Arch Enemy, Wintersun, Tribulation e Jinjer: un poker di band davvero niente male il 17 gennaio all’Alcatraz di Milano, un appuntamento imperdibile per gli amanti del genere!
Aprono la tappa milanese del “Will To Power Tour” gli ucraini Jinjer, capitanati dalla talentuosa Tatiana Shmailyuk. Ci propongono una scaletta di soli sei brani ma grazie alla loro aggressività musicale ed all’ottima presenza scenica della loro frontwoman scaldano fin da subito il pubblico. Cinque delle loro canzoni vengono dal loro ultimo album “King Of Everything”, uscito nel 2016, mentre chiudono con “Who Is Gonna Be The One” da “Cloud Factory”, datato 2014. Nonostante non sia una grandissima fan del genere proposto da questa band ho apprezzato davvero molto la loro esibizione, anche grazie alla carica e all’energia di Tatiana che risulta davvero coinvolgente per il pubblico.
Setlist:
Words of Wisdom
Sit Stay Roll Over
I Speak Astronomy
Just Another
Pisces
Who Is Gonna Be the One
La seconda band a calcare il palco sono gli svedesi Tribulation. Personalmente non li conoscevo e anche descrivere la loro proposta musicale non è semplicissimo: propongono un connubio tra heavy metal classico e death metal, con forti influenze horror e prog. Sul palco hanno offerto uno show nello show, grazie al loro look e alle loro movenze davvero particolari e coinvolgenti. Probabilmente però sono, tra le quattro band della serata, quella meno commerciale, più “impegnativa”: apprezzabili ma fuori contesto.
Setlist:
Lady Death
Melancholia
The Motherhood of God
Suspiria de Profundis
Nightbound
Strange Gateways Beckon
The Lament
Ultimo gruppo di supporto della serata sono i Wintersun. Anche loro, purtroppo, con una scaletta che comprende solamente sei brani, ma fortunatamente tra i migliori della loro discografia. Alternano pezzi pescati da tutti i loro tre album, partendo come nella loro data da headliner a Bologna con “Awaken From The Dark Slumber (Spring)“, e chiudendo con “Time“. Anche questa volta tra le canzoni della loro setlist troviamo “Loneliness“, che già da sola vale come tutto il loro set. Come già mi aspettavo, nonostante il poco tempo concesso loro, vedere questa band dal vivo è sempre uno spettacolo straordinario; peccato solo per la fiacca reattività di una buona parte del pubblico, che ha atteso l’arrivo degli headliner della serata spesso prestando una distratta attenzione ai gruppi precedenti (cosa che personalmente trovo poco rispettosa).
Setlist:
Awaken From The Dark Slumber (Spring)
Winter Madness
Sons of Winter and Stars
Loneliness (Winter)
Battle Against Time
Time
Arriviamo quindi ai tanto attesi headliner, gli Arch Enemy. Di loro si è già scritto e detto tanto. Il loro ultimo lavoro, “Will To Power”, è stato oggetto di pareri decisamente controversi e contrastanti. Ma se sulla composizione degli ultimi lavori più di qualcuno può avere dei dubbi, sulla qualità musicale offerta dalla band svedese non si può certo obiettare nulla. Michael Amott e Jeff Loomis sono probabilmente tra i migliori chitarristi della scena metal e ogni loro tocco di chitarra è poesia. Anche la cantante Alissa White-Gluz ha saputo zittire i maligni: la sua performance è sempre perfetta e degna di nota, senza far rimpiangere l’ex Angela Gossow; l’energia che porta sul palco è contagiosa e i fans sono deliziati dalla canadese con i suoi ormai iconici capelli blu. I pezzi proposti sono un mix tra i grandi classici “Ravenous”, “Nemesis”, “We Will Rise”, “Bloodstain Cross”, passando per le “hit” degli ultimi due album come “Avalanche”, “War Eternal”, “Stolen Life”, “You Will Know My Name” e le freschissime “The Eagle Flies Alone”, “The World Is Yours” e “Blood In The Water”.
La sorpresa, a parer mio molto positiva, è stata “Reason To Believe”: il primo pezzo degli Arch Enemy in 22 anni di carriera musicale in cui compaiono delle parti di cantato pulito. Come già faceva nei The Agonist, Alissa è stata maestra nell’alternare pulito e growl, dimostrando di avere una bella (e potente) voce anche in tali parti di cantato. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, ci piacerebbe venga dato più spazio a Jeff Loomis (magari anche nella stesura dei pezzi…)
In conclusione, un gran bello spettacolo per gli amanti del metal! Quattro band che si sono dimostrate all’altezza della situazione. Il pubblico ha reagito tutto sommato positivamente, il locale era pieno tanto che si faceva fatica a passare, ma c’è da dire che è stato usato il palco B dell’Alcatraz. Probabilmente nemmeno gli organizzatori si aspettavano così tanta gente e questo è davvero un peccato perché avrebbero meritato tutti, sia i fan, sia le band, un palco più ampio in cui esibirsi. Sarà per la prossima volta?
Setlist:
The World Is Yours
Ravenous
Stolen Life
The Race
War Eternal
My Apocalypse
Blood in the Water
No More Regrets
You Will Know My Name
Bloodstained Cross
The Eagle Flies Alone
Reason to Believe
As the Pages Burn
Dead Bury Their Dead
We Will Rise
Avalanche
Snow Bound
Nemesis
Testo Jinjer e Wintersun di Elena Baiardi, Tribulation e Arch Enemy di Federico Cerioni