Una fresca sera di metà giugno, un’estate che non vuol decollare e il metallo che riscalda la platea. A Bologna, in quel di Zona Roveri Music Factory, gli italiani Zippo e gli statunitensi Baroness sono prontissimi a raccontare le proprie emozioni ed i propri brani. Prima delle due date italiane per i Baroness, che il giorno dopo andranno ad aprire ai Guns n’Roses – mica cazzi – al Firenze Rocks Festival 2018.
Ore 21 circa, 15 minuti prima dell’inizioufficiale, ed ecco salire con molta nonchalance (e noncuranti affatto dell’ancora scarsa affluenza) i nostrani Zippo. Pescaresi, apparentemente dei nerd senza arte né parte, i quattro sfoderano un carattere immensamente cazzuto fin da subito. Frequenze low mood (complici anche un po’ i suoni, eccessivamente impastati all’inizio e decisamente più a tiro da metà set in poi…), la chitarra di Sergente potente e categorica, Stonino e Ferico che guidano la sezione ritmica in maniera pedante ed ossessiva, mentre il buon “Rasputin” Dave guida la nave come fosse il capitano Ahab. Il loro è uno psych/stoner figlio dei primi Neurosis e Kyuss, sicuramente molto potente in studio ma altrettanto roboante in sede live. Un’oretta di set e la gente che aumenta sempre di più, complice anche questo glorioso inizio. Non avevo mai visto i Zippo dal vivo… ho fatto male, molto male.
Cambio di palco, ed ecco che alle 22:15 spaccate è il turno degli headliner della serata: Baroness! Il quartetto, capitanato dall’energico John Baizley, sta per terminare il tour europeo ed è la prima volta che tocca il suolo bolognese. Si vede fin da subito che i Nostri sono in perfetta sintonia e forma. Vengono sparate fuori quattro perle come “Take My Bones Away“, “The Sweetest Curse“, “Kerosene” e “March To The Sea“. È tempo per John di ringraziare il pubblico, accorso in oramai poco più di 200 persone: “è la prima volta qui, non pensavamo di trovarvi in così tanti..ma grazie mille a tutti!“. È una frase che ripeterà con stupore più e più volte durante il live… Vengono snocciolate le canzoni più famose e d’impatto della band, da “Cocainium” ad “Eula“, passando per il singolone “Shock Me” e la stupefacente “Desperation Burns”. I ragazzi sono tonici, Sebastian e Nick tengono bene il ritmo incalzante ed ehi, devo per forza soffermarmi sulla performance di Gina. Oh, Gina Gleason, vuoi sposarm… vabbè. Scherzi a parte, la spalla di John è una ragazza giovane, con due palle così e tecnicamente una chitarra ed una voce impressionanti. Si destreggia egregiamente tra cori, soli e pubblico come una vera frontwoman (nonostante sia da poco nel gruppo). Sicuramente, le due asce a sei corde dei Baroness sono il vero punto di forza della band. Dopo la meravigliosa “Chlorine & Wine” e “The Gnashing” è tempo dei saluti, ma l’encore è (per fortuna) dietro l’angolo: due successi del primissimo full length, “The Red Album“, sono pronti a chiudere in bellezza la strabiliante serata, e con “Wanderlust” ed “Isak” i Baroness salutano il caldissimo pubblico accorso in sede. Un’ora e mezza di vero ed autentico spettacolo.
Seguo e amo i Baroness dagli inizi, è – mea culpa – questa la prima volta per me dal vivo. Sono rimasto stupito dalla complessità dei brani sempre perfettamente resi, dalle linee vocali, dai suoni (sono stato fortunato? Fatto sta che i suoni hanno davvero meritato una medaglietta a sto giro), dall’impatto sul pubblico. Un gruppo che ha dato tanto e che continuerà a dare tanto, che merita e meriterà sempre – a mio avviso – un posto di spicco VERO nel vastissimo panorama del metallo mondiale.
Ce ne andiamo a casa contenti, fuori non è ancora estate ma il cuore è bollente di gioia.
Alla prossima.
Setlist:
01. Take My Bones Away
02. The Sweetest Curse
03. Kerosene
04. March To The Sea
05. Green Theme
06. Board Up The House
07. Cocainium
08. Eula
09. Morningstar
10. Shock Me
11. If I Have To Wake Up (Would You Stop The Rain?)
12. Fugue
13. Desperation Burns
14. Chlorine & Wine
15. The Gnashing
Encore:
16. Wanderlust
17. Isak