Un sabato di Pasqua molto grintoso quello del 31 marzo, in programma al Rock Out e organizzata da HERØ Booking. Nonostante apprezzi di più le sonorità melodiche e pompose, provo a dedicare una serata a generi che si discostano un po’ dai miei interessi principali, ma ogni tanto variare e aprire diversi orizzonti non fa mai male, specie se si scopre anche qualcosa di promettente e meritevole. I protagonisti questa volta sono stati i Genus Ordinis Dei, band Symphonic Death Metal di Crema, già noti per aver fatto da band di supporto l’anno scorso al tour dei Lacuna Coil, con una performance molto atmosferica e dalla grinta eccezionale! Ad accompagnare la band vi sono i Krashah, gruppo Alternative Metal di Verona, gli Shantak, gruppo Melodic Death Metal di Brescia e i piacentini Geschlecht, band Groove Metal, tutti autori di ottime esibizioni.
A dare inizio alla serata sono i Krashah, formati da Edoardo Borrello (voce), Mattia “Corky“ Conati (basso), Vanni Berzacola (batteria) e Marco De Nardi (chitarra) e caratterizzati da sonorità pesanti con sezioni complesse e ricche di tempi dispari con poliritmie alternate a sezioni più semplici e di impatto, il tutto accompagnato dalla voce eterogenea del frontman con passaggi talvolta più sporchi e aggressivi e altri più morbidi e orecchiabili. Hanno da poco rilasciato un album, “Wolves’ Empire”, uscito a febbraio sotto l’etichetta MWA Indie Artist. Suonano sette brani, tra cui un brano sui cereali, “Cereals” e una canzone su una storia d’amore bizzarra, “Lara“.
KRASHAH
SHANTAK
Il primo premio come intrattenitori lo vincono i piacentini Geschlecht, capitanati dall’eccentrico frontman Amedeo Finati, dal growl basso, potente e pesantemente indemoniato. Il gruppo di giovani vanta l’esperienza dei chitarristi principali, il duo Amedeo Casale e Rebecca Vaccari, del bassista Edoardo Volpato e Fabio Speroni alla batteria, mentre la formazione è rimasta però orfana del terzo chitarrista, uscito dalla band per divergenze stilistiche e musicali, ma rimasto molto amico degli ex compagni, tanto che era presente tra il pubblico. Quasi protagonista assoluto è il vocalist che scende spesso tra il pubblico a scatenare i presenti con il suo cantato rabbioso, a coinvolgere il pubblico in devastanti wall of death e a rendere il tutto più d’impatto visivamente, cospargendosi di sangue finto. Qualche piccola pecca del frontman forse sta nella difficoltà nel saper presentare i pezzi al pubblico, ma quando entrano in gioco le emozioni umane per il numero dei presenti che non pensavi di riuscire a coinvolgere non possiamo per forza essere perfetti in tutto! Tra i brani in scaletta troviamo “Dark Hope“, “Beast” e “The Game” presenti nel loro primo EP rilasciato l’anno scorso e qualche nuovo brano del futuro primo full length, che dovrebbe uscire a breve. Una bella bella prova per aprire al meglio lo show degli headliner.
GESCHLECHT
Dulcis in fundo, abbiamo i Genus Ordinis Dei, detti anche semplicemente G.O.D., protagonisti anche loro di uno show davvero meritevole. Il quartetto formato da Nick K (voce e chitarra), Tommy Matermind (chitarra), Steven F. Olda (basso) e Richard Meiz (batteria) vanta ormai un’esperienza coltivata da intense attività sui palchi nazionali ed europei e una vita dedicata alla musica. Ciò che colpisce di loro sono i suoni molto tecnici e limpidi, grazie anche all’aggiunta di partiture sinfoniche (per il momento registrate) e soprattutto il potente scream/growl del cantante chitarrista Nick. Il loro ultimo album dalle tematiche biblico-apocalittiche pubblicato nel 2017, “Great Olden Dynasty”, dimostra una notevole maturità acquisita nel corso della loro esperienza con brani davvero solidi e dalle ritmiche davvero coinvolgenti ed emozionanti, tra cui uno, “Salem” che vede la collaborazione con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil che duetta con lo scream di Nick.
Il concerto parte con “You Die In Roma” dall’ultimo lavoro, proseguendo poi con “Embraching The Earth” presente nell’EP del 2016. Tra gli altri brani ricordiamo “Halls Of Human Delight“, “The Fall“, presente sul primo album del 2013, “The Middle“, “From The Ashes“, “Red Snake” e “Roots And Idols Of Cement“.
In conclusione, una serata valida con quattro gruppi nostrani che sono riusciti a coinvolgere un buon numero di spettatori, cosa non proprio banale di questi tempi. Continuate così!