scatena sin da subito nei fan momenti di ordinaria euforia, e da qui in poi sempre di più con uno Stu Block carichissimo (ormai nella formazione da tre dischi a questa parte) che mantiene il pubblico scatenato con la travolgente “Burning Times“, nella quale ci dimostra quanto sia versatile sia come cantante sia come frontman.
“Dystopia“, “Vengeance Is Mine” e “Black Flag” entrano dirette, senza ripensamenti, come poche altre canzoni nel panorama, con Smedley tornato in formazione da non molto instancabile dietro le pelli che detta il tempo all’intera band, come un cuore che pulsa sangue senza sosta.
Proprio il sangue è la vita ed è il momento di “Dracula“, proveniente da “Horror Show”, uno di quei pezzi che da soli fanno concerto, una performance perfetta che chi scrive non ha mai visto nonostante segua la band da anni. I pezzi si susseguono veloci: “The Hunter” scorre imperterrita, seguita dall’epica “Angels Holocaust” che porta i toni ad un livello altissimo, prima di affrontare la discesa all’inferno di “Travel in Stygian“, durante la quale il pubblico ormai è travolto dal pogo scatenatosi grazie alla serratezza del pezzo, per poi vedere la band abbandonare il palco.
Ma non per molto: poco dopo la band torna sul palco per l’encore sul crescendo di “Clear the Way (December 13th, 1862)” che ci porta verso la traccia finale della serata, “Watching Over Me“, dedicata all’amico Vinnie Paul scomparso da poco, con una performance veramente molto sentita.
Siamo giunti alla fine di questo concerto, che dire… gli Iced Earth, a distanza di trent’anni dal loro debutto, sono ancora una certezza.